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The Imitation Game

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the “compliance” game… / 21 Agosto 2018 in The Imitation Game

Vi ricordate quando eravate bambini, non così bambini da non capire nulla ma nemmeno troppo grandi per capire proprio tutto? Di fronte a qualche avvenimento apparentemente fuori dalla vostra portata cognitiva chiedevate ai vostri genitori: “perche?” e vi veniva risposto qualcosa come: “perché si” o “non puoi capire” o “shh shh guarda e stai buono”. Quando dico “non così bambini da non capire nulla” intendo che intuivate che la risposta laconica dei vostri genitori voleva dire che pensavano che non avreste capito la loro spiegazione e che non valeva la pena darvela.

“The imitation game” è uno di quei film che mi fa sentire di nuovo bambino ma nel senso spiacevole appena descritto.

E’ un film che mi fa sentire stupido o meglio che mi fa pensare che chi ha studiato e realizzato la pellicola pensa che sia uno stupido e che non mi meriti niente di più di quello che mi propina e mi fa domandare come il bambino in cui mi trasforma: “perché?”.

Perché un film tratto dalla storia vera di un genio deve per forza rappresentarlo come tormentato, malato, mezzo pazzo quando, come in questo caso, non esistono prove evidenti che Turing fosse davvero così turbato?

Perché deve esserci inevitabilmente una storia d’amore anche quando non c’era motivo alcuno di esserci e nella realtà della storia non ha avuto la rilevanza che vogliono dargli nel film?

Perché bisogna per forza metterci tutti, ma proprio tutti, i clichè e stereotipi di questo genere di film? 1) genio incompreso con difficoltà relazionali 2) storia d’amore travagliata “ma insieme supereremo le difficoltà” 3) antagonista che disapprova ma poi riconosce il vero genio e lo stima 4) il protagonista che proprio non riesce a “svolgere la matassa” ma poi un personaggio inutile dice una stupidaggine e: “Grande Giove! Ho capito!”.

Il film è così indulgente verso la stupidità che lui stesso ci attribuisce da ripetere tre volte nel corso del film il suo roboante motto “a volte sono le persone da cui nessuno si aspetta nulla che riescono a fare quello che nessuno immaginava”, così, giusto nel caso vi fosse sfuggito!

La sceneggiatura inoltre, in alcuni casi, si permette delle uscite talmente spaccone e fuori luogo che credevo di poterle sentire solo da Stallone nella serie dei “mercenari” come quando il mega capo di una divisione supersegreta (così segreta che al gruppo di matematici, perfetti sconosciuti, appena convocati viene svelata subito, cosa che ci fa pensare che non resterà segreta molto a lungo se la rivelano ogni volta che vogliono fare colpo su qualcuno) chiede a Turing se sa quanti soldati sono morti nella guerra in corso e aggiunge subito dopo: “3 solo durante la nostra conversazione” poi guarda l’orologio e aggiunge “oh eccone un altro”…eh?!?

E sorvoliamo pure sul nome dato alla macchina da Turing che nel film hanno voluto fosse quello del suo amore infantile finito tragicamente, vi prego…

Non sono un accanito sostenitore della verità e rigore scientifico o narrativo a tutti i costi se le esigenze cinematografiche vogliono che certi fatti vengano cambiati o inventati di sana pianta; quando servono a realizzare una bella storia e un bel film ben vengano! ma mi fa imbestialire quando questi vengono inventati o travisati per trasformarli in qualcosa di così banale e inutile.

Benedict Cumberbatch è uno straordinario attore e anche in questo film fa una meravigliosa interpretazione che da sola merita la visione ma spero sinceramente che qualcuno lì fuori gli proponga qualcosa in cui possa osare di più, in pellicole che escano un po’ dai binari del consueto per regalarci qualcosa di davvero unico.

Ma soprattutto perche Morten Tyldum, regista norvegese del film, ha realizzato qualcosa di così convezionale? Guardatevi, se non l’avete già fatto, “Headhunters” dello stesso regista e ditemi se pensate che sia lo stesso regista.

Io credo che la risposta sia un’immaginaria scena tagliata di un altro film dove “l’uomo che fuma” dice al regista “potresti portarti a casa qualche bel premio con questo film, non fare caz**te” e voit là ecco accontentata l’accademy con quanto di più tradizionalista si poteva fare e in questo è stato fatto un ottimo lavoro; una volta letto il manuale de “la perfetta pellicola americana per il cinema americano” il risultato è ineccepibile.

Peccato perché è comunque un bel film, piacevole, divertente e a tratti commovente e decisamente ben interpretato dal protagonista Cumberbatch, dalla comprimaria Keira Knightley (anche se non altrettanto profondamente secondo me) e tutti gli altri attori (Charles Dance!).

Avrebbe potuto essere molto di più, avrebbe potuto osare di più nel raccontare la travagliata omosessualità del protagonista e soprattutto gli strazianti e dolorosi mesi successivi alla sua condanna per tale “crimine” come era considerato in quegli anni. Avrebbe potuto affidarsi a stratagemmi narrativi più fini e originali senza appoggiarsi sulle solite convenzioni. Certo mi rendo conto che se ammiccava troppo alla guerra avrebbe finito per entrare in territorio “American sniper”, se stuzzicava intorno al genio e la sua storia avrebbe cozzato contro “The theory of everything” e non andava bene…

Certo il film nelle primissime scene e verso la fine butta lì due indizi che fanno tragicamente sorridere sapendo il metodo utilizzato da Turing per togliersi la vita, ma il film avrebbe potuto indulgere un po’ di più su questo aspetto anche correndo il rischio di renderlo più drammatico.

Per questo motivo chi cerca qualcosa di insolito e affascinante resterà un po’ deluso, chi invece vuole un altro motivo per adorare Benedict o per spegnere il cervello e godersi un’altra storia “accontenta masse” sarà più che soddisfatto.

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The Imitation Game / 13 Novembre 2016 in The Imitation Game

Il biopic incontra il film storico nell’opera del regista norvegese Morten Tyldum tratta da una biografia sul pioniere dell’informatica Alan Turing. Una sceneggiatura intricata ma avvincente (premiata con l’Oscar), che va spesso oltre i limiti della verosimiglianza storica, permettendo tuttavia nella sostanza di comprendere uno degli aspetti meno noti (ma fondamentali) della strategia bellica: la decifrazione delle comunicazioni del nemico, che consente di predisporre difese adeguate o attacchi mirati.
Non si può negare che il film vada spesso a sfociare nell’iperbole, con i riferimenti a Dio e al controllo umano sulla vita e sulla morte, che pare affidato ad una fantomatica stanza dei bottoni pilotata dai servizi segreti.
La pellicola assume così un taglio aggiuntivo da spy-story, che se non altro contribuisce a rendere affascinante il soggetto (minando, di contro, qualsiasi pretesa di storicità).
La prima cosa che si deve fare dopo aver visto un film come questo è sicuramente quella di riconciliarsi immediatamente con la Storia (quella con la s maiuscola), andando a documentarsi su come andarono (o si suppone siano andate) effettivamente le cose. Altrimenti il rischio è quello di farsi contagiare dalla patologica spirale del complottismo e farsi sommergere la mente dal bombardamento di cliché (genio matematico = asociale, pressoché autistico).
La storia di Turing permette di affrontare anche il tema – solo per certi versi secondario – dell’omosessualità e della sua persecuzione legale, avvenuta fino a qualche decennio fa anche in Paesi civili come l’Inghilterra.
Per il resto, si assiste alla solita deriva rosa, immancabile in alcune produzioni, con la bella di turno nel ruolo di una donna sicuramente straordinaria per l’epoca ma non di sicuro per le doti estetiche, come invece devono aver ritenuto i responsabili del casting. Ma del resto non è una novità e finché il mercato chiederà questo così continuerà ad essere.
In tale aspetto e nella somiglianza tra protagonisti la pellicola è assimilabile ad un’altra produzione britannica, uscita lo stesso anno, La teoria del tutto di James Marsh, con la differenza che quest’ultimo si è concesso qualche momento autoriale che sembra mancare in The Imitation Game, il cui regista è impegnato esclusivamente ad accompagnare lo svolgimento delle vicende con un approccio tradizionalista, attento soltanto a far orientare lo spettatore nell’abusato incastro di flashback e flashforward.

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Valanga di stereotipi / 10 Luglio 2016 in The Imitation Game

Come dev’essere un genio matematico? È ovvio: autistico, insensibile allo humour, incapace di stringere amicizie e di lavorare in gruppo, troppo conscio del proprio valore, in lotta con le autorità. Questa valanga di stereotipi sommerge la vera personalità di Alan Turing, senza dubbio eccentrico ma non fino a questo punto. La verità storica viene del resto sistematicamente distorta nel film, seguendo una tendenza preoccupante del cinema contemporaneo; e il risultato è probabilmente meno drammatico dei fatti come si sono svolti. Chi può trovare convincente anche solo per un attimo l’episodio (inventato di sana pianta) del collaboratore di Turing con il fratello a bordo della nave in procinto di essere affondata? O la selezione dei crittografi per mezzo di un cruciverba (che c’entra pochino con la crittografia)?
A parte le invenzioni, la sceneggiatura risulta insulsa e fiacca, con le scene dell’infanzia che non aggiungono nulla alla trama, o buchi clamorosi, come la lettera a Churchill (in buona parte anch’essa inventata) che non viene minimamente sfruttata a fini drammatici: parte in un fotogramma, e in quello successivo ha già sortito il suo effetto.
Dal disastro si può salvare la performance di Cumberbatch – con la consapevolezza che però si tratta appunto di un tour de force mirato a strappare l’applauso, non a costruire un personaggio artisticamente credibile. Coi clichés, del resto, non si fa arte.

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Televisivo / 1 Maggio 2016 in The Imitation Game

Non cinema.

Alan Turing / 9 Febbraio 2016 in The Imitation Game

padre dell’informatica e colui che contribuì a scoprire il funzionamento della macchina Enigma, la macchina con la quale i tedeschi inviavano messaggi criptati alle truppe. Il film ricostruisce in maniera eccellente la storia di Alan incentrata sull’attività di crittografo al servizio del governo britannico. Senza di lui la guerra sarebbe andata avanti per almeno altri due anni con qualche decina di milioni di morti in più.

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20 Marzo 2015 in The Imitation Game

Solitamente quando un film viene candidato agli oscar o mi viene suggerito da varie persone, ho sempre paura che questo venga sopravvalutato. Decido quindi di andarci con i piedi di piombo e vedere se effettivamente è cosi “bello” o “eccezionale” come mi dicono.
E’ successo questo con “The Imitation Game”, sopratutto perché Alan Turing è stato oggetto di studio nel mio corso universitario, ed è stato un argomento che mi è piaciuto particolarmente tanto. Cosi come la sua macchina, una macchina eccezionale, l’antenato dei nostri moderni Personal Computer.
Non ho potuto fare altro, quindi, che emozionarmi e rendermi conto che questo è uno dei film più belli e fatti bene del 2015, che si è meritato tutte le nomination ricevute e i tutti premi che ha ricevuto e/o che riceverà ancora.
Dal punto di vista della storia, non poteva essere spiegata meglio: come studentessa non posso fare altro che pensare che se un film del genere fosse uscito quando studiavo il “calcolatore digitale”, tutto mi sarebbe stato più chiaro.
Come ho letto già in un’altra recensione, questo è uno di quei film che bisogna vedere prima o poi nella vita. E’ un film che arricchisce tanto, sia sul piano umano che storico.
Il cast, il montaggio, le musiche…tutto è veramente perfetto.
Il nove che gli ho dato è perfettamente meritato.

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The Imitation Game – Non il solito biopic / 18 Marzo 2015 in The Imitation Game

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Non posso cominciare questa recensione senza lodare la performance di Benedict Cumberbatch. Ho avuto il piacere di gustarmi questa pellicola in lingua originale e la sua caratterizzazione di Alan Turing ha più volte scosso le mie emozioni.

Per quanto riguarda la trama, c’è da dire che scegliere di donare a un uomo come Turing un biopic degno di lui è stata una scelta che trovo giusta. Trovo che questo sia un film che tutti debbano vedere, prima o poi. Non perché è stato candidato in varie categorie agli Oscar, non per l’interpretazione di Cumberbatch oppure per la presenza della Knightley, ma perché è un film che arricchisce dal punto di vista umano e non può lasciare indifferenti. Per quanto riguarda me, sotto le lacrime che ormai inondavano il mio volto durante i titoli di coda, nascondevo una rabbia immensa. Il montaggio del film riesce a comunicare allo spettatore che l’unico motivo per cui Alan Turing ha dovuto smettere di utilizzare il suo genio per il progresso dell’umanità è stato il suo essere omosessuale. Al tempo era una colpa imperdonabile.
A mio avviso, montando il film in modo diverso, questa cosa non sarebbe stata messa in risalto in modo efficace, rendendo la pellicola sterile, sarebbe stato un biopic come tanti altri.

I personaggi mi sono piaciuti tutti, in particolare il comandante Denniston (interpretato da Tywin… Ehm, Charles Dance), il campione di scacchi Hugh Alexander e, soprattutto, Joan Clarke (caratterizzata molto bene da Keira Knightley). In particolare ho ammirato molto il rapporto che c’era tra lei e Alan. La scena in cui lei propone ad Alan di fare un cruciverba quando lui è in preda agli effetti collaterali della terapia ormonale mi ha distrutto.

A perfezionare il tutto c’è la colonna sonora da pelle d’oca composta dal grandissimo Alexandre Desplat. E da sola costituisce un motivo per avvicinarsi alla visione del film.

Se ci tenete a farvi del bene assistendo alle vicende di uno degli uomini più importanti, ma allo stesso tempo più nascosti, della nostra storia recente, allora mettete nella vostra lista dei prossimi film da guardare questo film.

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Un mito rigenerato / 13 Marzo 2015 in The Imitation Game

Chi vi dice che una recensione possa esser oggettiva, è un ipocrita o un idiota.

Questo caso è speciale molto piu’ che nei casi soliti visto che Alan Turing, nonchè il protagonista della pellicola, è uno dei miei piu’ grandi esempi di vita.
Non solo per quello che ci ha lasciato, ma per il costo e per la determinazione che ha messo per farlo.

Una riproduzione pressochè storica di quanto avvenuto segretamente dal corpo M6 dell’esercito britannico, che durante la seconda guerra mondiale ha posto un gruppo di matematici scelti alla soluzione della nota macchina tedesca Enigma.

Tra questi Alan Turing, interpretato da un perfetto Benedict Cumberbatch, incredibile e che interpretando un personaggio completamente introverso è riuscito a dimostrarci lo spettro delle piu’ profonde emozioni, con tutte le sue pecche ed inadeguatezze.

Un film pressocchè perfetto, il dieci gli manca per una ragione specifica:
Keira Knightley.

Inadatta oltre ogni modo alla parte, non se per un concetto di ricordi che si basano su altri ruoli meno pertinenti o se di per sè l’attrice non l’ho vista per niente adatta al ruolo.

Il resto: Musica, Regia, Attori è un perfetto connubio di coscienza, di apprezzamento e di orgoglio.
Provare questo per una pellicola è sufficiente per amarla.

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9 Marzo 2015 in The Imitation Game

Alan Turing, la sua storia, la sua macchina, il suo segreto.
Quanto può essere incredibilmente dannoso il pregiudizio e la paura del “diverso”… poi diverso da cosa…
Questo film colpisce per il senso di impotenza che un matematico, con la sua scoperta, riesce a salvare non si sa quante persone dalla guerra ma viene condannato perché omosessuale…
Pazzesco.
Benedict Cumberbatch interpreta alla perfezione il disagio con cui Alan Turing vive la sua vita nascondendo il suo modo di essere.
Quanto l’essere umano più essere piccolo…
Con la sua arroganza nel giudicare… E quanti ce ne sono ancora…
Bello.
Ad maiora!

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Sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose quelle che fanno cose che nessuno può immaginare…” / 22 Febbraio 2015 in The Imitation Game

Sembra quasi che alcuni registi , non necessariamente inglesi, abbiano recentemente sentito come una sorte di obbligo morale quello di far conoscere meglio alcuni dei personaggi più illustri dell’Inghilterra del xx secolo dalle cui vite prendere spunto per realizzare opere cinematografiche .
Infatti, dopo lo scienziato Stephen Hawking portato sullo schermo dalla regia di James Marsh (La teoria del tutto) , ecco Morten Tyldum che ci propone un film su Alan Turing , ossia sul grande matematico che può essere considerato il padre putativo della scienza informatica, per dare una sua versione , oltre mezzo secolo dopo e sia pure con tutte le più ampie libertà , variazioni, omissioni del caso , sugli effetti , tenuti lungamente nascosti , che il portentoso macchinario da lui realizzato in collaborazione con un altro gruppo di persone ebbe sull’esito della seconda guerra mondiale , oltre che sui fatti che hanno portato al suo suicidio trattati , ad essere sinceri , con una certa frettolosità.
Non un capolavoro ma un film calibrato , ben diretto , e con un cast di prim’ordine , quindi sicuramente più che vedibile.

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19 Febbraio 2015 in The Imitation Game

Potrei essere partita positivamente prevenuta e non ne faccio segreto: tutto di The Imitation Game mi attirava. Cast, musiche e storia erano già sulla carta di mio gradimento e sebbene le critiche si siano sprecate nel corso dei mesi mi sono mantenuta fiduciosa e sono stata ripagata. The Imitation Game è un biopic “normale”, nel senso che fa il suo onesto lavoro: racconta -con quella che mi pare una giusta dose di grazia e rispetto- le vicende, per forza di cose non troppo approfondite, di uno studioso brillante e perseguitato, di cui sapevo qualcosa grazie all’esame di Psicologia dell’intelligenza. Il suo contributo non potrà mai essere troppo celebrato e reso noto, per cui di fronte ad un film che non mi fa certo gridare al capolavoro, mi ritengo comunque soddisfatta perchè ci vedo uno scopo più grande e nobile in questo caso. Cionondimeno la confezione si presenta bene: la regia è sempliciotta, niente guizzi, ma sento che è più importate la storia, scritta discretamente e recitata divinamente in primis da Benedict Cumberbatch, un Turing commovente nelle più piccole minuzie espressive. I comprimari sono bravi ma hanno poco spazio, poichè la sceneggiatura difetta nel non dare maggiore tridimensionalità a Keira Knightley e co. (difatti lei, la mia prediletta, ammetto che avrebbe meritato nomination agli Oscar per ben altri lavori) e nel saltare di tanto in tanto troppo velocemente da uno sviluppo all’altro. A questo sommerei infine una CGI bruttina, ma per fortuna non troppo preponderante. Il film in definitiva ha per me quel carattere warm che non strasborda nella ruffianeria e mi ha fatta empatizzare moltissimo con Alan Turing, mi ha commossa e lasciata con un triste sorriso, coadiuvato dalla bella e classica OST del solito Desplat.

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18 Febbraio 2015 in The Imitation Game

Vorrei un’illuminazione da quelle persone che l’hanno definita una “pellicola prevedibile, senza colpi di scena”: ma da un film che si basa sulla vita di una persona realmente esistita, e che quindi non lasciava molto spazio all’immaginazione, cosa vi aspettavate esattamente?

Il voto sarebbe un 7.5 / 27 Gennaio 2015 in The Imitation Game

Interessante film che ripercorre la vita di Alan Turing, famoso matematico (ma non solo).
In particolare si concentra sul suo ruolo fondamentale nella creazione della macchina per decifrare il codice Enigma usato dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale (sul codice Enigma si può approfondire leggendo il libro di narrativa di Robert Harris da cui è stato anche tratto il film omonimo). Alan Turing (un bravissimo Benedict Cumberbatch), mente geniale ma come molti geni dal carattere schivo e abbastanza scontroso (poco propenso alla socializzazione), omosessuale (però deve cercare di nascondere questa sua “tendenza” perchè all’epoca era considerato un grave crimine) viene assunto per lavorare al codice Enigma. Avrà difficoltà a fare lavoro di squadra e forse solo l’amicizia con l’intelligente Joan Clarke (la bella Keira Knightley) gli evita il peggio.
In parallelo vediamo l’azione al presente (1951) con un furto subito da Turing e un salto nel passato per affrontare l’infanzia del Genio matematico.
Bel film intenso e interessante ma è stata la vita stessa di Turing ad esserlo. Turing può essere definito uno dei padri dell’informatica e la macchina di Turing il prototipo dei moderni computer.

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Non basta una macchina per superare i limiti dell’uomo / 26 Gennaio 2015 in The Imitation Game

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

“Ispirato da una storia vera”, inizia con questo disclaimer la storia di Turing, del suo Frankenstein dedicato al suo amore d’infanzia e la sua voglia di sfidare i propri limiti raccontando a tutta l’europa quel genio capace di creare una macchina capace di fare calcoli in maniera più efficace della mente dell’uomo. Una sorta di intelligenza artificiale primordiale che pone le basi teoriche del calcolatore, oggi ben più noto con il nome di computer.

La narrazione viene accompagnata con la composizione magistrale di Alexandre Desplat, perfetta per introdurre il personaggio interpretato divinamente da Benedict Cumberbatch, talmente bravo nell’immedesimarsi in un genio talmente genio da risultare – e forse essere – autistico nelle sue conoscenze.

Gli ingredienti per un gran film ci sono tutti, Charles Dance teatrale nell’interpretazione di un colonnello legato più alle regole che alla mente, il team di scienziati capitanato da Matthew Goode conquistati nel tempo dal sogno di Turing, bellissimo – e ben interpretato da Keira Knightley – il personaggio di Joan Clarke, una sorta di suffragetta della matematica e della logica che riesce a rompere gli schemi di una mentalità retrograda che riconosce alla donna il solo ruolo massimo nel lavoro di segretaria.

Bravo Morten Tyldum dietro la cinepresa, capace di alternare il racconto della vita di Alan Turing, giovane omosessuale dalla mente troppo brillante per essere accettato dalla società. E’ proprio sul modo di raccontare la vicenda che giunge una nota dolente, il cinema ha dei canoni e “Imitation Game” colleziona troppe somiglianze con altre pellicole vogliose di raccontare storie di geni incompresi.

Durante i 114 minuti lo spettatore viene colto da frequenti déjà vu, non tanto perché si possa conoscere già l’operazione denominata Enigma o la vita di Alan – molto, forse troppo romanzata – ma si contano tanti cliché già visti.

La nota stonata è fortunatamente poco udibile dallo spettatore che si troverà a rivivere i panni di uno dei più grandi scienziati del nostro secolo capace di affrontare tante difficoltà grazie alla sua passione per la matematica, la semantica e la crittografia incapace, invece, di affrontare fino in fondo il suo personaggio troppo precoce per essere capito in tempi così lontani.

Voto: 7, da vedere con o senza popcorn.

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Il Fascino della Prevedibilità / 23 Gennaio 2015 in The Imitation Game

Innocua e scolastica produzione con la sola interessante ricostruzione storica e il fascino del suo protagonista a tener viva l’attenzione tra una tonnellata di cliché e prevedibilità inevitabile.

20 Gennaio 2015 in The Imitation Game

E’ sconvolgente vedere la vita di qualcuno che ha accompagnato i tuoi studi (con le mitiche macchine di Turing) e scoprire la sua vita privata.
Un genio purtroppo soffocato dai pregiudizi e dalla paura della diversità….ma che ha cambiato la storia.

“Ma a volte sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose, quelle che fanno cose che nessuno può immaginare.”

Davvero bello.

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Il genio antipatico / 19 Gennaio 2015 in The Imitation Game

Una narrazione coinvolgente, macchiata un po’ dagli inevitabili innesti hollywoodiani. Tipo: se il genio di turno deve essere selezionato dal genio militare, sembra che ci debba essere per forza il momento in cui lo scazzato comandante di turno, che sta per liquidarlo mettendolo alla porta, cambia improvvisamente espressione quando l’altro – con una sola parola – fa intuire la sua grandezza. Repetita iuvant: la candidata donna di turno (una Knightley per nulla indimenticabile, direi) sta per essere esclusa dal professorino di turno, poi però il genio di turno arriva a benedirla intuendo il suo geniale scintillio dalla luce degli occhi. Insomma, abbiamo già visto queste cose; quando penseranno di eliminarle da soggetti e sceneggiature?
Il genio di turno, Alan Turing, è davvero antipatico. Lode all’interpretazione di Cumberbatch, che non fa l’antipatico misantropo, sembra esserlo proprio (un po’ la sua faccia aiuta); al di là dell’antipatia del personaggio, la sua storia personale è terribilmente drammatica, fa accapponare la pelle pensare alla discriminazione di cui è rimasto vittima.

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Un gioco di illusioni e parvenze. / 17 Gennaio 2015 in The Imitation Game

Già dal titolo si può evincere l’analogia fra un termine leggero, come quello del gioco, e uno duro e crudo, quale può esserlo quello della guerra. Tendenzialmente, però, come in un gioco, la guerra può essere vinta o persa, ma a differenza della prima, in cui la vittoria può essere definita come soddisfazione personale, o coronamento di un obiettivo, o semplicemente passatempo, o diletto, nella seconda non è che una maschera, una convenzione, in quanto in un conflitto non vi possono essere che vinti.
In questo gioco imitativo, che ha il preciso scopo di mostrare quanto la violenza sia appagante per l’uomo ( come recitato nella pellicola ), e come questa non si estingua in virtù di un intelletto in grado di superarla, vi è una forte denuncia verso un tipo di ambiente chiuso, omofobo e bigotto, che se da un lato enunciava principi di libertà, dall’altro li reprimeva, non discostandosi in questo modo dal comportamento dei tanto odiati nemici.
Traspare sofferenza, disillusione, e distacco emotivo dal mondo, da questa interpretazione di Cumberbatch del personaggio di Turing, metafora perfetta di un gioco di illusioni e parvenze, che ritraggono la superficialità di un sistema sociale, e l’inadeguatezza di colui, che pur ergendosi fra gli altri per il proprio genio, viene da questa emarginato.
E’ un ritratto crudo, angosciante, che non lascia spazio ad altri sentimenti, quali gioia o commozione, per la fine di un conflitto che ha logorato animi e cuori.

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Alan Turing, l’uomo venuto dal futuro / 15 Gennaio 2015 in The Imitation Game

Decisamente convincente questo biopic di Morten Tyldum sulla vita del matematico Alan Turing, il cui operato ebbe un ruolo fondamentale nel corso del secondo conflitto mondiale. Un interessante racconto che si regge perfettamente su una serie di solidi pilastri: dalla curata ricostruzione storica alla colonna sonora di Alexandre Desplat, passando per una grande prova dei suoi interpreti. In cui spicca un ottimo e intenso Benedict Cumberbatch.

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Il solito biopic / 15 Gennaio 2015 in The Imitation Game

Ero andato al cinema abbastanza fiducioso, ne sono uscito piuttosto amareggiato.
Film superficiale nella maniera in cui tratta ogni singolo argomento. Ci sta non scendere in tecnicismi, ma allora devi concentrarsi sulla parte “umana” della vicenda in maniera approfondita. Il regista invece tira fuori certi argomenti solo quando vuole (vedi l’omosessualità di Turing) per poi delegare la conclusione di questi temi delegandoli alle solite didascaliche scritte a fine fine film. Gli altri temi presenti sono anche questi descritti in maniera piuttosto approssimativo.

Bravo Benedict ma non basta questo a salvare un film che poteva essere molto di più.

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14 Gennaio 2015 in The Imitation Game

Non ho ancora deciso che voto dargli, per ora lascio 7 ma se più avanti mi gira, gli darò un bell’8.
Che dire?? Questo film ha conquistato persino me, la anti-drammoni (soprattutto quelli riguardanti le guerre) per eccellenza! Ho voluto dargli una possibilità perchè si parlava in qualche modo di matematica, di menti geniali… e, sì lo ammetto, perchè c’era Cumberbatch, attore che apprezzo non poco, è maledettamente bravo nel suo mestiere.
Comunque io stessa non riesco nemmeno a capire come mai mi sia piaciuto.. la storia? La realizzazione? Il ritmo? Il magone che mi ha lasciato la parte finale (eccellenti scene di chiusura, mostrare i loro sorrisi festosi è stata la ciliegina sulla torta)? La risoluzione di Enigma? Aiuto, non lo so… tutto, credo. All’inizio però ammetto di essere stata sballottata dai continui flashback, passato, presente… passato remoto (eheh XD), ma una volta abituatami non mi hanno più dato fastidio.
Film consigliato? Ovviamente!

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Toccante visione di una mente brillante. / 14 Gennaio 2015 in The Imitation Game

Il film è veramente interessante, tratta un argomento avvincente e una vita umana toccata da un trattamento orrendo fino all’ultimo immeritato e immorale. Benedict Cumberbatch è bravissimo ed espressivo, risulta essere molto credibile, il resto del cast di contorno fa una bellissima prova solida. La sceneggiatura è l’unica che non mi lascia colpito pienamente, forse è quella che non mi ha fatto restare a bocca aperta una volta finito il film, però nel complesso siamo davanti ad un bellissimo film.
Ci troviamo davanti ad un personaggio incredibile, così intelligente, così intuitivo, a lui dobbiamo quasi tutto quello che abbiamo oggi eppure possibile che l’umanità lo abbia ringraziato così? Possibile che ci troviamo a ricordarlo così solo ora?
Sono le domande che mi ronzano in testa in continuazione e mi fanno dubitare del genere umano.

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Un film da far vedere nelle scuole / 14 Gennaio 2015 in The Imitation Game

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

E’ una delle storie che vale di più la pena ascoltare, in generale, nell’intera filmografia probabilmente. E lo dico con tutta l’ignoranza di cui dispongo. E non solo perché “guarda che figo l’uomo geniale che ha battuto i nazisti e ha inventato il computer”, no, proprio al livello umano. Parte della sua forza sta proprio nel successo che ha avuto che gli ha permesso di entrare nei cinema di ogni città perché il cambio di atteggiamento avviene anche per mera esposizione (vedere e sentire la sola esistenza in più luoghi di un oggetto X aumenta la positività del nostro atteggiamento nei suoi confronti, a meno che non si faccia troppo insistente) come io da adolescente che odiavo le all star perché sembravano scarpe da pagliaccio, ma dopo 2 o 3 anni dall’inizio della moda le ho comprate anche io perché avevano cominciato sinceramente a piacermi. Ma sospendo un attimo questo concetto.
Questo è un film che dice delle cose molto belle. Si parla spesso di “film da oscar” come per dire che non sono i film belli a vincere gli oscar, ma lo sono i film, appunto, da oscar. Ma mi ritorna in mente quello che disse una mia professoressa in università: perché hanno dato il nobel per la pace a Malala Yousafzay? Ce ne sono molte come lei, e c’è chi ha fatto più cose, ma, se la uccidessero, a CAUSA del nobel che le è stato assegnato, la sua morte diverrebbe essa stessa un messaggio talmente forte e globale da raggiungere un risultato superiore a quello raggiunto per avere il nobel. Parlando di cinema un oscar incatena per sempre un film alla fama. I membri dell’academy hanno una certa responsabilità. E a causa della forza, non tanto innovativa ma POTENTE, di questo film, esso merita di essere visto da tutte le generazioni future finché ce ne sarà bisogno. E qualcosa mi dice che purtroppo ce ne sarà molto bisogno per ancora molto tempo.
Una delle frasi finali del film è “Now, if you wish you could have been normal… I can promise you I do not. The world is an infinitely better place precisely because you weren’t.”
E non solo per l’omosessualità. Non è un film sull’omosessualità, è un film sulla natura umana! Non conosco la storia personale, il carattere, del Turing storico, ma nel film è stato ritratto come un personaggio emarginato, solo, incompreso, autistico, balbuziente, spaventato a morte (es se qualcuno sembra arrabbiato e gli si avvicina lui ha paura di essere colpito e si ritira. Cumberbatch è stato bravissimo a comunicare molto bene con il linguaggio del corpo dando così, a forza di occhiate basse, occhi lucidi, sussulti, l’impressione di un uomo quasi iper-sensibile) e ancora altro, aver portato un simile personaggio alla luce del giorno tra le persone incredule che avranno dovuto farsi un esame di coscienza non ha prezzo. Ed è qui il centro di tutto. Un professore, un personaggio storico importante, che a vederlo non gli avresti dato due lire, eppure tutti meritano rispetto, eppure anche il più piccolo uomo è importante, come Zaccheo nei vangeli. La violenza esiste perché “Humans find violence deeply satisfying.” e non perché sia utile “But remove the satisfaction, and the act becomes… hollow.” Quello che vado dicendo in giro a quelli che affermano di voler picchiare gli stupratori o i molestatori di bambini… perché se lo meritano. No, io dico, no, vorresti picchiarli perché ciò ti farebbe stare bene, e c’è da rifletterci e da far riflettere perché non nasciamo consapevoli di come si manda avanti una civiltà, dobbiamo impararlo, studiarlo, istruirci, educarci, sensibilizzarci, impegnarci e far girare le idee per evitare di essere noi per primi discriminati. Un Italia tollerante non serve agli storpi malati handicappati, serve a tutti, lo capiremo solo quando alcuni di noi smetteranno di chiamare “malati” altri tra noi. Dico “Italia” perché fortunatamente altri stati come la Svezia in questo ci hanno doppiati a mani basse, quindi non si parla di utopia.
Esempi? Recentemente ho letto una sfilza ininterrotta di post di gente che affermava che per educare ci servono gli schiaffoni dei genitori, che non si educa senza un minimo di botte. Una amara sconfitta per la cultura… tipica fallacia logica del credere la verità sempre nel mezzo (cioè una via di mezzo è sempre la scelta più giusta – il ragionamento tipico è: picchiare troppo non va bene, ma non picchiare affatto è altrettanto dannoso ai fini educativi).
Ma fortunatamente ogni tanto escono fuori perle di questo tipo che lasciano intravedere la via da percorrere per un’esistenza pacifica. E’ un messaggio da diffondere perché è vero, utile e efficace. Vorrei ringraziare chi ha realizzato questo film perché è un film medico. Ce ne sono altri come questo? Possibile… una cosa simile forse, ma the imitation game non è ruffiano, non è forzato (a parte la scena cliché del “se cacciate lui me ne vado anche io” e poco altro non importante), ma al contrario è molto umano e a tratti emotivo. Fa leva sull’emotività, e sulla razionalità, e sul senso di giustizia, e sui diritti degli uomini, e sulle qualità di questi uomini, sulla loro unicità e buonafede, e sulla tolleranza.
Una mia conoscente che mi aveva sempre detto di accettare gli omosessuali mi ha invece confessato che prima di vedere the imitation game non li accettava al 100%, e si è dovuta ricredere. Al mio fianco al cinema c’erano delle ragazze che appena hanno scoperto che Turing era omosessuale si sono dette “ah ma è frocio”, alla fine del film si sono alzate e con una faccia triste una ha detto all’altra “alla fine dobbiamo accettare gli altri per come sono”. Dopotutto c’è speranza.
Scusate se è confusionario il mio commento ma ho appena finito di vederlo e ho tante cose che mi girano in testa. Di sicuro io e il cinismo viviamo su due mondi lontani ecco.

Voto? Non so decidermi. Protendo per un 8.5 ma deciderò meglio in un secondo momento

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11 Gennaio 2015 in The Imitation Game

I matematici ci hanno fatto vincere la guerra.
A beautiful mind di Ron Howard iniziava con questa breve ma autentica verità. La storia di John Nash (allora magistralmente interpretato da Russel Crowe) partiva là dove si chiude quella di Alan Turing, il brillante e controverso matematico che ha elaborato la macchina in grado di decifrare il codice Enigma, una delle trovate più ingegnose dei crittografi del terzo Reich.
Vedere ancora oggi uno di quei macchinari esposto nella bacheca di un museo e pensare che il destino di una nazione – anzi, per esteso il destino del mondo – è dipeso dall’ingegno e dalla genialità di chi ha saputo comprenderne il funzionamento fa un certo effetto.
Il film di Morten Tyldum scorre in maniera molto leggibile, dribblando le complicazioni che avrebbero potuto insorgere addentrandosi nelle matematiche spiegazioni di ciò che Turing e il suo team stavano cotruendo. Ha uno stile asciutto, che non cerca la retorica fine a se stessa ma punta l’obiettivo interamente su Turing e sul suo vissuto, sulle sue convinzioni e sulla sua quasi autistica difficoltà di comunicazione con il mondo, sulle sue insicurezze e sulle sue fragilità che fanno da contrappeso ad una volontà ferrea di costruire qualcosa di ben più complesso di un semplice computer.
Un pò come ne il discorso del re e in a beatuiful mind, a fare da fulcro di rotazione è la performance artistica di un magistrale Benedict Cumberbacht, capace di dare corpo alla dicotomia interiore di un genio fragile ma determinato, impersonando un uomo che sembra freddo come i computer che vorrebbe realizzare ma che si rivela più umano di tutti coloro che lo giudicano.
La guerra ha dato la possibilità a uomini come Turing (non senza difficoltà) di edificare le loro visioni ma la morale bigotta e l’orizzonte limitato della società hanno cancellato dalla memoria storica il loro lascito ed è proprio questo il secondo aspetto su cui punta la sceneggiatura, che alla fine ci rende un’idea piuttosto vera dell’uomo prima che del genio.

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The Imitation Game: ispirazione classica / 7 Gennaio 2015 in The Imitation Game

(Sette stelline e mezza)

Pellicola impeccabile, dalla confezione fino alle interpretazioni, che emoziona fino all’ultimo istante.
Cinema di impronta classica, onesto nella sua linearità, ben orchestrato, sorretto da una sceneggiatura solida e da attori in spolvero, su tutti, ça va sans dire, Cumberbatch.

Il difetto maggiore di The Imitation Game (se tale può essere considerato), forse, risiede nel tono a sensazione di tutti gli eventi: i personaggi sono presentati con entrate in scena quasi clamorose e battute fulminanti, insomma in situazioni che fatico a credere possano mai svolgersi così, nella vita reale. Vada per la sospensione della realtà e gli artifizi narrativi, comunque.

Non conoscevo affatto il regista, Morten Tyldum: mi converrà, forse, recuperare il suo maggior successo, ad oggi, tale Headhunters, campione d’incassi norvegese del 2011.

Duole profondamente sapere che una personalità brillante come quella di Turing sia stata fatta oggetto di discriminazioni ed umiliazioni come quelle a cui è stato sottoposto in vita: posto anche il veto decennale derivante dal segreto di Stato, bisogna ammettere che le scuse della Corona sono arrivate davvero in maniera tardiva.

Nota personale 1: sarà per via del doppiatore italiano a cui è affidato il personaggio di Turing, ma -chiudendo gli occhi- pare di sentir parlare ed agire Sheldon Cooper. Stesse idiosincrasie, perbacco. Irrispettosamente parlando, ci manca solo un bel: “Bazinga!”, ed il gioco è fatto.
Nota personale 2: elegantissimo Matthew Goode. Dato che Rupert Everett è ormai irriconoscibile, lo scettro di Dylan Dog potrebbe passare a lui. Purtroppo, nel momento in cui dichiara: “L’amore fa fare strane cose”, sembra pronto ad offrire ai presenti una scatola di Ferrero Rocher. Potere (deviante) della pubblicità!

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5 buoni motivi per dare a The Imitation game almeno un Oscar. / 5 Gennaio 2015 in The Imitation Game

O un Golden Globe, il Premio della Giuria di Cannes, un Telegatto. Anche un Tapiro d’oro andrebbe bene.

Nonostante l’ansia di non riuscire a prendere i biglietti in tempo (sabato sera, solo 45 biglietti rimasti, io e l’ansia a braccetto) e il giudizio del mio vicino di poltrona (ha dormito per metà del film –anche russando leggermente nei momenti di massima tensione), sono riuscita a vedere The Imitation Game. Sapevo che mi sarebbe piaciuto dal trailer che avevo adocchiato da tempo, ma non mi aspettavo che fosse effettivamente così bello. Ecco cinque motivi per cui vale davvero la pena di vederlo: http://leducazionesentimentale.wordpress.com/

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