Recensione su Il Grande Gatsby

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20 Ottobre 2013

Povero povero Baz. Cosa c’è di male se è un tizio a cui piace esagerare e vivacizzare le sue storie barcollando sul filo sottile che lo separa dal pacchiano?
Consapevole di quello che fa Baz e di come lo fa, ho visto Gatsby con piacere, scegliendo di apprezzare il suo stile chiassoso,,che sicuramente divide le opinioni, ma che ha una sua forza e coerenza, e pure un certo fascino per quel che mi riguarda.
La storia procede spedita per 2 ore e 20, e la prima parte è un tripudio di lustrini, musica, colori, CGI onnipresente e carrellate di camera veloci, così come è veloce la vita dei ricchi che ballano fino all’alba a quelle che sono le feste meglio rese, cinematograficamente parlando, degli ultimi tempi. E quando spunta, tra i fuochi d’artificio, Leonardo Di Caprio/ Jay Gatsby il film ingrana davvero, perchè Leo si cuce addosso il ruolo come una seconda pelle, perchè ha il viso perfetto per la parte e perchè riesce a impegnarsi ancor una volta in una prova stupenda, con un ruolo un po’ diverso dai suoi ruoli tipo, coniugando un lato passionale e uno più malinconico e sognatore, sorreggendo sulle spalle un intero film. Affiancato da un Tobey Maguire funzionale e osservatore e da una Carey Mulligan delicata delicata, una buona Daisy, che da l’idea di fragilità e volubilità e puntellato qua e là dagli sguardi intelligenti di Elizabeth Debiki/Jordan Baker ( bella e brava lei), il film non annoia e si muove veloce tra dramma e sentimento, con scene preziose sparse in giro e adornato da una bellissima OST, che sfrutta molto la canzone più brutta o quasi ( Lana Lagna Del Ray) , ma si rifà sfruttando ancor di più i The XX, che con un ritmo battente scandiscono certi momenti clou… Se solo Florence and The Machine, con una delle canzoni più belle, fosse stata inserita meglio, allora sarebbe stata la perfezione. Fotografia accesa, coerente con il tono del film e dialoghi presi pari pari dal libro, molto efficaci e indubbiamente belli.
Con qualche cambiamento rispetto a libro, nulla di grosso, il film si conclude con classe, e in definitiva posso dire che l’esaltazione e l’esasperazione di ogni comparto non mi hanno disturbata, ma hanno dato un tocco in più, stridendo piacevolmente con la decadenza, il cinismo e l’amarezza della vicenda, infiorettata ma non snaturata.

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