10 Recensioni su

Un sapore di ruggine e ossa

/ 20127.2194 voti

E vabbè, ma lei non vale / 25 Agosto 2015 in Un sapore di ruggine e ossa

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Non ero andato a vedere questo film terrorizzato dall’effetto scafandro-e-farfalla del trailer. Tremo ancora al pensiero, temevo il film francese straziante. Ma non lo è, solo. In principio Alì se la gira, mortazzo di fame, col figlioletto appeso addosso. Trova una stabilità a casa della sorella, e lavoro come buttafuori. Conosce una troppo fica (e grazie, è Marion Cotillard), che tipo fa gli spettacoli con le orche all’acquafan. Le orche le mozzano le gambe (orca golosa!), disperazione di lei che si chiude in casa. A lui parte a questo punto il samaritanesimo ignorante, mentre poteva starsene a scopare la porcellissima e gnocca istruttrice di fit della palestra – che dai titoli di coda si scopre chiamarsi Irene Coito, maddai! Se la piglia sulle spalle e la porta in spiaggia al mare, rinascita e battesimo, lei rivede la vita. Andando in acqua mostra due superpere imbarazzanti. Lui intanto non perde occasione per mostrarsi dumb, o con, lavora nella sicurezza e intanto partecipa a clandestini incontri organizzati dagli zingari nei peggio pollai di periferia. Ne da più di quelle che prende. E ha questo dono speciale, gli telefonano tutti mentre scopa, perché è stupido e semplice, e se le fa tutte, lei compresa. Quando stanno per scopare senza amore: “faut que tu arrete de parler maintenant”. E stai un po’ zitta! Per riscaldarsi prima dei combattimenti da delle testate contro pezzi a caso della macchina. Intanto a lei vengono fornite protesi elettroniche piuttosto eleganti, e diventa la sua manager, con bastone e ciber-gambe diventa un personaggio di spicco del mondo dei combattimenti. Con tutto ciò la piega definitiva al racconto è determinata non da casini conseguenti i combattimenti, nono, ma per il lavoro seminormale. Dopo due ore e cinquantatre minuti ed essersi spezzato le mani prendendo a pugni un lago di ghiaccio, finalmente lui dichiara di aver bisogno di lei. Sì però stai zitta. C’è tanta roba oltre allo straziante, e l’incuranza incosciente di lui nell’affrontare i problemi è verosimile quanto cieca, sintomo di una vita vissuta sul momento che è del tutto verosimile. E c’è tanta sceneggiatura dietro, che permette un intreccio di storie e solitudini e disperazioni non banale pur legittimando in ogni personaggio la sua propria normalità. I ruoli si ribaltano spesso, chi era forte diventa debole e poi viceversa e poi ancora, il succo essendo che i vincoli e lacci con l’altro da sé sono a volte un peso ma quel che salva in fondo ognuno.
Cinici e riusciti gli effetti speciali per togliere le gambe alla Cotillard. E comunque c’era la RTBF anche qui! Oltre a esserci dentro la casa di produzione dei Dardennes e lui, Alì/Alain, è belga. Si vedeva?

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19 Dicembre 2013 in Un sapore di ruggine e ossa

la fotografia è egregia, gli interpreti bravissimi, gli effetti speciali credibili, la musica azzeccata, la storia trattata senza i sentimentalismi tipici del genere. e però, siccome nonostante tutti questi indiscutibili pregi non è che m’abbia colpita più di tanto, dò a questo film un 7 rosicato solo perchè, appunto, i meriti non si discutono.

29 Marzo 2013 in Un sapore di ruggine e ossa

L’ultimo lungometraggio di Jacques Audiard è una esplorazione chiaroscura della vita di due protagonisti fortemente caratterizzati. Alì è l’immaturo padre dedito alle attività illegali per guadagnare qualcosa e sfogare quelli che sembrano impulsi fortissimi, sesso e cibo. Stephanie è una addestratrice di orche che perde le gambe per causa loro, riuscendo però a mantenersi forte e genuina. I loro destini si incrociano e quello che nasce è una storia sessuale e dopo sentimentale,, dove l’uno si appoggia all’altra. Senza mai scadere nel melenso, ma anzi, proponendo immagini crude e relazioni interpersonali dal sapore animale, con poche parole ma d’effetto il film procede spedito, appoggiando a due attori protagonisti, cioè Marion Cotillard e Matthias Schoenaerts, bravissimi, specialmente lei, capace di esprimere molto solo con piccoli movimenti della bocca. Sul serio stupende alcune scene, come quella in cui Stephanie riprende i movimenti da addestratrice, ormai sulla sedia a rotelle, sulle note di una “Firework” di Katy Perry che stranamente non stona, per poi recarsi al parco marino e interagire, meravigliosamente, con un’orca. Una fotografia bellissima, tutta sul giocata sulle ombre e i chiaroscuri, un’azzeccata OST di Desplat e una regia elegante, rendono “De rouille et d’os” un film semplicemente bello.

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La Bestia nel cuore / 11 Marzo 2013 in Un sapore di ruggine e ossa

La incontrai la prima volta all’uscita di una discoteca. Era tutta insanguinata, un tizio la importunava. Mi offrii di accompagnarla a casa. Era bella, ma era vestita come una puttana.
Non avrei mai pensato che potessimo diventare amici, amanti, o non so cosa. Io sarò pure un vero buzzurro, un violento, una specie di animale che combatte a mani nude per il solo piacere di farlo, ma, a modo mio, sono una brava persona.
E poi non potevo mica resistere a quegli occhioni, a quello sguardo interrogativo, aperto, che mi rivolgeva sempre la stessa domanda: “Perché?, Perché sono viva? Che senso ha tutto questo?” Lo strano era che lo chiedesse proprio a me.

Una storia d’amore sbilenca, senza fronzoli, senza patetismi, nonostante il rischio, con una trama simile, fosse sempre dietro l’angolo.
Bravo Audiard, era difficile mettere in scena il racconto di Craig Davidson. Era difficile non cadere nel macchiettismo, non banalizzare questo mondo violento, arido, in cui vivono, o sopravvivono, Ali e Stéphanie.
qui la colonna sonora.

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Il sangue e le ossa / 5 Marzo 2013 in Un sapore di ruggine e ossa

“Un sapore di ruggine e ossa” è uno di quei film francesi che si presentano come eccezioni. Eccezionali eccezioni.
Due attori bravi, affiatati, che comprendono i propri bisogni e si danno i propri spazi, lasciandosi, riprendendosi e poi rilasciandosi a intervalli regolare per tutta la durata del film. Una pellicola ben costruita, molto ben fatta.
Da vedere

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di amore e rapporti umani / 4 Febbraio 2013 in Un sapore di ruggine e ossa

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

E’ stato prima di tutto il titolo ad attirarmi, “De rouille et d’os”. Parole insolite, dure, per una vicenda drammatico-romantica (cioè, così la immaginavo – male – io). Ecco, posso dire che mai titolo fu più indicato: questo film lascia proprio in bocca un sapore di ruggine e ossa. (O meglio, un sapore di ferro, per associazione di idee, più o meno). Ferro, ruggine, sangue, ossa, avrete capito che si parla di vicende molto liete e delicate. I protagonisti sono un lui e una lei, Ali e Stéphanie.
Marion Cotillard è bella. L’ho trovata bella nonostante il fatto, trascurabile, che le mancassero due gambe. Imprime sufficiente credibilità al personaggio di una disgraziata ragazza che subisce una menomazione orribile.
Cosa la salva dall’abbandonare ogni voglia di vivere? Lui, il ragazzo-padre appassionato di boxe. Il ragazzo-padre che però praticamente non conosce il figlio, è costretto ad occuparsene dall’oggi al domani, senza preavviso, e che rivela tutta una serie di mirabili doti di totale inappropriatezza ed incapacità al ruolo genitoriale. Comprensione e sensibilità zero. E’ immaturo, certo, dimentica il pargoletto da tutte la parti (a quanto pare non andare a prendere i figli a scuola è un importante e ricorrente indice del livello di predisposizione all’accudimento), ma soprattutto è egoista. E bruto. Un vero buzzurro riesumato per direttissima dall’età della pietra: mangia come un animale, soddisfa i suoi istinti sessuali come un animale, combatte a mani nude con altri uomini, come animali. Eppure, in questo trionfo di violenta animalità, Ali si dimostra l’unica persona in grado di restituire un pizzico di vita a Stéphanie. Grazie alla sua rimarchevole mancanza di tatto riesce a stabilire un contatto diretto con lei senza il minimo rischio di cadere in pietismi di alcun tipo. E senza rendersene conto le lancia una serie di sfide che la ricondurranno ad una parvenza di normalità e accettazione della sua nuova condizione. A ben vedere è tutto lì: la storia si regge grazie all’intreccio di queste due anime sole e disperate, che si aggrappano l’una all’altra. Quindi lui salva lei, ma soprattutto lei salva lui. Stéphanie riuscirà ad addomesticare la bestia, facendo emergere quel briciolo di dolcezza e umanità senza il quale un rapporto umano non potrebbe definirsi tale.
Detto ciò, la totale assenza di sentimentalismi è una secchiata d’acqua fredda. Tutta questa apparente aridità (ma è veramente solo apparente, perché entrando nella cifra di durezza del film si colgono alcuni gesti a loro modo molto profondi) dona ad una storia altrimenti poco innovativa un fascino selvaggio e, nel finale di luce e speranza, per una volta il trionfo del bene ha una carica liberatoria, restituisce fiducia e un po’ di respiro.

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22 Gennaio 2013 in Un sapore di ruggine e ossa

Un film davvero intenso. Ben girato e ben interpretato, soprattutto da Marillon Cotillard. Molto bella anche la fotografia. Tende ad uniformarsi un pò ai film di genere nel finale ma è un dettaglio che non influenza di molto il giudizio che comunque rimane buono, vista la sensibilità ed il realismo con cui viene trattato il rapporto tra un pugile immaturo ma molto schietto ed una ammaestratrice di orche vittima di un incidente.
Come nasce e si sviluppa il loro legame è interessante e non sembra mai artificioso. E’ un pregio del film.
Il precedente film di questo regista (il profeta) non mi era piaciuto molto ma questo è decisamente da vedere.

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5 Dicembre 2012 in Un sapore di ruggine e ossa

Non è certo un film “facile” ma nonostante alcune cosucce trascurabili un ottima pellicola soprattutto ben interpretata.

5 Novembre 2012 in Un sapore di ruggine e ossa

Un incontro fortuito tra Ali , padre di un bambino che egli praticamente non conosce , e Stephanie una donna fredda che fa l’addestratrice di orche in un parco acquatico . Due personaggi totalmente diversi che inizieranno a frequentarsi solo dopo che un gravissimo incidente sul lavoro priverà lei della parte inferiore di entrambe le gambe . Un film intenso, duro, che sa evitare abilmente i facili toni pietistici che la menomazione di Stephanie potrebbe alimentare , e che risulta pienamente convincente nello sviluppare una storia di disperazione e di solitudine che si trasforma in voglia di riscatto , d’amore , di forza di ricominciare.
Jacques Audiard , che fa muovere i suoi personaggi negli scenari periferici dei precari, di coloro che sbarcano il lunario ricorrendo ad ogni mezzo , come in questo caso i combattimenti clandestini di boxe o la collocazione di irregolari telecamere nascoste, e del quale avevo già molto apprezzato il ruvidissimo “Il profeta” , dimostra di saper usare la macchina da presa e questo suo nuovo lavoro ne è una riprova .
Alcune sequenze sono straordinariamente belle così come è pregevole l’artificio tecnico per rendere credibilissima la mutilazione della splendida (in ogni senso) Marion Cotillard , ma decisamente bravi anche tutti gli altri .

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4 Novembre 2012 in Un sapore di ruggine e ossa

Il finale da happy end forse si poteva evitare.
Per il resto il film è splendido: essenziale, crudo, con una fotografia perfetta.
Cotillard mostruosa.

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