Recensione su Mood Indigo - La schiuma dei giorni

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14 Dicembre 2013

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Colin e Chloè, si amano, si muoiono, la casa si restringe. Giàssai. La storia (vecchia questione) dovrebbe esser già stata letta, ma se la si è già letta la trama sorprese ciao. E il resto, a parte la superficie, nemmeno. Per cui troppo lo scarto dal libro, troppo lungo tutto, il di Gondry impegno, seppure non lesinato per un ca**o, si risolve in altalenanti, ora riuscite ora no, trovate visive, ma la sostanza è bloccata dal e nel testo scritto, irraggiungibile; va detto che il libro è fuori dall’ordinario per cui si fatica, almeno io, a ragionare nei termini conseuti del binomio libro/film. Nella scelta di tentare questa trasposizione Gondry si è preso un compito e rischio probabilmente impossibili da superare; et c’est dommage, perché sembra l’unico che avrebbe potuto riuscire. Invece il doppio surrealismo, di Vian e di Gondry, si accumula senza fondersi e gira a vuoto, a noia, mentre tutto quello che era eversivo e dirompente ed eccentrico nel testo risulta smorzato e affievolito dalla messa in immagini. Se non è un problema questo, nom d’un chien!
Sullo sfondo c’è una Parigi ma anche no, e una Tatou che è vecchia tanto, fin dall’inizio, e stona con la bellezza iniziale del giovane amore che sboccia (per quando muore, quindi, va bene). Tanto Jazz, il tipo grosso e nero di Quasi amici, che ormai viene infilato ovunque, Chick e la sua idolatria per Jean Sol Partre, che ha gli occhi a tubo catodico.
Sì la vita se ne va, i colori si spengono, ho già detto che la casa si stringe?
Il topo.
Sì ok ma.. lo sapevamo. E con il libro dispiaceva pure.

Non riesco a figurarmi come si possa reagire a questo film senza aver letto il libro.

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