Recensione su Bandersnatch

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Un controllo illusorio / 9 Gennaio 2019 in Bandersnatch

Ciò che colpisce maggiormente di Bandersnatch non è l’apparente interazione attorno a cui si sviluppa la storia, bifido apparato narrativo dai percorsi intrecciati. Ciò che rende a tutti gli effetti uno degli episodi più riusciti di Black Mirror è la sua capacità di traslare il controllo, invertendone i contesti, elicitando perlopiù una risposta illusoria, la stessa che presume di avere lo spettatore, ma che a conti fatti non possiede.
Tutto si gioca sul sospetto e sul controllo, ma soprattutto sul potere che da questi elementi si può ricavare.
L’esperienza interattiva si fonda essenzialmente sulla scelta, sulla variabilità di sentieri già tracciati, e non sull’effettiva gestione del prodotto, confezionato per dare modo allo spettatore, come accade sempre nei ritratti distopici ( e dispatici ) di Brooker, la possibilità d’immedesimarsi nel protagonista, e provare, in questo caso, l’effettiva carenza di libertà e potere decisionale, pur contando su una sommaria facoltà di scelta.
Il doppio binario, le sue conseguenti ramificazioni, rispecchiano un mondo sorvegliato, ma allo stesso tempo paranoico, intrappolato nelle sue leggi e nelle sue cospirazioni, come in una sorta di videogioco dove la ripetitività del gesto, naturale nel suo gameplay impostato, assume nel reale connotati grotteschi e irrazionali.

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