Recensione su The Imitation Game

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Il genio antipatico / 19 Gennaio 2015 in The Imitation Game

Una narrazione coinvolgente, macchiata un po’ dagli inevitabili innesti hollywoodiani. Tipo: se il genio di turno deve essere selezionato dal genio militare, sembra che ci debba essere per forza il momento in cui lo scazzato comandante di turno, che sta per liquidarlo mettendolo alla porta, cambia improvvisamente espressione quando l’altro – con una sola parola – fa intuire la sua grandezza. Repetita iuvant: la candidata donna di turno (una Knightley per nulla indimenticabile, direi) sta per essere esclusa dal professorino di turno, poi però il genio di turno arriva a benedirla intuendo il suo geniale scintillio dalla luce degli occhi. Insomma, abbiamo già visto queste cose; quando penseranno di eliminarle da soggetti e sceneggiature?
Il genio di turno, Alan Turing, è davvero antipatico. Lode all’interpretazione di Cumberbatch, che non fa l’antipatico misantropo, sembra esserlo proprio (un po’ la sua faccia aiuta); al di là dell’antipatia del personaggio, la sua storia personale è terribilmente drammatica, fa accapponare la pelle pensare alla discriminazione di cui è rimasto vittima.

1 commento

  1. Ma quel che mi chiedo e che nonostante tutto questo vociare sul web a riguardo non sono ancora riuscito a capire è: quanto l’antipatia rappresentata nella pellicola è (era) reale?
    Ho studiato Turing in ambito informatico, non biografico, eppure non ho trovato nulla online che confermi i suoi modi persino arroganti di porsi esposti nell’opera cinematografica.
    Ecco perché non sopporto le fiabe ispirate da avvenimenti reali: creano solamente confusione e falsi miti.

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