Recensione su Un'estate da giganti

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Inespresso. / 27 Febbraio 2014 in Un'estate da giganti

Se escludiamo la placida bellezza dei paesaggi mostrati, la messinscena delle avventure di questi tre adolescenti letteralmente abbandonati dalle famiglie mi ha lasciata praticamente indifferente.
Essi devono trovare un posto nel mondo, è vero, sono cuccioli indisciplinati, è vero, ma non li ho trovati amabili, non ho simpatizzato particolarmente per loro (limite mio), ho saputo solo criticare le loro scelte (altro limite personale). Perché li ho trovati in-credibili: anche se le loro vicende fossero puranche ispirate “a fatti realmente accaduti” (come è pure probabile che sia), essi sono un’astrazione, un’ideale, e, in quanto tali, sono stati caratterizzati davvero male. Sono impalpabili, privi di un carattere ben definito e la scelta di focalizzare l’interesse dello spettatore sul più piccolo dei tre, oltre che banale, mi è sembrata depauperante.

Alcuno sembra imparare qualcosa dagli altri due (se non aprire gli occhi sul fatto che gli adulti sono da guardare, non a torto, visti i soggetti con cui hanno a che fare, con sospetto) e la fiducia che ciascuno ripone nell’altro è troppo scontata: non ci sono conflitti, fra loro, non c’è confronto, né spirito di emulazione, nulla.

Non per dare sempre addosso alle scelte della case di distribuzione nostrane, ma il titolo italiano è quantomai facilone ed ammiccante.

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