Una giornata particolare

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Una giornata particolare

Ambientato nel 1938 durante la parata fascista organizzata in occasione della visita di Hitler a Roma: Antonietta (Sophia Loren), che rimane sola in casa quando il marito e tutti i figli partecipano all'evento, stringe amicizia con il suo vicino di casa Gabriele (Marcello Mastroianni). Per i due sarà una giornata particolare.
Andrea ha scritto questa trama

Titolo Originale: Una giornata particolare
Attori principali: Sophia Loren, Marcello Mastroianni, John Vernon, Françoise Berd, Patrizia Basso, Tiziano De Persio, Maurizio Di Paolantonio, Antonio Garibaldi, Vittorio Guerrieri, Alessandra Mussolini, Nicole Magny, Galeazzo Ciano, Adolf Hitler, King Victor Emmanuel III of Italy, Benito Mussolini, Mostra tutti

Regia: Ettore Scola
Sceneggiatura/Autore: Ruggero Maccari, Ettore Scola, Maurizio Costanzo
Colonna sonora: Armando Trovajoli
Fotografia: Pasqualino De Santis
Costumi: Enrico Sabbatini
Produttore: Carlo Ponti
Produzione: Canada, Italia
Genere: Drammatico, Romantico
Durata: 106 minuti

Dove vedere in streaming Una giornata particolare

Io non credo che l’inquilino del sesto piano sia antifascista, semmai il fascismo è anti-inquilino del sesto piano! / 10 Ottobre 2016 in Una giornata particolare

Una sceneggiatura interessante (a cui collabora anche Maurizio Costanzo) che affronta il tema della donna, degli omosessuali e in generale della vita ai tempi del fascismo. Ma è anche una delicata storia di una passione effimera e impossibile.
Due personaggi caratterizzati ottimamente e interpretati da due degli attori più celebrati del nostro cinema, entrambi non più giovanissimi ma in splendida forma.
Antonietta rappresenta la castigata donna fascista, ignorante suo malgrado, che cerca una bovaristica evasione da una quotidianità che accetta pienamente (insieme all’infelicità che ne deriva) senza che altrettanto faccia il suo inconscio.
Gabriele è l’intellettuale omosessuale disilluso, che cerca di ritrovare un interesse per la vita nelle piccole cose (macinare il caffé, il monopattino), per tornare poi alla sua rassegnata condizione di malinconia per l’imminente invio al confino.
Ettore Scola passa dalla commedia al drammatico, con una regia intima e pulita, in un contesto praticamente teatrale.
Numerosi piani sequenza, tra cui quello memorabile iniziale del risveglio mattutino, con la macchina da presa che rimbalza dolcemente tra le stanze dell’appartamento di quell’anonimo palazzo popolare.
Un lungo estratto da un cinegiornale d’epoca precede l’inizio della pellicola vera e propria.
L’ingegnosa idea della radio che trasmette la cronaca dell’evento che si sta tenendo in città permette di connotare la pellicola in senso fortemente storico e insieme di accompagnare le azioni dei protagonisti riempiendo i vuoti che altrimenti si sarebbero creati (ma che, vista l’intensità espressiva dei due attori, probabilmente non avrebbero comunque sfigurato).

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“Piangere si può fare anche da soli, ma a ridere bisogna essere in due” / 21 Gennaio 2016 in Una giornata particolare

Due storie sulla stessa linea temporale.
Da un lato la visita di Adolf Hitler a Roma nel 1938 e la parata voluta da Mussolini in onore del “fuhrer”. Da un altro lato l’incontro che avviene tra Antonietta (Sophia Loren) , una donna costretta a ricoprire il ruolo di custode del focolare e Gabriele (Marcello Mastroianni), un radiocronista dell’EIAR appena licenziato dalla stessa.
Per il regime sono due semplici “manichini”: lei rispecchia il ruolo di una macchina “sforna figli” devota al duce e al suo mito, continuamente insultata dal marito e dai figli. Lui è quello che viene definito un “deviato”, un “disfattista e antifascista”, per questo cacciato dalla radio in cui lavorava. Due persone diverse, ma entrambe accomunate da una lieve insoddisfazione nelle proprie vite.

Capolavoro di Ettore Scola su cui sembra quasi impossibile aggiungere altro. Una vicenda personale che si esaurisce nell’arco di una giornata e che si consuma dentro le mure domestiche mentre, in sottofondo, dalla radio il telecronista descrive minuziosamente ogni momento della parata di quel 6 maggio 1938. Ma lo sguardo e le orecchie dello spettatore sono da ben altra parte.

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11 Aprile 2011 in Una giornata particolare

Il fatto che il delicato lirismo dell’inizio finisca per morire, violentato, strozzato, in un finale sin troppo prosaico, é, secondo me, il grande (e quasi unico) difetto di questo bel film di Scola.
La prima parte, in effetti, ha in sé una bellezza rara; l’incontro casuale (a causa, se non ricordo male, di un uccello fuggito dalla gabbia) dei due protagonisti (Giorgio e Antonietta) in un deserto quartiere popolare della capitale (tutti gli altri, infatti, sono in strada per accogliere, con canti fascisti e braccia alzate, Hitler) ha il sapore di un primo appuntamento romantico tra ragazzi.
Lei, madre di famiglia numerosa, devota al Duce, sembra sperimentare (per la prima volta) i sentimenti di una giovinetta alle prese con il primo amore: c’è un tenero, malcelato imbarazzo nelle sue azioni, dovuto, in parte, ad un senso di inadeguatezza per una crudele povertà materiale (impossibile dimenticare la scena nella quale la Loren si sistema la calza per coprire buchi e smagliature) e, in parte, all’ammirazione dell’essere semplice (quale essa è) per quello che riconosce come diverso, per non dire superiore (l’aspetto distinto di lui, la sua cultura, ne fanno qualcosa di profondamente diverso da quello che lei aveva sempre conosciuto; Gabriele, intellettuale omosessuale, non ha proprio nulla a che spartire con il rozzo e animalesco marito di lei).
Tutto il loro rapporto (un rapporto “pressato” da una parte dal tempo e dall’altra dalla natura), a ben vedere, è destinato a ricalcare la parabola classica del rapporto amoroso: alla conoscenza seguono l’intesa (inevitabile tra due outsiders come loro, diversi eppure simili nella loro insofferenza ad un modello esistenziale non solo propagandato ma imposto da un regime onnipresente), il divertimento (la scena in cui Giorgio tenta di insegnare alcuni passi di danza ad Antonietta), la condivisione; vengono poi il conflitto, la “passione”, il forzato ed inevitabile distacco.
Il contenuto simbolico, male mistificato dentro una narrazione lineare, finisce per trasfigurare una storia normale in qualcosa di complesso ed irreale (ma, forse, basta la disperazione, personale e storica, a spiegare il comportamento dei due: non c’è nulla di più umano, in fondo, del desiderio di lasciare delle tracce dietro di sé).
Una garanzia il sodalizio Loren-Mastroianni, oramai consolidato.
Fotografia efficace.

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