Recensione su Interstellar

/ 20147.81003 voti

Evoluzioni / 16 Novembre 2014 in Interstellar

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Tralasciando gli aspetti più intimistici del film e limitandoci ai temi più propri della fantascienza recente, questo nuovo racconto si inserisce in un solco già tracciato e definito. La catastrofe ambientale, il trasferimento da un pianeta divenuto inospitale ad un altro, il tunnel spazio-temporale, il salvataggio dell’umanità, l’esplorazione dell’ignoto sono stati declinati in vario modo.
Il film, quindi, si propone come vera novità solo nell’applicazione delle teorie relativistiche sul diverso scorrimento del tempo e nelle conseguenze dell’attraversamento di un Buco nero. Ma per amore di verità bisogna anche precisare che quasi tutte le teorie scientifiche sostengono che il corpo umano non può sopravvivere a una gravità così elevata.
La gravità dunque come forza salvifica, considerato che la ricerca del pianeta abitabile avviene attraverso un Wormhole e la comunicazione con Murph attraverso un Buco nero. E la stessa scoperta che consente il salvataggio della popolazione terrestre riguarda la gravità. Impossibile allora non vedere un parallelo tra questa forza universale e l’amore, centrale in tutte le azioni decisive della narrazione.
Il confronto con 2001 è improponibile, ma i richiami al capolavoro kubrickiano sono molteplici. Uno di questi riguarda il rapporto tra evoluzione dell’uomo e intelligenza aliena. Gli esseri a 5 dimensioni infatti potrebbero essere gli stessi esseri umani evoluti che soccorrono dal futuro il protagonista in un mondo a 4 dimensioni in cui questi, a sua volta, guida la figlia relegata alla terza dimensione, potendosi muovere liberamente nel passato.
Ad ogni modo è certa e immediata l’evoluzione di Nolan: aver capito che ci si può esprimere anche attraverso il silenzio e l’omissione (e quale migliore occasione del vuoto cosmico?), evitando di cercare per tutto una spiegazione logica, espediente rassicurante per il pubblico ma falciante per i suoi lavori precedenti troppo logorroici e didascalici, il tipico compitino da primo della classe, corretto in ogni punto ma privo di scatto poetico.

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