Recensione su La zona d'interesse

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Banale burocrazia / 14 Marzo 2024 in La zona d'interesse

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Guardare il film di Glazer e non fare un parallelo con La Banalità del Male della Arendt è praticamente impossibile.
Sembra che i due autori parlino la stessa lingua anche utilizzando media diversi, una usa l’inchiostro e l’altro la macchina da presa, una fa leva sull’immaginazione e l’altro ti mostra quello che ha immaginato.

La zona d’interesse ha una struttura narrativa assolutamente originale, impossibile non notare alcuni contrasti concettuali nelle inquadrature(che in questo caso diventano quadri veri e propri) es. :il giardino curatissimo che occupa tre quarti dello schermo e in alto nascosto il muro col filo spinato; e il contrasto con il sonoro: le urla, gli spari, i gemiti sono sempre presenti, costanti, come la goccia che scava la pietra, uno stillicidio, suoni che fanno parte del rumore d’ambiente, come fosse vento nelle foglie e che non disturbano assolutamente il micro-cosmo della famigliola piccolo-borghese.

Il succo del film credo si trovi nella scena in cui Hoess invita a casa una specie di ingegnere, un tecnico comunque e si mettono a discutere, seduti su un tavolino con tanto di planimetria alla mano, di come far funzionare in maniera più efficiente gli inceneritori, come stessero parlando del più e del meno;
ecco in quella scena si descrive perfettamente la mostruosa banalità che descrive Hannah Arendt, quando nel 1961 va a Gerusalemme per assistere al processo di Eichmann e altri imputati e rimane sorpresa/scioccata dalle risposte che vennero date al perché di quel massacro, non c’era un odio radicato del popolo ebraico, loro “eseguivano semplicemente gli ordini” erano dei burocrati alienati, abituati ad obbedire, a non farsi domande e non in grado di fare altro, non in grado di concepire un’altra esistenza, per Heichmann la fine della guerra rappresenta il giorno più brutto della sua vita non perché probabilmente avrebbe pagato per le sue azioni ma per il senso di deresponsabilizzazione, per la mancanza di appartenenza a.

“I macellai di questo secolo non hanno la grandezza dei demoni, sono dei tecnici che si somigliano e ci assomigliano. […] Il male non è mai radicale, è soltanto estremo, non possiede una profondità ma si diffonde in superficie e proprio per via dell’assenza di radici, questo male, non conosce limiti.”

– Hannah Arendt

PS:
Non ho mai sopportato il rumore di masticazione in sala ma non l’avevo nemmeno mai odiato cosi tanto, questo è un film che richiede silenzio assoluto considerando che l’orrore avviene tutto fuori campo e ammetto che il ruminare di certi spettatori mi ha innervosito cosi tanto da pensare che gli avrei fatto masticare volentieri un bel marciapiede, modello American History X.

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