Recensione su Amour

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12 Dicembre 2012

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Partiamo dal presupposto che Haneke può permettersi qualsiasi cosa. E lo fa, realizzando un film terribile e sofferente sulla vecchiaia e l’amore a la morte. Io ho sofferto tantissimo
Anne e Georges (la Riva e Tritignant) sono una vecchia coppia, che passano il tempo tra letture e musica. Si amano in un bell’appartamento, a Parigi forse, ma non conta un cazzo, perché tanto succede quasi tutto dentro all’appartamento. Lei ha un infarto. Torna a casa mezza paralitica, da quel momento George dedica la sua vita ad assisterla. Lei peggiora sempre di più, gli amici, giovani e vecchi che passano a trovarli, li ammirano e li compatiscono. Lui è stoico nella sua missione, e non molla mai, lei, fino a quando non esce di senno, vorrebbe morire. L’appassire dei corpi, ma non quello degli affetti, in una storia come detto terribile, ma nel senso del rigore con cui illustra un elemento, la vecchiaia, che tocca la vita di tutti anche se in genere è vietato parlarne. La mano ricurva del lato paralizzato era uguale a quella di mio nonno quando ebbe l’ictus, la bocca storta prima di morire. Terribile, l’ho trovata una amara e dolorosa riflessione sull’esistenza, senza scordare, dopotutto, che l’amore non vince. Però è lì.

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