Recensione su Revenant - Redivivo

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Where wild Powaqas are / 17 Febbraio 2016 in Revenant - Redivivo

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Quindi già dal prologo si capisce che DiCaprio ha litigato con lo shampoo. Dov’è Powaqa? Western del freddo nord, antitetico al più classico Grand Canyon. Somewhere over the rainb… Missouri, da qualche parte nella storia della frontiera, una spedizione accampata sulle rive del fiume si appresta a partire carica di preziose pelli. Accampata malissimo, stanno proprio sotto una collina e non vedono nulla di cosa ci sia oltre. Non serve essere Napoleone per non accamparsi lì eh, ma vabbè, il comandante l’è tant un brav fanciòt ma non è una cima per tutto il film. Dunque per gli indiani è uno scherzo piombargli addosso e ammazzarli quasi tutti. Si salvano in una dozzina, che guidata da Hugh Glass e dal figlioletto mezzosangue e mezzafaccia cercano a piedi di tornare da dove eran venuti. Gli indiani li inseguono, hanno un capo che qualsiasi cosa accada dice “Sono loro, hanno rapito mia figlia Powaqa!” In una scena dolorosa come poche, un’orsa che difende i cuccioli fa a brandelli Leo, che viene abbandonato morente dai compagni e tradito da un tipo badass whose name’s Fitz. Si parte da qui, si trova mezzo morto in mezzo al niente, e deve cavarsela. Non è quantificabile il numero di sofferenze indicibili e tormentose attraverso cui passa Glass, che perde sangue da ogni buco, si cauterizza ferite con la polvere da sparo, si fa delle tracheotomie, dorme dentro a carcasse di animali morte (questa, dimmi di no, era presa direttamente da Man vs wild di Bear Grylls, che lo faceva già nel 2009) e risorge e sopravvive enne volte. Al punto da sembrare immortale, una ca**o di divinità antropozoomorfica grazie alle pelli che indossa, che attraversa i boschi e le acque ghiacciate; io che solo ero spettatore avevo freddo per lui, e ho terminato il film che sembravo un igloo di giacche, con la testa a mò di camino. Oh, hai mica visto Powaqa? Sì, è andata di là. Lui è immortale, mentre tutti quelli che lo aiutano muoiono male. Ed era talmente screpolato lui che avevo voglia di mettermi il burro cacao. Il tutto sullo sfondo di una natura incontaminata/indifferente da National Geographic e oltre, immensa, con una fotografia pazzesca e tutta fatta con la luce naturale, il cuore dell’America. Sul serio, roba da guardare mentre qualcuno in sottofondo legge Walt Whitman, e citare a caso WW è sempre bello. La lotta tra uomo e natura raramente è stata resa cinematograficamente così bene, e fondo, all’estremo. E a Inarritu tutto si può dire ma non di non provare ad allargare gli estremi. In questo regno tutto è materiale e fisico, le persone sono fatte di buchi, cuciture e cicatrici, che portano sia dentro sia fuori. Tra tante crudità, si inseriscono una serie di sogni/ricordi/stommale vagamente romantici e pacchiani, che ho trovato funzionali al racconto quanto banali. Poi torna il rombo di vendetta natura e sangue. La sofferenza passa dagli occhi di Leo a quelli di chi guarda. E ce li si immagina, Ina e Leo, col primo che dice al secondo: “Leo, io più che farti sbrindellare da un orso non so che fare, se non lo vinci così non lo vinci più. Dai che ha chiamato Powaqa, andiamo a farci una birra”.

3 commenti

  1. paolodelventosoest / 17 Febbraio 2016

    Beh è un accampamento lungo il fiume, tutto sommato ci sta 🙂

  2. hartman / 17 Febbraio 2016

    In realtà dormire dentro la carcassa di un animale si era già visto addirittura nel 1980: star wars episodio V – l’impero colpisce ancora 😀

  3. tragicomix / 20 Febbraio 2016

    @paolodelventosoest no no, non cambio idea, stai in territorio dove puoi essere attaccato e ti metti nell’unico punto dove non puoi vedere un cacchio? Al massimo sopra la collina, o mettici qualcuno sopra, o non so, fai qualcosa! 😀
    @hartman vorrei dire una cosa stupida: eh sì, ma quella era fantascienza!

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