Recensione su The Alphabet Killer

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Un alfabeto indecifrabile / 22 Gennaio 2022 in The Alphabet Killer

Follia e solitudine al centro di un thriller dalla fotografia “sporca” . L’investigatrice in modo involontario detta all’assassino seriale un codice per gli omicidi, cercando una logica là dove esiste solo un caso sanguinario e macabro. Le piste investigative finiscono in vicoli ciechi. La parte finale è quella più emozionante e disturbante.

La produzione ha ispirato un breve testo sulla pareidolia ontologica.

Caso, destino, libertà: da che cosa dipende tutto ciò che accade? Da uno di questi tre fattori o da un concorso di tutt’e tre o di due elementi? E’ evidente che ci troviamo di fronte ad una questione inestricabile, anche se accogliamo una sola di queste coordinate, ad esempio, se riteniamo che gli eventi dipendano in toto dal caso, perché poi dobbiamo spiegare anche le circostanze che non paiono fortuite, ma derivare o da un piano o dalle decisioni degli individui. Se ipotizziamo che gli avvenimenti siano il risultato di una sinergia tra sorte, libero arbitrio e persino Provvidenza, si sfocia nelle assurdità di Dante che, per bocca di Marco Lombardo, si cimenta nel maldestro e fallimentare tentativo di conciliarle tutt’e tre. L’Alighieri, sommo poeta, ma come filosofo non vale un fico secco!
Nei confronti degli eventi tendiamo ad assumere un atteggiamento che definisco “pareidolia ontologica”, ossia, come nelle forme stocastiche delle nuvole e delle rocce, tendiamo a percepire oggetti e animali noti, così negli accadimenti siamo inclini ad intravedere un significato, come se ad essi soggiacesse, oltre l’apparente casualità, una ratio, per quanto difficile da far emergere. Questo significato esiste davvero o è solo l’esito di una nostra esigenza di razionalizzare l’irrazionale?

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