Recensione su Caro Diario

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La bellezza del raccontare / 8 Febbraio 2018 in Caro Diario

Un Moretti post-apicelliano che ancora ripesca alle sfumature di quel personaggio con le sue uscite estemporanee, l’aria sempre scocciata, le sue brevi risatine, l’imprevedibilità. Un tipo whimsical, come lo definisce la mitica Jennifer Beals di Flashdance in un buffo cameo. Film a episodi, dei quali il primo è un bellissimo atto d’amore per la Roma meno convenzionale, quella dei palazzoni dall’ architettura regolare e moderna, dei quartieri popolare da Garbatella a Spinaceto (di cui rimane la mitica asserzione: pensavo peggio) fino a Ostia, sulle orme dell’omicidio di Pasolini, in un affascinante girovagare estivo con la Vespa. Il secondo episodio ci porta in mare, con il giro delle isole siciliane, da cui emergono tutti i ridicoli identitarismi frammentati; un girovagare di traghetto in traghetto per trovare l’ispirazione diventa una occasione per “perdere tempo” insieme al simpatico compagno di viaggio teledipendente interpretato da Renato Carpentieri. L’ultimo episodio racconta dell’epopea tra medici e centri di salute nella ricerca della giusta cura ad un irrefrenabile prurito; una collezione di farmaci inutili, ricette su ricette prima di passare a una risolutiva “terapia acquosa”. Caustico e nostalgico, con punte di umorismo ma in generale una narrazione calma, senza fretta di arrivare in qualche punto preciso o a qualche conclusione, per la bellezza del raccontare.

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