Recensione su Inland Empire

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Un film nel film / 10 Gennaio 2013 in Inland Empire

Inland Empire

Un film nel film.

La pellicola è ambientata a Los Angeles, in anni poco chiari ma sembrerebbero i primi del 2000 (essendo la pellicola del 2006 -cap.ovvio-). In una pacchianissima casa, una villa che unisce un po’ tutti gli stili architettonici conosciuti e creati dall’uomo…cough cough ameriganz cough cough…, una parzialmente giovane attrice riceve la visita di una stranissima anziana dai lineamenti dell’est Europa, che si spaccia per una sua vicina di casa e le predice qualcosa. Mistero. E’ qualcosa da seguire, da evitare. L’attrice è in attesa di essere scritturata per un ruolo. Nella scena seguente, veniamo trasportati al momento in cui c’è questa inquietante presenza alla chiamata che le fa ottenere la parte. La cosa che mi è piaciuta è come già dai primissimi minuti si passi da un clima di delirante irrazionalità a un momento di calma che presagisce comunque qualcosa di negativo. Infatti quella che doveva essere l’occasione di una vita, si presenta come una maledizione. Il film in questione è un remake di una pellicola che dietro la sua realizzazione vede fior fior di misteri ed incidenti che colpiscono gli attori che la recitano. L’attrice che interpreta l’attrice del film, ecco perché “un film nel film”è Laura Dern, che per la terza volta dopo “Velluto Blu” e “Cuore Selvaggio”, recita diretta dal regista David. Altra particolarità, forse attinente alla maledizione zingara(?) che sta dietro la pellicola, è la trasformazione, la metamorfosi dell’attrice protagonista (si parla sempre della Dern) al punto che non capisce e non si capisce cosa sia reale e cosa sia finzione. Sentendo pareri, si parla anche della possibilità che ella sia alla ricerca del proprio io, non sottovaluterei l’affermazione.
Mi spiego meglio. Il mondo del Cinema era stato analizzato già con Mulholland Drive se non sbaglio ma nel delirante Inland Empire oltre a una discreta critica a Hollywood, la mecca del cinema, vediamo come un’attrice una volta all’interno del film non distingue più i momenti in cui si gira la pellicola da quelli di pura realtà. La protagonista della finzione prende il posto di quella della realtà, e viceversa. Il fatto è che potrebbe essere il film realtà e la realtà sia la finzione cinematografica. Oppure, Lynch si fa di acidi probabilmente o la più probabile tesi che nulla sia reale, che sia tutto un sogno.
Laura Dern, in certi momenti è un’attrice che recita una parte, altre la donna che interpreta, ancora una donna che deve essere uccisa, di nuovo amica di prostitute. Oltre alla Dern vorrei ricordare la presenza sul set di un particolare regista: Jeremy Irons. Discreto Dustin Teroux, anche lui aveva recitato in “Mulholland Drive”
Ancora le inquadrature non mi sono piaciute molto, in molte scene la telecamera sembra immobile e gli attori entrano dentro, non è la telecamera che segue l’attore, in altre abbiamo inquadrature mezzo busto come in un ca**o di telefilm. Non abbiamo nulla di speciale, probabilmente mi sbaglio e fa parte dello stile del regista visto che ci sono delle scene che rimandano alle serie televisive, quelle dei tre conigli, con tanto di risate sotto. Altra cosa che invece ho apprezzato molto è la vita del set, tutto quello che gira attorno, le figure presenti. Un film che consiglio insomma.

Note del Don.
Dopo la visione di Cuore Selvaggio, il regista si è ripreso. Non spicca il volo, intendiamoci.
A mio avviso resta un autore sopravvalutato ma devo dire che la pellicola in questione l’ho apprezzata, certo la durata poteva essere ridotta di qualcosina ma tutto sommato non mi posso lamentare. Devo criticare un’affermazione:
“C’è poco da fare, Lynch non si discute, si ama”.
Ora, vorrei dire al giornalista che ha scritto la frase
se questo è il modo con cui si approccia al cinema o il modo che tratta di cinema. Il tizio è Michele Anselmi de il Giornale.
Non lo vedo come un modo maturo, anzi è schierato. Anche io ho dei registi che considero colonne portanti, dei must ma se fanno delle cagatelle li metto in discussione. Lynch in cuore selvaggio non ha brillato. Non ha brillato, ma è stata una visione piacevole, neppure in Fuoco cammina con me (a mio avviso). In Dune (lo ripeto, devo leggere il libro) fa un buon film, in Elephant man è stato toccante da 8.
Iniziamo a metterci e a mettere in discussione le persone. Abbiamo un regista che senza dubbio sa il fatto suo ma se devo dare un voto complessivo darei un sette al suo modus operandi. E’ un sette sofferente, non sopravvalutiamolo troppo.
Altra cosa, vorrei capire la scelta dei conigli. Ma poi erano conigli o asini ? Qualcosa mi fa ricordare gli asini, forse ne parlava nel film ma non ho afferrato. Ultima critica, perché diavolo devono fare un ca**o di balletto finale? Dio mio, volevo godermi i titoli di coda.
DonMax

3 commenti

  1. yorick / 13 Gennaio 2013

    Non posso credere che tu abbia preferito Lo Hobbit a questo.

  2. michidark / 7 Febbraio 2014

    Sinceramente preferirei guardare 3 volte di fila Cuore Selvaggio, che un’altra volta sto malloppone di puro nulla.

  3. Davide / 30 Aprile 2020

    Preferirei fare una maratona in versione estesa de Lo Hobbit che guardarmi di nuovo questo film. E lo dice uno che non ha apprezzato il lavoro fatto da Jackson in Lo Hobbit, dandogli dei 6 solo perché mi hanno fatto rivivere in parte le emozioni della trilogia del Signore degli Anelli

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