20 Aprile 2013
(Sette stelline e mezza)
Dal punto di vista narrativo, la saga famigliare degli Amberson è il “classico” polpettone mélo, con ascese, discese, risalite, capricci, struggimenti e ripensamenti.
Tecnicamente, invece, questa pellicola è un laboratorio in cui Welles si è divertito a giocare con la macchina da presa, con le tecniche di rappresentazione cinematografica, con l’estetica del cinema, con le possibilità espressive dei fantastici chiaroscuri artificiali, con la fisicità dei suoi attori e, narcisista com’era, con la sua voce, a cui ha riservato i titoli di coda (forse) più originali (benché semplici, nella loro realizzazione) che abbia mai visto finora.
Recensione da Oscar (2)
Cavolo, mi manca! Devo assolutamente vederlo!
Credo ne valga proprio la pena!
Tra l’altro, la vicenda scorre con velocità inaspettata, visto il sottofondo sentimentale un po’ stucchevole.
Nonostante il buon doppiaggio dei primi anni Ottanta, la versione italiana non rende giustizia alla profondità di campo sonora sperimentata da Welles: in fase di doppiaggio, infatti, le voci si affastellano in maniera troppo uniforme le une sulle altre, mentre negli intenti di Welles c’era la “tridimensionalità” del suono, per cui le voci dovevano avere intensità (e, quindi, profondità) diverse anche se gli attori parlavano contemporaneamente.
capolavoro assoluto ,peccato che il montaggio definitivo non sia di Welles ma bensì di R.Wise che ne tagliò ben 40 minuti !
p.s. anche il finale non fu quello voluto da Welles…nelle sue intenzioni avrebbe dovuto essere molto più cupo .
Uh, no, quaranta minuti in più, no, meno male: la storia pare sufficientemente compiuta così, no?
più che altro è la fiducia in che ripongo in Welles che mi fanno dire che avrei voluto quei 40 minuti in più 🙂
😀 Comunque, magari, in qualche edizione dvd speciale, questi famosi quaranta minuti ci sono: hai provato a verificare?
si non esiste dvd che li abbia , credo che siano andati persi 🙁