Recensione su Psyco

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Il prototipo del serial killer cinematografico / 18 Agosto 2015 in Psyco

Considero questo uno dei più bei film della storia del cinema. Il protagonista Norman Bates, interpretato da un Anthony Perkins mai così in parte, anche se fisicamente diverso dal personaggio del romanzo, diventò IL prototipo del serial killer nell’immaginario collettivo, al cinema. Forse il primo dopo il Peter Lorre di M-Il mostro di Dusseldorf (1931) di Lang.

Psycho è uno dei film più paurosi e più imitati, il più personale e sperimentale del regista, il più rischioso e sorprendentemente uno dei suoi maggiori successi commerciali. Alcune delle tematiche affrontate sono quasi inedite per l’epoca, come il travestitismo, la necrofilia e quello appena accennato dell’incesto.
Hitchcock girò il film in soli 36 giorni con un budget risibile rispetto alle altre sue produzioni e pagando di tasca propria, visto che nessuna major voleva investire in un progetto così inusuale.

Il film segue abbastanza fedelmente la trama del romanzo e presenta numerosi virtuosismi tecnici già dalla prima inquadratura: un carrello che parte dal cielo di Phoenix e arriva fino alla stanza d’albergo dove si trovano due amanti che hanno presumibilmente appena finito un amplesso (cosa già scandalosa da mostrare per l’epoca).
Virtuosismo che raggiunge l’apice nella scena dell’omicidio della doccia, tutta stacchi e flash, con un gran lavoro di montaggio e con qualcosa come 40/60 inquadrature, 10 giorni di lavorazione per 45 secondi di film!
All’epoca fu veramente scioccante, il suo montaggio impressionistico, suggeriva violenza e nudità con tale forza da dare l’illusione di mostrare tutto, ma in realtà il tutto era solo suggerito.
La scena ebbe non pochi problemi per passare il visto della censura, tre giudici su cinque erano convinti (a ragione sembra) di aver intravisto i seni dell’attrice (Janet Leigh, ma durante quella scena fu anche usata una spogliarellista come controfigura) e quindi rispedita indietro. Sir Alfred riprese la bobina così come era e la ripresentò intatta per una nuova valutazione. Questa volta i due giudici che la prima volta non avevano visto il particolare lo notarono e gli altri tre no. Alla fine la scena rimase così come era…

A contribuire al successo del film c’è anche la colonna sonora di Bernard Herrmann, con i suoi celeberrimi “violini urlanti” capaci di azzannare le terminazioni nervose degli spettatori!

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