Recensione su L'amore bugiardo

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21 Gennaio 2015

Le atmosfere di Fincher sono sempre state di mio gusto. Quell’atmosfera rarefatta, accentuata ultimamente dalle musiche di Trent Reznor e Atticus Ross e da una fotografia quasi sempre glaciale, infonde un mood specifico ad ogni lungometraggio da lui diretto. Per Gone Girl l’atmosfera non avrebbe potuto essere più appropriata, seppur vi siano degli sprazzi direi quasi comici, di un comico surreale, che stridono con l’aria greve della vicenda ma che al tempo stesso si integrano abbastanza bene, dando un certo senso di giusta assurdità ad una vicenda già di per sé perversa. Sebbene vi siano delle svolte narrative che richiedono la sospensione dell’incredulità, queste non inficiano il risultato finale a mio parere: Gone Girl è un film molto molto godibile, teso, girato bene e con una grande performance di Rosamund Pike, che già apprezzavo, e che come Amy si è rivelata davvero brava, il giusto mix di sensualità e freddezza. Il punto più alto della pellicola è per me quella scena fondamentale con Neil Patrick Harris, in cui si mescolano perfettamente regia, montaggio, musiche e recitazione, una vera goduria per gli occhi. Da lì in poi la storia si fa sempre più surreale, fino al finale disturbante e preciso, che chiude (e non chiude) armoniosamente il cerchio.

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