12 Gennaio 2013
Storia vera, storia vera! Quella di tale Christy Brown, paraplegico dalla nascita, nato in mezzo a mille altri fratelli e sorelle in una operaia famiglia very irish e interpretato da Daniele Giorno. In una delle sue solite performances impressionanti, se si pensa alla sensazione di strapotenza che dava ad esempio quando correva nel bosco facendo l’ultimo dei mieicani, o quando se la scialava di brutto in Gangs of Nuova Iorca. Ebbena, da lì a fare il paraplegico il passo breve per niente è, eppure risulta eccezionale lo stesso. Si diceva, in questa famiglia tipo irlandese, tipo nel senso che c’è la madre buona e protettiva e con i lombi larghi e sfornafigli, il padre brav’uomo ma ubriacone ecc, Christy cresce. Dapprima lo ritengono scemo, e grazie tante, non può muovere niente tranne una gamba. E invece è proprio attraverso quella, il suo piede sinistro, che imparerà dapprima a scrivere, scrive mamma per terra coi gessetti, fino a forme di comunicazione sempre più elaborata, diventando pittore e poeta. Lo spettacolo è in parte nella (ri)nascita al mondo di una personalità cui sembrava dover esser negata ogni forma di vita normale, ma soprattutto nell’osservare come i sentimenti racchiusi nel corpo muto e immobile di Christy pian piano riescano a trovare delle vie attraverso cui dispiegarsi e esprimersi, e raggiungere il contatto con gli altri. Tutta questa forza chiusa si libera e si espande, irradiandosi a tutti coloro che incontrano il protagonista, che non possono che restarne ammaliati e sorpresi. Il gioco funziona ovviamente anche con gli spettatori, e non si è mai visto un piede così utile.
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