Recensione su Sfida infernale

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Sfida infernale
Regia:

Mitologia estremo-occidentale / 5 Marzo 2011 in Sfida infernale

Non so se sia il western più famoso di Ford, come devo aver letto da qualche parte. Certamente, nella sua semplicità strutturale, è quello che con maggior limpidezza enuncia il canone della mitologia western fondativa degli United States come nazione civile. Dopo aver conquistato grazie a coraggiosi avventurieri mezzo fuorilegge i grandi spazi aperti e spopolati del west (ok, c’erano quei quattro straccioni primitivi dalla pelle rossa, ma si può lasciare tutta quella terra a gente così? Il progresso è il progresso, cavolo…), occorre instaurare legge ed ordine, fondare le istituzioni… Per questo i fratelli Earp devono sconfiggere i Clanton; per questo il nobile d’animo e tormentato, ma poco rispettoso della legge, Doc Hollyday deve uscire di scena, insieme all’equivoca (per professione) Chihuahua. Per Ford legge e ordine sono necessari, anche se i “migliori” possono non applicarli sempre; ma i loser gli sono più simpatici e vicini, probabilmente, in quanto più genuini, spontanei, coerenti con se stessi, umani. Ecco perchè Henry Fonda è perfetto nei panni di Earp, come lo sarà ne “Il massacro di Fort Apache”: un uomo che in nome della legge e delle convenzioni sociali mantiene un ferreo controllo sulla propria natura e sui propri istinti, al punto di risultare quasi inumano e da vedersi costretto a chiedere ad un barista se sa qualcosa dell’amore (“No, signore, ho fatto il barista per tutta la vita”).
Non è mitologia questa? Pensiamo ai Greci antichi, ad esempio; come non ricordare i diversi miti di liberazione del territorio dal selvaggio e mostruoso (Teseo, Ercole…) e la successiva emarginazione degli eroi medesimi da parte della società ormai organizzata attorno a figure meno affascinanti ma più controllabili?
Ford tornerà finchè gli sarà possibile a raccontare questo mito: basti pensare a film come “Sentieri selvaggi” e “L’uomo che uccise Liberty Valance”.

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