NientePopcorn

“Mank”: la storia vera che ha ispirato il nuovo film Netflix di David Fincher

Il nuovo film di Fincher, prodotto da Netflix, si basa su una storia vera: chi ha scritto la sceneggiatura di 'Quarto potere' di Orson Welles?

orson welles kane quarto potere giornali

Il nuovo film di David Fincher su Netflix

MANK è il nuovo film di David Fincher. Prodotto da Netflix, dovrebbe essere disponibile in esclusiva sul catalogo Netflix Italia entro il 2020. In questo momento, aspettiamo informazioni più precise sulla data di pubblicazione del film sulla piattaforma.
[Aggiornamento del 7 ottobre 2020] Netflix ha diffuso la data di uscita del film di Fincher. Negli Stati Uniti, dovrebbe essere distribuito a novembre, in alcuni cinema selezionati. Poi, MANK sarà reso disponibile su Netflix dal 4 dicembre [Fine aggiornamento].
Qualche settimana fa, Netflix ha diffuso le prime foto ufficiali di MANK, confermando che l’ultimo film di Fincher è stato girato in bianco e nero.
Si tratta di una scelta tecnica ed estetica che richiama con precisione l’argomento che affronta. Siete curiosi di sapere di cosa parla MANK? Avete mai sentito raccontare della disputa sulla paternità della sceneggiatura del film QUARTO POTERE, scritto, diretto, interpretato e prodotto da Orson Welles?


Quarto Potere
  • Attributi: Blu-Ray, Drammatico
  • Cotten,Comingore (Attore)

Il miglior film della storia del cinema americano

1941: ‘Quarto potere’ esce nei cinema americani.

Nel 1941, al momento della sua uscita nei cinema americani, QUARTO POTERE venne accolto in maniera entusiasta da molti critici di settore. La padronanza tecnica di Welles-regista impressionò profondamente la critica cinematografica e gli esperti.
Il New York Times, per esempio, parlò di QUARTO POTERE come del film di Hollywood che più si avvicinava al concetto di sensazionale. All’epoca, il regista austriaco Eric von Stroheim lo definì: “un grande film e tale resterà nella storia del cinema”.
Secondo l’American Film Institute, attualmente, QUARTO POTERE è al vertice della classifica dei migliori 100 film della storia del cinema americano.
Grazie alla collaborazione di professionisti innovativi come il direttore della fotografia Gregg Toland e il compositore Bernard Hermann, Welles introdusse grandi novità nel campo dell’estetica e della tecnica cinematografica, influenzando in maniera più o meno dichiarata tanti famosi registi internazionali.
Per esempio, François Truffaut imputa a QUARTO POTERE la sua decisione di fare cinema. Secondo Truffaut, “dall’invenzione del sonoro, Hollywood non ha prodotto la nascita di nessun grande temperamento visivo, ad eccezione di Orson Welles”. Nel libro biografico A proposito di niente (La Nave di Teseo, 2020), Woody Allen ha inserito il lungometraggio di Welles nella sua lista di film preferiti. In diverse interviste, Martin Scorsese ha dichiarato che è stato il film di Welles a mostrargli chiaramente per la prima volta cosa potesse essere in grado di fare un regista. “In termini di stile, credo di aver sempre cercato un incrocio tra OMBRE [ndA: di John Cassavetes, 1959] e QUARTO POTERE.

Eppure, il film più famoso di Orson Welles non ha avuto vita facile ed è stato protagonista di scandali e boicottaggi.

Welles, Hearst e il boicottaggio di “Quarto potere”

Orson Welles nei panni di Kane.

Più volte, Welles ha spiegato che QUARTO POTERE era stato concepito come “il racconto della vita privata di un uomo pubblico”, senza far riferimento a nessuno in particolare.
Ma l’imprenditore William Randolph Hearst, risentito per il fatto che la figura dello spregiudicato Kane potesse essere ispirata a lui, fece il possibile per evitare la distribuzione del film e impedì che QUARTO POTERE e la casa di produzione RKO venissero menzionati dai media di sua proprietà, se non per sottolineare il fatto che il film di Welles avrebbe rappresentato “una minaccia per le madri americane, per la libertà di parola e di riunione, e per il perseguimento della felicità” (The New Yorker, maggio 1941).
In un’intervista a Peter Bogdanovich contenuta nel libro Io, Orson Welles (Baldini & Castoldi, 1993), Welles puntualizza: In realtà non fu Hearst a intervenire, furono altri a farlo per conto suo. Cominciò male, perché Louella Parsons [ndA: una giornalista cinematografica conosciuta come la “regina del gossip di Hollywood” che, all’epoca, lavorava per il Chicago Record Herald, di proprietà di Hearst] era stata sul set e aveva scritto uno stupendo articolo sul film (…). E fu Hedda Hopper, la sua vecchia nemica, a dare il fischio d’inizio. Dopo di che furono i tagliagole di Hearst a scatenarsi contro di me, più che il vecchio in persona”.

Anteprima
Descrizione prodotto
Falstaff
Il Processo
La Signora Di Shangai (Edizione Restaurata)
Prime
-
Prezzo
6,99 EUR
8,99 EUR
Prezzo non disponibile
Anteprima
Descrizione prodotto
Falstaff
Prime
Prezzo
6,99 EUR
Per saperne di più
Anteprima
Descrizione prodotto
Il Processo
Prime
Prezzo
8,99 EUR
Per saperne di più
Anteprima
Descrizione prodotto
La Signora Di Shangai (Edizione Restaurata)
Prime
-
Prezzo
Prezzo non disponibile
Per saperne di più

Hearst minacciò anche di far distruggere il negativo di QUARTO POTERE. Welles ha confidato a Bogdanovich che il film se la cavò “per il rotto della cuffia”.
Il boicottaggio di Hearst impedì al film di Welles di essere proiettato nelle sale con maggiore capienza di pubblico e nelle catene di cinema statunitensi. Sfavorì anche il noleggio del film da parte dei distributori internazionali, limitando ulteriormente gli incassi del film. In Italia, per esempio, complice la guerra, QUARTO POTERE venne proiettato per la prima volta solo nel 1949.
Nel tempo, è stata paventata spesso l’ipotesi che tutto il polverone intorno al film non sia stato altro che una mossa pubblicitaria di quel volpone di Welles. Non dimentichiamo che è lui il principale fautore del motto F come falso (F Is For Fake) che dà il titolo al suo documentario del 1973 sull’arte della mistificazione e del rapporto tra Arte e Verità.
Nel 1941, Von Stroheim avanzava già un dubbio: “Credo (…), e insieme a me parecchie altre persone con le quali ho parlato, che si sia trattato di un’abilissima campagna pubblicitaria scaturita dalla mente fertile del Cittadino Welles che, a mio parere, sarebbe un grande cervello pubblicitario proprio come è -e questo film lo prova- un grande regista.

Fincher e lo scandaloso “Quarto potere”

Però, MANK di Fincher rispolvera un altro putiferio, tra quelli che hanno segnato il famoso film e la carriera di Welles.
Si tratta della stesura della sceneggiatura di QUARTO POTERE, premiata con l’Oscar nel 1942.
A lungo, lo script del film è stato oggetto di una accesa diatriba tra Welles e Herman J. Mankiewicz, sceneggiatore, giornalista e critico. E, a dirla tutta, non sembra essersi ancora sopita, nonostante che i suoi protagonisti siano scomparsi da tempo.


Chi ha scritto la sceneggiatura di “Quarto potere” di Orson Welles?

La vita e la filmografia di Welles sono caratterizzate da una successione di leggende, misteri, scandali e progetti incompiuti che riverberano fino ai giorni nostri, ben dopo la sua morte, avvenuta il 10 ottobre 1985.
Basti pensare all’avventuroso ritrovamento del “film fantasma” di Welles, TOO MUCH JOHNSON (1938), raccontato nel libro Alle origini di Quarto Potere di Massimiliano Studer (Mimesis, 2018), o al completamento, prodotto da Netflix, del mitologico film L’ALTRA FACCIA DEL VENTO (The Other Side of the Wind, 2018), concluso solo decenni dopo l’inizio delle riprese.
Affrontando con MANK il tema della paternità della sceneggiatura di QUARTO POTERE, Fincher rinfocola braci che, evidentemente, non si sono mai spente, a dispetto del tempo trascorso e delle tante parole spese in proposito dai protagonisti della vicenda e da giornalisti, critici e studiosi di cinematografia che hanno affrontato l’argomento.

Anteprima
Descrizione prodotto
Lo Sguardo Di Orson Welles
Il Mago - L'Incredibile Vita Di Orson Welles
Il Terzo Uomo
Prime
-
-
Prezzo
9,99 EUR
3,00 EUR
Prezzo non disponibile
Anteprima
Descrizione prodotto
Lo Sguardo Di Orson Welles
Prime
Prezzo
9,99 EUR
Per saperne di più
Anteprima
Descrizione prodotto
Il Mago - L'Incredibile Vita Di Orson Welles
Prime
-
Prezzo
3,00 EUR
Per saperne di più
Anteprima
Descrizione prodotto
Il Terzo Uomo
Prime
-
Prezzo
Prezzo non disponibile
Per saperne di più


L’incontro tra Welles e Mankiewicz: la genesi di “Quarto potere”

Orson Welles e Joseph L. Mankiewicz in una foto pubblicitaria della RKO, 1941.

Dopo l’esperienza del film muto TOO MUCH JOHNSON, alla fine degli anni Trenta, Welles era alla ricerca di un soggetto per il suo secondo lungometraggio da regista.
In quel periodo, Orson Welles aveva già accantonato un paio di progetti, tra cui un adattamento di Cuore di tenebra di Conrad (che, più tardi, per esempio, sarebbe stato affrontato da Francis Ford Coppola con APOCALYPSE NOW, 1979).
In una conversazione raccolta nel libro Io, Orson Welles, a Peter Bogdanovich, che gli chiedeva come fosse stata trovata la storia di QUARTO POTERE, Welles rispose: Accarezzavo una vecchia idea – quella di raccontare la stessa storia parecchie volte- e di far vedere esattamente la stessa scena da diversi punti di vista. Sostanzialmente, l’idea usata in RASHOMON parecchio tempo dopo”.
Durante una conversazione con Herman J. Mankiewicz, conosciuto a Hollywood, venne fuori l’idea di un film su una figura importante della cultura americana. “La prima idea fu Howard Hughes” (quasi 70 anni dopo, la sfida fu raccolta da Martin Scorsese, con il film THE AVIATOR, 2004).
Benché l’ispirazione possa essere arrivata dalla conoscenza di più biografie, Welles racconta che lui e Mankiewicz si orientarono verso l’editore William Randolph Hearst, che Mankiewicz e lo stesso padre di Welles avevano avuto occasione di conoscere.

Titoli di testa di ‘Quarto potere’: ‘A Mercury Production by Orson Welles’ [Photo Credit: RKO].

Orson Welles volle realizzare a tutti i costi il progetto e fece in modo che John Houseman, suo socio nella compagnia teatrale newyorkese Mercury Theatre, convincesse Mankiewicz a lavorare alla sceneggiatura.
In una lettera al Times pubblicata nel novembre 1971, Welles scrisse: “Le idee iniziali del film e la sua struttura di base sono state il frutto di una collaborazione diretta fra noi”.
In una delle conversazioni con Bogdanovich, Welles disse anche: “(…) Suggerii di fare un film intitolato The Smiler With a Knife, mentre preparavo qualcosa di più serio. (…) Avevo cominciato a sviluppare l’idea di QUARTO POTERE e la stesura prendeva più tempo del previsto. Avremmo fatto The Smiler With a Knife durante il lavoro di sceneggiatura. Ecco il motivo fondamentale per cui è stato assunto Herman Mankiewicz: per preparare una sceneggiatura provvisoria di QUARTO POTERE (…)”.


Chi era Mank?

Mank, fratello maggiore del regista Joseph L. Mankiewicz, era noto a Hollywood per essere un autore versatile e molto brillante, specializzato in dialoghi taglienti, al fulmicotone, tanto da aver lavorato alla sceneggiatura de LA GUERRA LAMPO DEI FRATELLI MARX (Duck Soup, 1933). Ma aveva anche fama di essere negligente e troppo incline all’alcool.
Conversando con Bogdanovich a proposito di Mankiewicz, Welles ha avuto modo di dire: “(…) Nessuno era più amareggiato, più deluso e più divertente di Mank… un perfetto monumento all’autodistruzione”.
A Mank, si affiancò Houseman e i due si ritirarono in un ranch in California, a Victorville, per lavorare alla sceneggiatura, a dispetto della gamba ingessata che, in quel periodo, costringeva Mankiewicz all’immobilità e all’assistenza di un’infermiera.
Nel frattempo, a Los Angeles, Orson Welles lavorava alla sua sceneggiatura. Come da accordi, infatti, lui e Mank avrebbero dovuto lavorare separatamente allo stesso soggetto. In una conversazione con Bogdanovich, Welles ricorda: “Cominciammo a scrivere dopo avere parlato moltissimo, naturalmente… noi due da soli, con terribili urlate. (…) Ecco perché l’ho lasciato lavorare da solo, alla fine, perché avevamo cominciato a perdere troppo tempo in litigi. Così, dopo un accordo di massima sulla trama e sui personaggi, Mank se ne andò via con Houseman e scrisse la sua versione, mentre io restavo a Hollywood a scrivere la mia. Alla fine dei conti, naturalmente, ero io che facevo il film, che dovevo prendere le decisioni”.
In circa 10 settimane di lavoro, con Houseman e aiutato alla battitura del testo dalla sua segretaria, Mank produsse una corposa sceneggiatura, intitolata American.
Fonti e testimonianze riportano che Welles riceveva un resoconto settimanale del lavoro di Mankiewicz e che si recava o telefonava a Victorville per avere notizie da Mank e Houseman.

Io, Orson Welles
  • Welles, Orson (Autore)


La versione finale di “Quarto potere”

Col tempo, le relazioni tra Welles e Mankiewicz diventarono sempre più tese.
Stando alla citata lettera di Welles al Times del 1971, per esempio, Mank criticava la versione finale del film, ottenuta 8 settimane di lavoro dopo la consegna di American, che differiva da quella che aveva elaborato lui.
“In effetti”, riporta Welles, “il découpage tecnico era stato completato senza che mi consultassi con lui o con John Houseman. (…) Non ho scritto una riga della sceneggiatura di Mankiewicz come lui non ha scritto una sceneggiatura della mia. È stata mia responsabilità di produttore-regista fare una sintesi delle due sceneggiature partendo dai loro elementi migliori, per ottenerne una definitiva”.
In un’intervista del 1969, Houseman, che, pure, in altre occasioni, attaccò Welles sulla questione, sostenendo Mankiewicz, dichiarò: “Il mio lavoro con Mankiewicz era terminato, Orson ci diede il cambio e visualizzò lo script. Aggiunse molti elementi e, alla fine, lui e Herman ebbero una violenta disputa riguardo ai titoli di testa per lo script. Per quanto possa giudicare, una doppia attribuzione mi sembra corretta. La sceneggiatura di Citizen Kane è stata frutto del loro lavoro comune”.

Mank e l’Oscar di “Quarto potere”

I crediti della sceneggiatura di ‘Quarto potere’, nei titoli di coda del film [Photo Credit: RKO].

Mank si rivolse al sindacato degli sceneggiatori cinematografici statunitensi (Screen Writers’ Guild) e intentò una causa legale nei confronti della RKO, la casa di produzione di QUARTO POTERE, affinché il suo nome comparisse nei titoli del film come unico sceneggiatore.
Mankiewicz perse la causa, ma Welles non gli impedì di comparire nei titoli di QUARTO POTERE come co-sceneggiatore. Nella solita lettera al Times, il regista afferma: “Ero animato del più sincero sentimento di gratitudine e di omaggio nei suoi confronti quando decisi in tutta libertà di mettere il suo nome per primo nei titoli di testa. Ammettere che ha avuto in realtà un collaboratore, non toglie niente al suo contributo che fu, comunque lo si guardi, enorme.
Mankiewicz condivise con Welles un Oscar per la miglior sceneggiatura originale e, qualche anno dopo, nel 1953, morì.
Nelle conversazioni con Bogdanovich, Welles rinnega apertamente l’Oscar di QUARTO POTERE.
Bogdanovich: “Cos’hai pensato quando hai ricevuto l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale?”
Welles: “(…) Faccio sempre finta di non aver ricevuto nessun Oscar”.
In una nota, Bogdanovich appunta: “Orson non ha tutti i torti a rinnegare l’Oscar che divise con Mankiewicz: fu quasi un insulto. L’assegnazione degli Academy Awards è notoriamente influenzata dal sentimento. Welles era l’outsider, e tutt’altro umile, per giunta, al quale impartire una bella punizione. Invidia, gelosia, paura o che altro fosse, alla Hollywood ufficiale non piaceva, e basta. Tutti gli Oscar andarono a qualcuno dei loro. (Perfino l’Oscar per la miglior sceneggiatura fu certo piuttosto un omaggio al ‘professionista della vecchia guardia’ Mankiewicz che un premio a Orson)”.


“Rosabella fu un’idea di Mank”

La sequenza iniziale di ‘Quarto potere’: ‘Rosabella…’ [Photo Credit: RKO].

In definitiva, Welles non ha mai negato il contributo di Mankiewicz al suo film, pur non permettendogli di considerarsi l’unico sceneggiatore di QUARTO POTERE.
Nel 1965, per esempio, in un’intervista alla rivista Film Ideal, Welles disse: Sono stato molto fortunato a lavorare con Mankiewicz: tutta la parte su Rosabella è sua. A me, sinceramente, non piace molto, funziona, è vero, ma non ho mai avuto veramente fiducia in lei”.
Qualche tempo dopo, in una conversazione con Peter Bogdanovich, pubblicata su Esquire e riportata nel volume Io, Orson Welles, il regista disse: “Se fossi all’inferno e mi dessero un giorno di libertà e mi chiedessero: ‘Quale parte di quale tra i film mai girati vuoi vedere?’, vedrei quella scena di Mank su Bernstein [ndA: Welles si riferisce a una scena ambientata nell’ufficio di Bernstein, con Thompson e un reporter]. Tutto il resto avrebbe potuto essere migliore, ma quella era giusta, e basta.
Ma la faccenda non era ancora chiusa.



Welles ancora nella bufera: il saggio di Pauline Kael

La copertina del libro del 1971 che raccoglie la sceneggiatura di ‘Quarto potere’, foto del film e il saggio della Kael.

Nel 1971, l’attribuzione della sceneggiatura di QUARTO POTERE tornò prepotentemente all’attenzione generale.
In Raising Kane, prefazione in forma di saggio alla pubblicazione in due parti sul The New Yorker della sceneggiatura di Citizen Kane (20 e 27 febbraio 1971), poi raccolto in un libro dedicato, la giornalista e critica cinematografica Pauline Kael inserì una frase che riaprì la vicenda, facendo molto clamore e riportando in auge l’affaire Citizen Kane: “Il solo Oscar che Welles abbia mai vinto è per un lavoro che non ha fatto.
Nel suo saggio, la Kael propende ampiamente a favore di Mankiewicz, facendo leva anche sulle abitudini mistificatorie di Welles, appassionato dai depistaggi e dal dualismo verità/finzione.
Ma, nel tempo, la posizione della Kael, che, pure, a lungo, è stata considerata un riferimento imprescindibile sulla questione, è stata ampiamente criticata per la debolezza delle sue fonti, limitate pressoché esclusivamente alla testimonianza della segretaria di Mank, e per la sua mancanza di obiettività, probabilmente legata a motivazioni personali.
La tesi della Kael è che tutti i lavori successivi di Welles non siano stati all’altezza di QUARTO POTERE, il che dimostra che, senza uno sceneggiatore come Mankiewicz, Welles non fosse in grado di produrre uno script di pari qualità: “I suoi successivi thriller sono spesso piacevoli, ma sono solo dei thriller (…). Non ha mai più creato dei grandi personaggi originali”.

Una proposta di interpretazione: “American” e “Quarto potere” a confronto

Nelle proposte di interpretazione contenute nel testo Da American a Citizen Kane, raccolte nel volume Il cinema secondo Orson Welles (SNGCI, 1977), l’americanista e studiosa del cinema americano Giuliana Muscio ha analizzato sia American di Mankiewicz che la versione finale della sceneggiatura di QUARTO POTERE.
Le sue note si basano sull’assunto che l’apporto di Welles sia stato fondamentale per ottenere il testo finale su cui si sono basate le riprese del film. Il tocco di Welles, afferma la Muscio, è evidente nella reinterpretazione della sceneggiatura “in senso visivo”, con uno sviluppo della personalità del protagonista “più contraddittoria e dominante” rispetto al personaggio elaborato da Mankiewicz che, nella stesura iniziale, aveva tratti melodrammatici e sentimentali.
La Muscio individua numerosi dettagli tecnici e stilistici a supporto della sua tesi. In particolare, le soluzioni “teatrali” suggerite da Mank sono state sostituite da altre più cinematografiche. Per esempio, all’entrata dei personaggi dalle porte o dai cancelli proposte da Mank, ne sono state preferite altre tecnicamente più elaborate, che prevedevano l’introduzione del personaggio grazie a movimenti di macchina attraverso finestre o, addirittura, tetti.
Secondo la Muscio, Welles, dunque, trasformò American, un melodramma di impostazione teatrale, con un protagonista malvagio e uno sfondo di scandali giornalistici da anni 30, in Citizen Kane, un capolavoro cinematografico (e questo già a livello di sceneggiatura), in cui campeggia come eroe un affascinante mistero, capace di suscitare allo stesso tempo odio e amore, trasformazione decisiva nella tiplogia dell’eroe hollywoodiano”.

“Mank”: la sceneggiatura di Jack Fincher

La sceneggiatura di ‘American’ nel film ‘Mank’ di David Fincher [Photo Credit: Netflix].

A distanza di quasi 50 anni dal saggio della Kael e a 35 dalla morte di Orson Welles, con il film Netflix MANK, David Fincher solleva ancora una volta il sipario sulla genesi di QUARTO POTERE.
MANK si basa su una sceneggiatura di un centinaio di pagine scritta nel 1994 dallo sceneggiatore e giornalista Jack Fincher, padre di David, scomparso nell’aprile 2003.
Stando a quanto riporta l’autorevole sito wellesnet.com, sembra che lo script di Fincher Sr. sia schierato abbastanza apertamente con Herman J. “Mank” Mankiewicz, come, a suo tempo, fu il saggio di Pauline Kael. In particolare, pare che la sceneggiatura di Jack Fincher, che, perlopiù, racconta le settimane trascorse da Mankiewicz a Victorville, durante la stesura di American, offra un ritratto poco generoso di Welles.

Gary Oldman in ‘Mank’ [Photo Credit: Netflix]

Lo storico del cinema Joseph McBride, autore di diversi libri su Orson Welles, ha letto la sceneggiatura di Jack Fincher: MANK fa una caricatura ostile e semplicistica di Welles. Viene dipinto come una figura minacciosa, nel solco del mito creato da Pauline Kael, John Houseman e altri suoi nemici. (…) Spero che il film di David Fincher non si riduca a una caricatura così semplicistica di Welles, come se questo fosse l’unico modo per dare veramente merito al grande Herman J. Mankiewicz”.
Wellesnet ha sottoposto la sceneggiatura di Fincher Sr. anche a Sydney Stern, autore del libro The Mankiewicz Brothers (2019): “Nonostante i suoi elementi di fantasia, ho pensato che l’Herman Mankiewicz di MANK abbia catturato la natura contraddittoria del vero Mank: fare accattivante, arguzia e grande saggezza combinati con volatilità, rabbia e una capacità apparentemente illimitata di autodistruggersi”.
Ma, dato che sui dettagli della trama di MANK vige ancora il più stretto riserbo, non sappiamo se e come il film Netflix di David Fincher si sia attenuto alla sceneggiatura scritta oltre 25 anni fa.


Bibliografia e sitografia di riferimento

AA.VV., Il cinema secondo Orson Welles (SNGCI, 1977).
Orson Welles, Peter Bogdanovich, a cura di Jonathan Rosenbaum, Io, Orson Welles (Baldini & Castoldi, 1993).
Peter Bogdanovich, Il cinema secondo Orson Welles (Il Saggiatore, 2016).
wellesnet.com
François Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock (Il Saggiatore, 2009).

Si ringrazia Massimiliano Studer per i preziosi spunti di ricerca.

[Nella foto principale: Orson Welles in un’immagine promozionale di QUARTO POTERE. Photo Credit: RKO].

Exit mobile version