Recensione su Captain Marvel

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B-(comics)movie / 15 Maggio 2020 in Captain Marvel

Captain Marvel è il ventunesimo film del Marvel Cinematic Universe. Si prefigge essere la genesi di tutto, l’inizio degli Avengers è già qua il film risulta essere veramente poco credibile. Captain Marvel è il primo eroe del pianeta terra secondo il MCU (cosa impossibile per l’universo fumettistico Marvel), eppure non è mai comparsa prima né si è mai fatta menzione di lei in alcun modo nei 20 film precedenti. Carol (Captain Marvel) fornisce un cercapersone a Nick Fury per contattarla quando ce ne sarà estremo bisogno, e lo farà, alla fine di Infinity War, ma ehm… mi pare fosse il caso di farlo già dal film Avengers.
Apprezzo che il MCU cerchi di ricreare una certa linearità e dare un senso al puzzle ma niente… continua a non aver alcun senso. Bisogna accettare l’idea che si tratti di un Picasso contorto e senza forma.

Il film è piatto, banalissimo e fin troppo prevedibile. Il classico cliché cinematografico dove ci si diverte a prendere in giro lo spettatore per giustificare la trama e far scorrere il film per ben 2 ore. I cattivi sono in realtà i buoni, le vittime della situazione, ma si comportano e agiscono da cattivi per metà del film per far credere allo spettatore che lo siano per davvero; e i buoni sono in realtà i cattivi ma faranno credere di essere buoni per circa metà film. Il tutto come una allegoria sempliciotta della nostra società alludendo probabilmente ai messicani, al popolo afro o musulmano, o comunque quello che nella società americana è considerato diverso e perciò nemico e cattivo ma in realtà buono, innocente e innocuo.
Come se non bastasse il film è intriso di politically correct, un classico soprattutto ora che il MCU appartiene alla Disney. La protagonista è una donna che sin da bambina subisce discriminazioni sessiste e il suo potenziale viene represso dal sesso maschile. La sua BFF è una donna-madre afro che vive con una figlia. Anche lei una femminista alla quale devi stare attento come le parli, anche se le fai dei complimenti, perché è sempre pronta a ficcarti il suo piede nel culo. Che badass. La figlia è una bambina felice, sognante e con grandi aspirazioni che dispendia bellissimi consigli e suggerimenti, come quello dato al bambino alieno mutaforme al quale dice che ha degli occhi bellissimi e per questo di non cambiare mai, ovvero morale della storia di accettarsi per quello che è. Dio mio mi cadono le braccia.
E l’ironia? Un classico dei film Marvel. Non strappa nemmeno un sorriso. Battute squallide e per nulla divertenti, giuro non mi è uscita nemmeno dell’aria dal naso. Nulla.

Brie Larson, l’ultima arrivata in casa Marvel, una donna alquanto sfacciata che con la scusa del sessismo e della discriminazione sessuale ha imposto di essere pagata quanto gli attori maschi del MCU perché comparisse in Avengers Endgame, senza considerare l’esperienza, la fama del personaggio e senza neanche fare un po’ di gavetta. Comunque a me non è piaciuta affatto sia come recitazione (abbastanza scadente e tra l’altro recita ben poco visto che quasi tutto il film è un’ accozzaglia di CGI e di controfigure) e sia come impersona il personaggio; sempre con un sorrisino beffardo stampato sul volto in un costante tentativo di risultare spiritosa, forte e sicura di sé. Non ho apprezzato nemmeno Jude Law. Troppo belloccio, fuori contesto in un cinecomics e con un viso visto e stravisto in decine e decine di film per essere credibile nella parte.

Unica nota positiva il lavoro fatto per far ringiovanire Samuel L. Jackson, ovvero Nick Fury e l’espansione del MCU con l’introduzione di nuovi personaggi facenti parte della serie tv Agents of S.H.I.E.L.D

La critica che ha elogiato questo film ovviamente non la tengo in considerazione perché per nulla obiettiva, annegata in un mare di politically correct. Figurati se criticherebbero un film con una supereroina.
Il pubblico invece credo che sia rimasto ammaliato dal fascino di Brie Larson e da un simpatico gattino. Ah come è facile abbindolare il pubblico.

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