Recensione su Crocevia della morte

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10 Febbraio 2015

Il Gangster Movie visto dai fratelli Coen. Questi due eclettici geni della cinematografia hanno saputo e ancora sanno innovare in molti generi diversi e questa è una delle loro più interessanti particolarità.
Per chi è abituato ai vari padrini e bravi ragazzi, ai Francis Ford Coppola e agli Scorsese, trovarsi di fronte un gangster movie così sui generis può lasciare inizialmente interdetti. E ammetto che, inizialmente, ha lasciato interdetto anche me.
Poi mi sono detto: ma questo è semplicemente il Gangster Movie visto dai Coen!
La pellicola è un climax ascendente formidabile, sia per la bellezza artistica sia per l’intrico della matassa. In ciò mi ha ricordato molto Barton Fink, altro bellissimo film dei Coen (il quarto, questo è il terzo), che ha un andamento assai simile.
Del resto, Barton Fink fu scritto, pare, proprio quando i due cineasti si trovarono a confrontarsi con un blocco nell’ispirazione per la scrittura di Miller’s Crossing.
In ogni caso un film godibilissimo, ambientato ai tempi del proibizionismo, ma così diverso ad esempio da Gli Intoccabili, che parla delle faide malavitose tra italiani e irlandesi ma che nulla ha a che spartire con film come The Departed.
Nonostante sia così diverso dai capofila del genere, il film offre alcune citazioni anche abbastanza evidenti (la scena iniziale è un chiaro omaggio all’immortale incipit de Il padrino).
Attori tutti eccellenti tra cui un ottimo Gabriel Byrne nel non facile ruolo dello scaltro protagonista, con i suoi continui doppi giochi.
Un film cerebrale ma molto affascinante.

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