Kirk Douglas, un’avventura lunga 100 anni… in 5 film

Il centenario attore statunitense è uno dei volti più significativi della Hollywood dei tempi d'oro: poeta, filantropo, promotore di battaglie sociali, nonostante l'età e la parziale invalidità, Kirk Douglas dimostra di avere ancora una tempra d'acciaio.

Anniversari , di
Kirk Douglas, un’avventura lunga 100 anni… in 5 film

L’INOSSIDABILE KIRK

Kirk Douglas compie 100 anni. A dispetto di una vita vissuta intensamente e costellata da grandissimi successi e altrettanto significativi drammi, uno dei divi incontrastati della Grande Hollywood è ancora tra noi e sembra non aver alcuna intenzione di andarsene.
Mentre il figlio Michael, la nuora Catherine Zeta-Jones e la seconda moglie Anne Buydens (97 anni) si preparano a festeggiarlo con un party da 200 invitati, il roccioso Kirk, l’uomo con la fossetta sul mento più famosa della storia del cinema, sembra attendere in maniera particolarmente serena questo importante traguardo anagrafico: “So che ci sarà un evento a sorpresa per me, ma il mio unico lavoro è riposarmi e godermelo”, ha dichiarato recentemente in un comunicato stampa.

Michael e Kirk Douglas in una recente immagine

Michael e Kirk Douglas in una recente immagine

Nato nello Stato di New York il 9 dicembre 1916 da una coppia di immigrati ebrei bielorussi (il suo vero nome è Issur Danielovitch Demsky), Douglas è, attualmente, il più anziano detentore vivente di un Oscar: nominato alla statuetta in tre occasioni (IL GRANDE CAMPIONE, IL BRUTO E LA BELLA, BRAMA DI VIVERE), ha ricevuto un Academy Award alla carriera per il suo contributo creativo e morale nei confronti dell’intera comunità del cinema nel 1996, anno in cui venne colpito da un ictus che ha compromesso le sue capacità verbali, ma che non ha certo minato le sua capacità comunicative.

KIRK DOUGLAS, 100 ANNI DA FILANTROPO E POETA

Kirk Douglas fotografato da Peggy Sirota (2010s)

Kirk Douglas fotografato da Peggy Sirota (2010s)

Oggi, a 12 anni dal suo ultimo impegno cinematografico (ILLUSION, 2004), il tenace Kirk scrive libri, autobiografie e raccolte di poesie (non a caso, è laureato in lettere), ingaggia battaglie sociali (tra le più recenti, quella promossa per indurre gli U.S.A. a chiedere ufficialmente perdono per lo schiavismo e per le ingiustizie subite dagli afroamericani anche dopo la sua abolizione), è un filantropo che supporta iniziative di beneficenza per i senzatetto e gli ex-lavoratori di Hollywood (solo l’anno scorso, ha donato circa 15 milioni di dollari ad una struttura medica californiana che si occupa dei dipendenti degli Studios colpiti da Alzheimer). Insieme alla moglie, ha istituito un premio -l’Anne & Kirk Douglas Playground Award– volto a incentivare la creazione di spazi per il gioco dei bambini nella contea di Los Angeles e, sempre aiutato dalla consorte, nel ’64 ha fondato la Douglas Foundation, un ente benefico impegnato nel campo dell’istruzione e della salute dei meno abbienti.
Virile e coraggioso sul set e nella vita, eroe e, spesso, antieroe cinematografico particolarmente sgradevole, Kirk Douglas si è sempre dichiarato antirazzista ed è stato uno dei più fervidi oppositori del maccartismo che, negli anni Cinquanta, ha ammorbato drammaticamente l’industria cinematografica statunitense: grazie al suo impegno, una penna come quella dello sceneggiatore e regista Dalton Trumbo è uscita dall’oblio umano e professionale a cui la caccia alle streghe all’interno degli Studios aveva condannato lui e tanti altri professionisti. Fu grazie all’intervento e al peso anche economico di Douglas, infatti, che Trumbo poté dedicarsi alla sceneggiatura del film SPARTACUS (1960) di Stanley Kubrick, fino a vedere il proprio nome campeggiare senza timore alcuno nei credit della pellicola. Ancora per un un film da lui prodotto (e interpretato, dopo l’indisponibilità di un altro grande attore, Gary Cooper), Trumbo scrisse la sceneggiatura di uno dei più significativi western crepuscolari della storia, SOLO SOTTO LE STELLE (Lonely Are the Brave, 1962) diretto da David Miller, film per cui Douglas si guadagnò una nomination come Miglior Attore ai BAFTA. A proposito di prestigiosi riconoscimenti, l’attore si è aggiudicato anche due Golden Globe (nel 1957 e nel ’68), un Orso onorario a Berlino nel 2001 e una stella sulla Walk of Fame (1960).

BUON COMPLEANNO, KIRK! 5 INTERPRETAZIONI INDIMENTICABILI

Nientepopcorn.it intende ripercorrere con voi la grande carriera di Kirk Douglas attraverso 5 delle sue interpretazioni più significative, dirette da importantissimi registi.

  • Brama di vivere
    7.2/10 24 voti
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    BRAMA DI VIVERE

    La prestazione offerta da Kirk Douglas in BRAMA DI VIVERE (Lust For Life, 1956), film diretto da Vincente Minnelli (e da un non accreditato George Cukor), è una delle più intense e interessanti della sua carriera. Impegnato a interpretare il pittore Vincent Van Gogh al fianco di Anthony Quinn, a sua volta nei panni di Paul Gaugain, lo stesso Douglas ebbe a dire: “Recitare è finzione. Io non credo mai di essere il personaggio che interpreto, ma voglio che tu [il pubblico] lo creda. Con BRAMA DI VIVERE, però, sono stato completamente assorbito da Van Gogh: è stato spaventoso, perché avevo la sensazione che il personaggio stesse prendendo il sopravvento. È stata un’esperienza molto interessante, non mi era mai capitato su nessun altro set.

  • Sfida all'O.K. Corral
    7.2/10 18 voti
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    SFIDA ALL’O.K. CORRAL

    SFIDA ALL’O.K. CORRAL (Gunfight at the O.K. Corral, 1957), diretto dallo “specialista” John Sturges, è uno sfolgorante affresco in Technicolor della leggenda della frontiera conosciuta come la “sparatoria all’O.K. Corral” che, nel 1881, vide coinvolti lo sceriffo Wyatt Earp e il pistolero Doc Halloway, interpretati rispettivamente da Burt Lancaster e Douglas: l’alchimia tra i due attori, amici di lunga data, è uno dei maggiori pregi della pellicola, che venne candidata agli Oscar per il miglior montaggio e il miglior sonoro. Lancaster e Douglas recitarono insieme in molti altri film: tra questi, IL DISCEPOLO DEL DIAVOLO (The Devil’s Disciple, 1952), il virtuosistico I 5 VOLTI DELL’ASSASSINO (The List of Adrian Messenger, 1963), SETTE GIORNI A MAGGIO (Seven Days in May, 1964) e, in una sorta di rimpatriata, la commedia DUE TIPI INCORREGGIBILI (Two Tough Guys, 1986), in cui, in maniera autoironica, la coppia interpreta due gangster, ricordando i protagonisti del primo set che li ha visti lavorare insieme, i contrabbandieri di alcolici de LE VIE DELLA CITTÀ (I Walk Alone, 1948).

  • Il bruto e la bella
    7.2/10 10 voti
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    IL BRUTO E LA BELLA

    Ne IL BRUTO E LA BELLA (The Bad and the Beautiful, 1952), ancora di Vincente Minnelli, Douglas interpreta il produttore cinematografico Jonathan Shields, un uomo spietato che pare ricalchi abbastanza fedelmente la figura di David O. Selznick, controverso produttore e sceneggiatore hollywoodiano di enorme successo che, tra gli anni Trenta e Sessanta, portò sul grande schermo gran parte dei film di George Cukor, Alfred Hitchcock e, soprattutto, il kolossal VIA COL VENTO (Gone With the Wind, 1939) di Victor Fleming. Affascinante e repulsivo allo stesso tempo, il personaggio di Douglas è la perfetta metafora del sistema hollywoodiano, capace di attrarre il pubblico con i suoi rutilanti film come la luce fa con una falena, legando a sé indissolubilmente il destino delle persone che vi ruotano intorno, esattamente come accade all’attrice alcolizzata Georgia Lorrison, interpretata da una Lana Turner al massimo del suo fulgore.

  • L'asso nella manica
    8.1/10 32 voti
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    L’ASSO NELLA MANICA

    In poche occasioni, al cinema, il cinismo dei mass media è stato rappresentato in maniera così efficace come nel film L’ASSO NELLA MANICA (Ace in the Hole, 1951), forse il titolo più oscuro e misantropo della filmografia di Billy Wilder. Il giornalista Chuck Tatum interpretato con folle veemenza da Kirk Douglas è l’ottavo avvoltoio, dopo i sette che danno il nome alla montagna sacra agli indiani in cui è rimasto intrappolato un tombarolo, che fa la posta ad uno scoop potenzialmente fortunatissimo, ben consapevole dei suoi appetiti economici e di quelli emotivi di un audience letteralmente affamata di drammi (altrui): Tatum è la cartina tornasole di una società votata inesorabilmente al cannibalismo mediatico. Della sua preparazione al ruolo, Douglas ricorda che: “Quel personaggio era molto difficile da gestire, così ho chiesto a Wilder se dovevo limitarlo un po’, ma lui mi ha detto di fare esattamente l’opposto”. Il risultato è capace di far accapponare la pelle.

  • Orizzonti di gloria
    8.2/10 232 voti
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    ORIZZONTI DI GLORIA

    “Avevo visto un piccolo film diretto da Stenley Kubrick [ndA: RAPINA A MANO ARMATA, 1956], che mi fece esclamare: ‘Wow, che talento!’. Così, lo chiamai e gli chiesi: ‘Hai altri progetti?’. Lui mi rispose: ‘Sì, almeno un altro, ma nessuno vuole farlo’, e mi inviò il copione di ORIZZONTI DI GLORIA (Paths of Glory, 1957). Gli dissi: ‘Stanley, questo film non vale un nichelino, ma voglio farlo’. Fu così che Kirk Douglas divenne co-produttore e protagonista del quarto lungometraggio di Kubrick, un racconto antibellico in cui viene mostrata senza edulcorazioni la scioccante idiozia che regola la vita militare, qui gestita da compiaciuti e ricchi uomini di potere provenienti da un’epoca di impronta imperiale ormai in decadenza: lontani dai campi di battaglia, essi ritengono che i soldati semplici siano carne da macello votata al solo sacrificio e che le loro eventuali riluttanze a morire senza scopo siano niente più che atti di viltà. Alle pratiche legate a questo atteggiamento, si oppone fermamente il Colonnello Dax, interpretato da Douglas, che, tentando di sottrarre i suoi uomini al giudizio della corte marziale, scoperchia le assurdità insite nella guerra. Douglas e Kubrick avrebbero lavorato insieme ad un secondo film altrettanto allegorico sulle ingiustizie sociali: raccontando della ribellione di uno schiavo in epoca romana, SPARTACUS (Spartacus, 1960) metteva in scena la rivolta nei confronti della tirannia politica, con specifico riferimento al maccartismo, e la solidarietà con gli oppressi.

[Fonti: i virgolettati attribuiti a Douglas sono citati in un articolo pubblicato su THR]

[Nella foto principale: Kirk Douglas all’apice della sua carriera, nei primi anni Sessanta]

1 commento

  1. Stefania / 6 Febbraio 2020

    Il mitico Kirk Douglas è scomparso poche ore fa, all’età di 103 anni: per me, è sempre stato un “simbolo” del bel cinema di Hollywood e, benché abbia visto molti dei suoi film, ogni tanto ne scopro di (per me) inediti e affascinanti, come Solo sotto le stelle, L’asso nella manica e Uomini e cobra, visti per la prima volta solo negli ultimi anni.

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