Recensione su Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet

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Ecco cosa succede quando un adulto vuole rappresentare il mondo sotto gli occhi di un bambino / 18 Giugno 2015 in Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet

TS Spivet sarebbe potuto essere un buon film.
Il viaggio, la crescita, il mondo visto da un punto di vista normalmente ignorato dall’adulto, un padre e una madre agli antipodi che, non si sa come, continuano ad amarsi. Una scoperta scientifica degna di un Nobel! Ma poi…
Recitazione fiacca da parte del protagonista (e un po’ di tutti, ad eccezione del papà che mi ha fatto sorridere), emozioni poco credibili e forzate, stereotipi a gogo, clima fiabesco in cui non ci si riesce ad immergere, utilizzo della scoperta scientifica che poi, alla fin fine, di scientifico ha davvero poco.
Ma io dico: volete inserirci questo tema?, bene!, avete due possibilità: evitare di approfondirlo o parlarne davvero per bene. Non potete inventare un macchinario che funzioni con un principio scientifico portato agli estremi della semplificazione che a sua volta funzioni con estrema efficacia in modo estremamente semplice.
Le apparizioni del fratello morto, poi, sono una forzatura. E’ bello pensare che i bambini abbiano la fantasia che un adulto non potrà mai avere, ma non vedono quello che non c’è. E non vedono neanche fiumi di cioccolata scendere dalla montagne.
I bambini sono bambini, stop. Perché gli adulti devono sforzarsi di credere che siano tanto diversi da loro? Perché devono sforzarsi di vedere con i loro occhi?
Il problema è che non si è più in grado di tornare indietro e capire come si ragionava in passato. Chi ha sedici anni chiama pischello chi ne ha quindici e non pensa che l’anno successivo chiamerà pischello chi avrà l’età che ha ora.
Ho odiato questo film dalla prima scena.
E’ tutto finto.
E poi Helena Bonham Carter si è trasformata in una grassa entomologa.

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