13 Recensioni su

Marie Antoinette

/ 20067.0566 voti

Il voto è per costumi e scenografia / 17 Ottobre 2017 in Marie Antoinette

Non mi pare di aver mai visto un film di Sofia Coppola (al contrario di quelli del padre, che già con solo Il Padrino sarebbe da glorificare) anche perché, a parte forse Lost in Translation, non li ho mai trovati interessanti. Mi è capitato di vedere questo film qui, e, diciamolo subito, è stato alquanto noioso, esattamente, forse giusto un pochino meglio, come me lo aspettavo. Il cast è sicuramente di tutto rispetto (Kirsten Dunst è Maria Antonietta, Jason Schwartzman è Luigi XVI, poi, tra i tanti altri ci sono Rip Torn, Asia Argento (vabbè….), Danny Huston e pure un giovane Tom Hardy in un ruolino minore. Il problema è che il film, oltre ad essere piuttosto fiacco (onestamente non penso importi a molti di vedere gli sfarzi di Versailles, la giovane austriaca con il marito che non vuole fare il suo compito matrimoniale -diciamo così-, lei che si lascia prendere dal lusso e dalla lussuria del posto), presenta un personaggio che a me personalmente non riesce proprio a starmi simpatico, tanto più che la parte che ho maggiormente gradito è quella finale, con la Rivoluzione che incombe, purtroppo giusto accennata, ma ci stava. Ci sono comunque delle cose positive: a me la regia di Sofia Coppola è sembrata più che discreta, e poi, ciò che ha alzato di tanto il voto -anche se il 6 resta un miraggio, sia chiaro- sono le bellissime ambientazioni, scenografie e i costumi, veramente perfetti. Particolare la scelta di mescolare musica classica con gruppi come Siouxsie and the Banshee, The Cure e così via (che oltretutto non gradisco particolarmente, ma non si può pretendere sempre di avere l’hard rock in periodi inusuali, vedi “Il Destino di un Cavaliere”). Insomma, stupendo da vedere, noioso e antipatico quanto il personaggio protagonista da guardare, con la storia piuttosto sottovalutata tra l’altro. Ma almeno poi, anche se poi la situazione degenerà ulteriormente, risuonerà la Marsigliese.

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Interessante / 2 Gennaio 2016 in Marie Antoinette

Film piacevole, però non è uno di quelli che guarderei più di una volta. La cosa che trovo senza senso è il fatto di usare anche musiche moderne per un film storico.

Il destino di una regina / 11 Luglio 2015 in Marie Antoinette

1755.1770.1793. Si può racchiudere in queste tre date la vita di Maria Antonietta d’Austria, regina di Francia.
Il 2 Novembre del 1755 viene al mondo. Nel 1770 ha il suo primo incontro con il futuro marito. Il 16 Ottobre del 1793 viene ghigliottinata.
Non è su queste fondamentali date che Sofia Coppola costruisce il suo film ma dedica tutta la sua attenzione sulla difficoltà di crescita di questa giovane donna. Una scelta coraggiosa la sua ma ottima.
Coadiuvata da straordinari costumi e da una colonna sonora che mescola sapientemente musica d’epoca a brani moderni ed evitando con molto coraggio i cliché storici e politici(e le varie leggende che sono nate sul suo conto), Sofia ci mostra una principessa bambina che diventa lentamente donna, moglie e madre nello sfarzoso crepuscolo della corte di Versailles, una donna bambina che soffre per le disattenzioni(soprattutto sessuali) del marito e che compensa le frustrazioni di un ruolo troppo grande per lei giocando con scarpe, cibi e gioielli come fosse una ricca signora di Beverly Hills.
Sofia Coppola, così in Lost in Translation, riesce a dipingere una meravigliosa regia di spaesamento, che ha nella principessa il suo unico centro: già il ‘passaggio’ dall’impero austriaco a quello francese è maestoso e malinconico, in più lei ci prepara al destino di uccellino in una gabbia d’oro che attende questa ragazza che dovrà presto rassegnarsi a vivere, prigioniera di tutto, onnipotente e impotente allo stesso tempo, separata dal mondo intero da potenti sbarre.
Interessante il drappello d’attori coinvolti tra i quali spiccano Rip Torn (nel ruolo di Luigi XV, suocero di Maria Antonietta), Judy Davis (contessa di Noailles) e infine l’ingessato delfinotto Jason Schwatzman (il futuro Luigi XVI. Stendo un velo pietoso su Asia Argento).
La Maria Antonietta adulta non è più un’Alice nel paese delle meraviglie ma solo una trentacinquenne invecchiata all’improvviso, con tutta una vita trascorsa a non sapere del mondo e che d’un tratto si trova addosso l’odio di tutta una nazione.
Un film intelligente, istruttivo e dal gusto sofisticato, un’altra ottima prova dopo Lost in Translation per Sofia Coppola.

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che roba e’? / 19 Agosto 2014 in Marie Antoinette

Sono uscito dal cinema chiedendomi cosa avevo visto.
Costumi e scenografie molto belle. Recitazione anche.
Tutto il resto proprio no. Un continuo contrasto tra moderno e antico che stride e fa digrignare i denti.

The Queen Is Dead / 18 Novembre 2013 in Marie Antoinette

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Sofia Coppola: pessima attrice (vedere per credere la sua disastrosa interpretazione nel terzo capitolo della saga del “Padrino”) ma ottima regista. “Marie Antoinette” è un’opera raffinata ed emozionante, visivamente sontuosa, in cui ogni dettaglio è curato alla perfezione, con la quale la figlia del grande Francis Ford Coppola chiude magnificamente un’ideale trilogia, cominciata con il pregevole “Il giardino delle vergini suicide” e proseguita con il delizioso “Lost in Translation”, dedicata alla cosiddetta “giovinezza inquieta”.
La pellicola (basata su un libro di Antonia Fraser, “Maria Antonietta – La solitudine di una regina”) racconta – molto liberamente – la vita di Maria Antonietta, ossia l’austriaca che divenne la regina di Francia.
La storia prende il via nel 1768, quando la Francia e l’Austria raggiungono, dopo lunghe ed estenuanti trattative, un accordo di pace: per rinsaldare l’armistizio siglato con tanta fatica, l’imperatrice Maria Teresa decide di dare in sposa al nipote di re Luigi XV, Luigi Augusto, una delle sue figlie, la quattordicenne Maria Antonietta.
Per la ragazza il distacco dalla famiglia è doloroso, e l’impatto con la nuova realtà inevitabilmente traumatico.
Sperduta e confusa, non appena mette piede nella reggia di Versailles mostra subito segni di insofferenza verso le rigide regole che l’etichetta le impone.
Il matrimonio, poi, si rivela un fallimento, perché il marito è totalmente insensibile al suo fascino, cosa che rende problematica la nascita di un erede. Costretta a subire la pressione della madre, la quale vorrebbe che lei desse alla luce un bambino prima di sua cognata, la contessa di Provenza, Maria Antonietta, nel tentativo di dimenticare le ansie e i problemi che l’affliggono, si abbandona al lusso più sfrenato e ha un flirt con il conte Hans Axel von Fersen.
La gente, nel frattempo, inizia a mormorare e i pettegolezzi sui due coniugi si sprecano.
La ragazza, ribelle e intollerante, sempre più annoiata dalla vita di corte, cova un odio profondo contro Madame du Barry, colei che ha il compito di sollazzare il vecchio re; la sopraggiunta morte di questi (per mano del vaiolo) costringe Maria Antonietta e il suo consorte a diventare i sovrani di Francia, con tutte le responsabilità del caso.
Una condotta assai superficiale degli affari di Stato da parte dei due giovani sarà loro fatale: il popolo francese, che accusa la regina di sperperare i soldi per cose futili, stremato dalla fame e dalla fatica, scatena una rivolta che porterà alla morte di Maria Antonietta mediante ghigliottina il 16 ottobre del 1793.
La Rivoluzione Francese si vede soltanto nei minuti finali, quasi come fosse un evento secondario (mentre mancano del tutto la prigionia, il processo e la pena di morte a cui fu sottoposta la regina; una scelta coraggiosa e controcorrente, che però ha fatto storcere il naso ad alcuni critici), perché quello che interessa maggiormente alla regista è mostrare la difficoltà di diventare grande e lo spaesamento di un’adolescente, strappata alla sua giovinezza da una genitrice che ha pensato bene di utilizzarla come strumento per rafforzare l’accordo di pace ottenuto con la Francia, che viene obbligata a crescere più in fretta del dovuto e ad abbandonare la sua casa e i suoi familiari per essere catapultata in un Paese straniero.
Nel raccontare ciò, la Coppola ritrova la sensibilità che permeava la sua opera prima, “Il giardino delle vergini suicide”, realizzando così un film che si muove, con finezza e tatto, sul confine invisibile che separa la giovinezza dall’età adulta, quel confine che Joseph Conrad chiamava “la linea d’ombra”, una linea tanto sottile e impercettibile quanto dolorosa e penosa, che Maria Antonietta sarà chiamata a superare anzitempo, scoprendo sulla propria pelle quanto possa essere amaro e faticoso oltrepassarla quando non si è ancora pronti per farlo.
La regista, inoltre, si destreggia con grande abilità e suprema eleganza sia nelle enormi stanze della reggia di Versailles (un palazzo che conta ben 700 camere) che negli affascinanti giardini all’esterno del castello, componendo inquadrature accurate ed eleganti, dimostrando in questo modo di avere un talento non comune per l’immagine.
Una biografia della regina di Francia non convenzionale, un bello schiaffo in faccia a tutti quei film in costume ingessati e senz’anima che non regalano alcuna emozione, perché realizzati da registi totalmente incapaci di infondere calore alle storie che narrano.
“Marie Antoinette” trova la sua ragion d’essere nella libertà espressiva: è un’opera anticonformista, raccontata – intuizione geniale – a ritmo di rock, con brani di gruppi come Gang of Four (“Natural’s Not in It”, sparata sui titoli di testa, durante i quali vediamo Maria Antonietta degustare una torta con aria pigra e distratta), The Cure (“Plainsong” e “All Cats Are Grey”), Siouxsie and the Banshees (“Hong Kong Garden”), The Strokes (“What Ever Happened”) e New Order (“Ceremony”, sulle cui note si svolge la meravigliosa sequenza in cui la regina festeggia il suo compleanno).
Se il film possiede un fascino notevole, oltre che alla bravura della cineasta, lo si deve anche all’apporto impeccabile di tutto il reparto tecnico, con menzione particolare per i lussuosi costumi firmati da Milena Canonero (premiata con un meritato Oscar; per lei è il terzo dopo quelli ottenuti per “Barry Lyndon” di Stanley Kubrick e “Momenti di gloria” di Hugh Hudson), ma sono parimenti degne di nota la suggestiva fotografia di Lance Acord e le ineccepibili scenografie curate da K. K. Barrett.
Ragguardevole il cast (a parte Asia Argento, che interpreta Madame du Barry), nel quale compaiono gli ottimi Jason Schwartzman (Luigi XVI), Danny Huston (Giuseppe II del Sacro Romano Impero), Judy Davis (la contessa de Noailles), Marianne Faithfull (Maria Teresa d’Austria), Aurore Clément (la duchessa di Chartres) e Mathieu Amalric (in un piccolo ruolo: quello di un uomo al ballo in maschera); ma la prova che svetta su tutte le altre è sicuramente quella di Kirsten Dunst, ragazza dal viso angelico e dal corpo suadente che con la sua lucente presenza è in grado, da sola, di illuminare l’intera pellicola. Con questa eccellente interpretazione (indubbiamente la migliore della sua carriera), la Dunst si rivela una Maria Antonietta semplicemente perfetta.
Infine, una curiosità: per poter avere nella colonna sonora del film tre canzoni dei Radio Dept., “Pulling Our Weight”, “I Don’t Like It Like This” e “Keen on Boys”, la regista ha dovuto svelare ai membri del gruppo cosa dice Bill Murray a Scarlett Johansson nel bellissimo finale di “Lost in Translation”. Cara Sofia (scusa se mi permetto di darti del tu): dal momento che, oltre ad essere un grande ammiratore dei tuoi film, pure io sono curioso di sapere cosa bisbigli il vecchio Bill all’orecchio della dolce Scarlett in quella struggente scena che scorre sulle ammalianti note di “Just Like Honey” dei Jesus and Mary Chain, perché non riveli anche a me quel segreto?

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Carino / 11 Novembre 2013 in Marie Antoinette

Film interessante, però non lo rivedrei

Maria Fuffetta / 20 Maggio 2013 in Marie Antoinette

6 e mezzo.
Costumi da oscar per Milena Canonero (scoperta dal Kubrick di Barry Lyndon).
Fotografia niente male.
Kirsten Dunst sembra nata per questa parte.
Insomma la forma è ottima, il problema è di sostanza.
Nella prima parte la trama va anche bene, anche se il film scorre un po’ lento.
Poi però i personaggi cominciano a comportarsi un po’ out of character,
e la trama diventa sempre più rarefatta.
Secondo la Coppola il male di vivere della protagonista è impossibile da definire, perché è impossibile definire la noia.
Io però non sono affatto d’accordo, ed è proprio quello che mi aspetto
che la Coppola mi mostri.
Peccato, poteva essere un grande film, le potenzialità c’erano tutte.

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Noia allo stato bradipo! / 16 Marzo 2013 in Marie Antoinette

Decisamente il film che ho trovato più insulso e noioso della mia storia dei film storici!!

~Tutto questo madame, è Versailles. / 8 Dicembre 2012 in Marie Antoinette

Con questo terzo ed ultimo film della “trilogia sulla giovinezza inquieta”, Sofia Coppola pone la firma su una pellicola di stupefacente bellezza visiva grazie ai costumi da Oscar di Milena Canonero e alle sfarzose stanze della Reggia di Versailles.

Aiutata dall’incredibile colonna sonora che affianca musica classica e rock contemporaneo, la Coppola riesce a dare un incredibile tocco personale e moderno a questo personaggio storico di cui si è ormai detto di tutto, trasformandola in una specie di icona pop da presentare con titoli rosa shocking.

Magari si abbozza superficialmente la negatività emotiva ed immatura della donna, favorendo un po’ troppo l’amore per lo sfarzo, le feste e le belle cose, magari si sono tralasciati dettagli storici importanti, ma chissenefrega.

Il raffinatissimo uso dell’immagine (vogliamo parlare dell’insuperabile scena in cui fa shopping sulle note di “I want candy”?!) riesce a sovrastare qualsiasi pecca così come gli occhi ingenui ma maliziosi della Dunst, a cui sembra che questo ruolo sia stato cucito addosso.

Maria Antonietta prima di essere una regina fu una donna, una moglie, un’amante e una madre.
E con piccoli sketch sull’orientamento comportamentale all’interno dell’ovattato mondo della nobiltà 700entesca, il messaggio dell’immatura ed irrequieta spensieratezza di questa donna arriva.. e se si riesce ad andare oltre la “monotonia” della trama, saprà investire con la forza di un treno in corsa.

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26 Agosto 2012 in Marie Antoinette

Kirsten Dunst è espressiva più o meno quanto Nicoletta Braschi.

11 Febbraio 2012 in Marie Antoinette

Per me è proprio la messa in scena dell’inadeguatezza dei regnanti e di M.Antonietta in particolare, che è totale protagonista, che rende impossibile l’identificazione o la compassione, sono persone cresciute ed allevate per ricoprire un ruole e rispondere alle responsabilità che ne derivano e lì il fallimento personale è pieno. Ci sono colpe personali e colpe collettive e storiche, impossibile dimenticare le une o le altre. Certamente la storia di due bambini chiamati a fare i grandi, incapaci davvero perchè infantili, tanto che Versailles sembra una casa delle bambole, rende incongruente un sistema politico che non risponde ai suoi tempi. Ottima la presa di posizione contro il sistema sociale,che implode in se stesso, che muore fra le mura del privilegio e che viene raccontato attraverso il disorientamento dei nobili quando il rituale che ne identifica il livello si inceppa. Ottima la resa della futilità della regina che fugge ogni ruolo blandamente politico, ogni informazione sul mondo esterno, della impossibilità di crescere perchè chiusa letteralemnte fra le mura della reggia, della sconsideratezza delle spese e della vita vissuta. E’ la maternità che la rende più matura e ricettiva, come se la portasse via dal ruolo di eterna bambina, e allora legge, ascolta il suo corpo e il bisogno di un erotismo consapevole, si rende responsabile dei suoi figli.
Ma la storia va, la corte e i consiglieri sono anch’essi figli del sistema che genera siffatti reali, quindi sono completamente ciechi e sordi a ciò che matura in Francia. Il famoso inchino mi sembra un omaggio, il tardivo riconoscimento a un mondo esterno che è stato per lo più ignorato, non disprezzato, ma proprio non conosciuto.
Il film della Coppola riprende il tema dello spaesamento (la solitudine esistenziale) di Lost in Translation, lì linguistico, qui reificato dallo svestimento che priva Antonietta anche dal cagnolino, perchè non Francese. E non è male la leggera critica ai nazionalismi e alle loro assurdità, come è evidente che in momenti di crisi il nemico è sempre uno straniero, quindi non il Re, ma la Regina, perchè austriaca, è oggetto di odio.

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Please,Bitch / 10 Febbraio 2012 in Marie Antoinette

Direi che è stata una delusione totale. Gli do un 6 solo grazie all’amatissima Kirsten e ai costumi stupendi.
Cercare di rendere moderno un film storico? Obiettivo fallito! Tute le musiche? I Cupcakes,ne vogliamo parlare??? Ma veramente dobbiamo farla sembrare una cortigiana frivola che pensa solo ai vestiti? .-. bah

19 Maggio 2011 in Marie Antoinette

Più che un film storico, l’ennesima storia di Sofia Coppola sul disagio giovanile o meglio su una ragazza che viene catapultata all’improvviso in un mondo diverso da quello a cui era abituata. Maria Antonietta si ritrova infatti circondata da gente che la disprezza x la sua provenienza (lei austriaca), con un marito che la guarda appena. Inoltre viene sottolineata l’inutilità e la grandiosità di certe manifestazione di sfarzo nella reggia di Versailles (divertente la prima notte dopo che si sono sposati, con tutto il seguito nella stanza da letto a guardare i due delfini di Francia che si mettono a letto). Maria Antonietta, anche quando diventa regina, cerca di allontanarsi dalla politica e tende a cercare di divertirsi come può. Gioca a carte, compra vestiti e scarpe ma così facendo si allontana sempre di più dal popolo (che già non l’amava troppo) fino alla tragica conclusione. Il film è un pò lento in parecchie parti (sicuramente x accentuare il disagio di Maria Antonietta), bravi gli interpreti. Bella e brava Kirsten Dunst, un pò imbambolato (ma il ruolo lo richiedeva) Jason Schwartzman.

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