Recensione su Shame

/ 20117.0532 voti

17 Dicembre 2012

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

La sintesi che ti senti fare è del tipo “è un film dove scopano tutto il tempo”. Che detto così è un po’ inquietante, anche perché io i porno sono abituato a guardarli a casa, e non mi sembra il caso di andare al cinema. Il regista è un tale che non so per quale ragione si chiama Steve McQueen, ed è un artista inglese di boh, al suo secondo film, e tutti dicono che anche il primo era così bello. Dette le premesse, veniamo al film: in una Londra dai palazzi a specchio ci sta Brandon (“quel figo di Fassbender”, secondo la mia amica P.), che ha una bella casa e un lavoro. Però si ammazza di pugnette ovunque, ha una vera e propria ossessione per il sesso di qualsiasi tipo, nonostante il suo superficiale benessere materiale. Perché poi è anche un figo (come detto), e oltre a mostrarci l’arpione all’inizio mentre gira nudo per casa, dopo essersi sbattuto una troia, non ha difficoltà a farsi tutte quelle che vuole. A lui si accosta, inaspettata, Sissy, l’ancora più debole sorellina (che ca**o di famiglia però), che canta e si innamora di qua e di là e soffre ed è instabile. Quindi, in sintesi lui è un ossessionato dipendente sessuale stabile, lei un’ossessionata dipendente affettiva instabile. La convivenza non fa bene, e mentre Brandon in una notte si fa pestare al camionista alla cui tipa aveva fatto un ditalino al bancone di un bar, e poi se ne va a fare un threesome iinterracial con una bionda e una giapponese, la sorellina ricade nel (vecchio) vezzo di tagliarsi le vene nella vasca da bagno. Care vecchie abitudini.
C’è chi ha detto che fosse un capolavoro, chi una pisciazza. Io son del parere che lo spettro intermedio sia pressoché infinito, e si possa girare un bel film sulle ossessioni in cui cadere nelle metropoli d’oggi senza dover per forza essere osannati o ricoperti di interiora di bovino. Le fatiche esistenziali dei due fratelli sono ovviamente complementari, ognuno è un po’ della parte che all’altro manca, e la pioggia di corpi nudi non equivale ad una nudità delle emozioni. Anzi, il percorso si compie nel film proprio con il loro progressivo dissotterramento dalla situazione iniziale, in cui semplicemente non esistevano, nascoste da tonnellate di internetpornografia.

Lascia un commento