Oppenheimer

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Oppenheimer

Film ispirato a fatti realmente accaduti e sul romanzo 'American Prometheus: The Triumph and Tragedy of J. Robert Oppenheimer' di Kai Bird e Martin J. Sherwin. J. Robert Oppenheimer (1904-1967) è stato uno scienziato statunitense la cui fama è legata soprattutto al progetto Manhattan e alla costruzione della prima bomba atomica.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Oppenheimer
Attori principali: Cillian Murphy, Emily Blunt, Matt Damon, Robert Downey Jr., Florence Pugh, Josh Hartnett, Casey Affleck, Rami Malek, Kenneth Branagh, Benny Safdie, Jason Clarke, Dylan Arnold, Tom Conti, James D'Arcy, David Dastmalchian, Dane DeHaan, Alden Ehrenreich, Tony Goldwyn, Jefferson Hall, David Krumholtz, Matthew Modine, Scott Grimes, Kurt Koehler, John Gowans, Macon Blair, Harry Groener, Gregory Jbara, Ted King, Tim DeKay, Steven Houska, Petrie Willink, Matthias Schweighöfer, Alex Wolff, Josh Zuckerman, Rory Keane, Michael Angarano, Emma Dumont, Sadie Stratton, Britt Kyle, Guy Burnet, Tom Jenkins, Louise Lombard, Michael Andrew Baker, Jeff Hephner, Olli Haaskivi, David Rysdahl, Josh Peck, Jack Quaid, Brett DelBuono, Gustaf Skarsgård, James Urbaniak, Trond Fausa Aurvåg, Devon Bostick, Danny Deferrari, Christopher Denham, Jessica Erin Martin, Ronald Auguste, Máté Haumann, Olivia Thirlby, Jack Cutmore-Scott, Harrison Gilbertson, James Remar, Will Roberts, Pat Skipper, Steve Coulter, Jeremy John Wells, Sean Avery, Adam Kroeger, Drew Kenney, Bryce Johnson, Flora Nolan, Kerry Westcott, Christina Hogue, Clay Bunker, Tyler Beardsley, Maria Teresa Zuppetta, Kate French, Gary Oldman, Hap Lawrence, Meg Schimelpfenig, Andrew Bursiaga, Mostra tutti

Regia: Christopher Nolan
Sceneggiatura/Autore: Christopher Nolan
Colonna sonora: Ludwig Göransson
Fotografia: Hoyte van Hoytema
Costumi: Ellen Mirojnick, Lynda Foote
Produttore: Charles Roven, Christopher Nolan, Emma Thomas, James Woods, Thomas Hayslip, J. David Wargo
Produzione: Gran Bretagna
Genere: Drammatico, Guerra, Storia, Biografico, Biografico
Durata: 181 minuti

Dove vedere in streaming Oppenheimer

OPPENHEIMER- OVVERO: COME HO IMPARATO A PREOCCUPARMI E AD ODIARE LA BOMBA / 1 Gennaio 2024 in Oppenheimer

Il dodicesimo progetto di Nolan segna un mutamento significativo nella sua carriera cinematografica. Dopo l’esperienza di Dunkirk, si avventura nuovamente nel genere storico, ma questa volta sperimenta il genere biografico.

Non amo i biopic. Se mi devo informare sulla vita di qualcuno o su di un fatto particolare preferisco il documentario. Più trasparenza, meno mediazioni fantasiose. Oppenheimer di Nolan è un ottimo film che soffre dei limiti dettati dal genere.

La regia di Nolan tenta qualcosa di coraggioso. Mischia gli eventi sovrapponendoli in maniera non lineare. Gioca con lo spazio ed il tempo generando una sorta di quarta dimensione. Da un lato questa scelta l’ho trovata funzionale ai fini della narrazione non lineare. Dall’altro lato mi è apparsa una scelta quanto mai prevedibile in mano a Nolan.
Intendiamoci, è Nolan che fa Nolan e nessuno fa Nolan meglio di Nolan. Solo che al quinto/sesto film dove replica lo stesso meccanismo alcune scelte sono prevedibili rendendo la sua regia un po’ troppo evidente e “rumorosa”.

Per quel che riguarda la sceneggiatura sembra abbastanza palese la costruzione in tre atti (di un ora ciascuna) smontata e ricostruita al montaggio. Fin qui tutto bene. L’esposizione poteva essere fatta meglio. Ci vengono presentati un fiume di nomi e personaggi senza una introduzione adeguata. Non sono un amante dell’esposizione ma se non conosci la storia e le persone coinvolte nel progetto Manhattan rischi di rimanere a terra mentre il film tira dritto per la sua strada.
Detto questo, ho apprezzato particolarmente la seconda ora di pellicola. Dalla costruzione della base di Los Salamos all’esecuzione del test. Di rovescio, nell’ultima parte perde un po’ di potenza e appeal.

Cillian Murphy è assolutamente l’uomo giusto nel ruolo giusto. Ci dona la performance della vita e il paio di occhi azzurri più espressivi di sempre dai tempi di Paul Newman.
Il cast è stellare in ogni ruolo. Non so quanti altri film abbiano dieci o undici attori in ruoli secondari normalmente impegnati in ruoli principali.

A livello tecnico è inutile soffermarsi. Siamo nel campo dell’eccellenza. Dalla cinematografia al sound design il film è una bomba (battutone).

Un buon film dal quale era lecito aspettarsi di più, soprattutto sul versante emotivo.

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Una serie di ruoli / 2 Dicembre 2023 in Oppenheimer

Si ha la sensazione, guardando il film di Nolan, che Robert Oppenheimer sia stato non tanto una persona reale quanto piuttosto una serie di ruoli: il genio tormentato, ai limiti della follia, in gioventù; poi il moderno Prometeo che porta il fuoco sulla Terra; infine il martire che espia il proprio peccato avvertendo il mondo dell’incombente catastrofe e accettando senza lottare la conseguente estromissione dalle stanze del potere. Oppenheimer/Murphy pone in ciascuno di questi ruoli un’enfasi eccessiva, un’assoluta serietà, in cui i segni della più banale umanità sono quasi assenti: mi viene in mente come eccezione solo la gioia quasi infantile per la riuscita del prototipo della bomba. Va detto del resto che questo sembra corrispondere al carattere del vero Oppenheimer: ho letto molti anni fa American Prometheus, la biografia di Kai Bird e Martin J. Sherwin da cui è tratto il film, e ricordo ancora oggi di quel libro la quasi totale assenza di interesse umano: una vita ridotta alle grandi imprese compiute, a differenza di altri giganti della scienza come Einstein o Feynman, nelle cui biografie puoi trovare delle persone vere, benché non comuni. Il film di Nolan restituisce fedelmente questo aspetto, ma non sembra riconoscerlo come problematico.

Ma Oppenheimer ha anche altro che non va. Il problema principale è lo spazio spropositato assegnato alla nemesi di Oppenheimer, Lewis Strauss, la cui vicenda incornicia quella dello scienziato senza una reale giustificazione; anche le sedute della commissione che decise la revoca delle autorizzazioni di sicurezza si protraggono monotonamente, contribuendo alla durata davvero eccessiva del film. Ci sono delle cadute di gusto: Oppenheimer che si immagina nudo di fronte alla commissione assieme a Jean Tatlock (il cui personaggio, per inciso, mi è parso mal scritto e mal diretto), o la visione che sperimenta durante il discorso a Los Alamos subito dopo il bombardamento di Hiroshima. C’è uno svarione che il vero Oppenheimer non avrebbe mai commesso: nel film attribuisce a Marx la paternità del detto “La proprietà è un furto”, che invece è di Proudhon. Dal lato positivo c’è una certa epicità che si coglie nell’avvio del Progetto Manhattan; la tensione dell’esperimento di Trinity; alcune ottime interpretazioni, come il carismatico Niels Bohr di Kenneth Branagh e, soprattutto, lo straordinario Edward Teller di Benny Safdie, colto nella sua maniacale ricerca della superbomba: una persona autentica, non un’astrazione.

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Sopravvalutato! / 20 Settembre 2023 in Oppenheimer

3 ore che non passano facilmente neanche per gli amanti dell’argomento, neanche per i fan di Cillian Murphy e di Nolan come il sottoscritto.
Un film lento che non mi ha entusiasmato più di tanto. Certo non si può dire che sia un film brutto ma ci sono modi migliori per impiegare 3 ore del proprio tempo.
Bravi gli attori. Scenografia che non convince del tutto, la fotografia anonima, la musica… quale musica!?

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Oppenheimer è un film su Oppenheimer / 12 Settembre 2023 in Oppenheimer

Oppenheimer è un film su Oppenheimer. E’ un’interessante biopic con approccio psicologico. Solo visto in quest’ottica lo ritengo un film efficace e di una certa potenza. Partire da una considerazione sul “genere” può essere in questo caso utile per riflettere sull’obbiettivo di questo film, sul suo senso e dunque sul suo effettivo valore.
In quanto film storico, l’opera è povera e confusa: la guerra, Hiroshima e il Maccartismo sono dei fantasmi appena evocati. La scomposizione della linearità della narrazione non aiuta a far luce sul clima di quel periodo, al contrario, ha un effetto controproducente, tanto che a volte sorge il sospetto che questa tecnica – punto di forza di altri film come l’ottimo Tenet – sia diventata ormai per Nolan un marchio di fabbrica meramente virtuosistico o che, peggio, abbia come principale scopo quello conferire un’impressione di maggiore profondità alla sceneggiatura. Oppenheimer non va dunque giudicato come film storico, perché a Nolan non interessa ricostruire il contesto storico della guerra o del maccartismo, che fanno semplicemente da sfondo per raccontare la storia del protagonista.
Anche dal punto di vista filosofico è un’occasione mancata, visto che, nonostante la durata, i temi vengono accennati, ma mai approfonditi: nel complesso Nolan sceglie la vita più semplice, non cerca di far ragionare lo spettatore, ma di colpirlo con frasi o intrecci ad effetto. La maggior parte della narrazione, più che alla ricostruzione storica o alla riflessione filosofica, è destinata a ripercorrere le vicende processuali e gli intrighi politici del secondo dopoguerra, al punto che si sarebbe tentati di catalogare il film come un legal thriller. La parte più interessante e coinvolgente è però un’altra, ossia quella legata allo sviluppo del progetto Manhattan fino all’esplosione della bomba (Trinity: non Hiroshima, non Nagasaki), che rappresenta il momento centrale e culminante del film. E’ particolarmente interessante notare la prospettiva da cui Nolan sceglie di mostrare l’evento: è la prospettiva degli artefici che ammirano la propria creazione, in particolare di colui che è stato il regista del progetto Manhattan e dunque, secondo Nolan, “la persona più importante che sia mai esistita” per la sua capacità di cambiare per sempre il nostro modo di vivere. Per com’è impostata, questa scena sembra avere l’obiettivo di creare una sovrapposizione fra Oppenheimer e Nolan, entrambi nel doppio ruolo di registi e spettatori della propria opera. In una scena nella quale Nolan cerca di toccare il limite massimo della potenza cinematografica, come Oppenheimer volle fare con la creatività (distruttrice) scientifica, il nostro regista tradisce forse l’ambizione di ergersi a Prometeo che vorrebbe cambiare la storia del cinema?
Come noto il film è tratto dalla biografia “Prometeo americano”. Nella mitologia greca l’epiteto di Prometeo indica “colui che riflette prima”, in contrapposizione al fratello Epimeteo, cioè “colui che riflette dopo”. L’Oppenheimer di Nolan, come i due fratelli della tradizione, è allo stesso tempo Prometeo ed Epimeteo: l’eroe viene fin da subito presentato come un visionario (da qui la ripetuta sottolineatura dei suoi limiti in matematica) che fin dalla giovinezza è mosso da immagini allucinatorie che evocano la Bomba, come se fosse un destino che lui riesce in qualche modo a intuire; allo stesso tempo l’eroe è colui che agisce come se non volesse pensare alle conseguenze delle sue azioni. Possiede la visione del futuro, ma non la volontà di guardare. In questa contraddizione risiede la tragicità del personaggio e la sua complessità psicologica. Anche dopo la sconfitta della Germania Oppenheimer continua ad appoggiare l’uso della bomba sul Giappone, rifiuta di firmare la petizione di Szilàrd e persino – il film lo tralascia – sottoscriverà con altri scienziati un documento che sottolinea la necessità dell’uso della bomba per concludere il conflitto. Si tratta dello stesso uomo che nel secondo dopoguerra subisce un processo per il suo impegno nel rallentare la corsa agli armamenti atomici. Quando chiesero al fisico Isidor Isaac Rabi, uno dei partecipanti al progetto Manhattan, di descrivere Oppenheimer, Rabi rispose che non aveva un’identità precisa, che viveva nel bisogno continuo di nascondere parti di sé (ad esempio le sue origini ebraiche), come indossando sempre una maschera (“viveva in una recita”); concluse definendolo “un uomo fatto di mille frammenti brillanti”. Ciò in cui il film di Nolan si rivela più efficace è la capacità di tracciare un disegno della figura di Oppenheimer in quanto persona concreta, della quale viene penetrata la psicologia ma lasciando quell’ambiguità di fondo che è l’essenza del personaggio. Ecco allora che Oppenheimer si rivela un ottimo film se considerato per quello che è, cioè non un’opera che abbia la pretesa di raccontare com’è cambiato il mondo, ma un’opera che vuole offrire uno sguardo da diversi punti di vista – come in un ritratto cubista – su un personaggio che rimane indecifrabile. Uscendo dal cinema, la domanda che mi sono posto non è stata “Fu giusto sganciare la bomba?” (per la risposta attendo un film su Harry Truman) o “Quale dev’essere il limite della ricerca scientifica?”, ma “Chi è stato veramente Oppenheimer?”; accompagnate dalle domande “Nolan ha sopravvalutato la figura di Oppenheimer?” e, infine, “Nolan è un regista sopravvalutato?”.

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Un mondo di energia e paradossi / 11 Settembre 2023 in Oppenheimer

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

(Riflessioni sparse)

Sono abbastanza convinta che l’assunto e il perno intorno a cui ruota lo sviluppo di Oppenheimer di Nolan sia riassunto nella prima battuta pronunciata da Kenneth Branagh (nel ruolo di Bohr) pochi minuti dopo l’inizio del lungometraggio, che recita pressapoco così: “(Le scoperte di Einstein contengono) Un mondo di energia e paradossi che tanti non potranno capire”.

Oppenheimer è costruito come una messinscena cinematografica di fatti e discorsi rappresentati prima in modo parziale, per orientare in una direzione percezione e riflessioni del pubblico, e, poi, in maniera completa, per permettere -sempre al pubblico- di completare il puzzle e trarre, finalmente, conclusioni fondate – infine – su una visione (drammaturgica) dei fatti completa.
L’energia è la materia narrativa. I paradossi sono i comportamenti ambivalenti dei protagonisti -anzi, la loro rappresentazione- che costruiscono realtà alternative, confliggenti fra loro.

Così, quelli che, all’inizio, sembrano alleati poi si dimostrano ben diversi, viceversa accade con le persone inizialmente ostili e, poi, mogli isteriche diventano indispensabili chiavi di volta. E così è, anche se in maniera molto più ambigua e sicuramente meno didascalica, per il protagonista, Oppenheimer, che, per gran parte del film, sembra uno scienziato pazzo pronto a sacrificare il mondo pur di confutare teorie complicatissime e la cui figura (cinematografica), via via, si stempera in quella di un uomo afflitto da dubbi morali che, al contrario di quanto appare inizialmente nel racconto, hanno sempre moderato ogni sua scelta. Secondo la rappresentazione che ne fa Nolan (non ho idea se le cose siano andate così), Oppenheimer non ha mosso mai un dito, in vita sua, senza calcolare pro e contro, cause ed effetti di ogni singola azione, compresa – ovviamente – la progettazione della bomba atomica.
L’unica cosa che sembra essergli sfuggita di mano è la relazione con Jean Tatlock (Florence Pugh, letteralmente incarnazione del caos, dell’imprevedibilità incalcolabile). A proposito di didascalismi che, per me, hanno il sapore di una inutile indulgenza nei confronti del pubblico, beh, il parallelo che il protagonista fa spesso tra la morte della Tatlock e la bomba è uno di questi.

Il film Oppenheimer è un’altra matrioska di Nolan in cui – sbaglierò, ma… – i temi (ricorrenti e insistiti, nella sua filmografia) del tempo e della percezione della realtà mi sono sembrati trattati in maniera meno sofisticata e interessante che altrove.

Fatto sta che, per me, Oppenheimer si rivelata una esperienza cinematografica (sonoro, fotografia, montaggio) esteticamente bella, ma fisicamente insopportabile.
Davvero, ho faticato a vedere questo film (e non perché non sia abituato ai film di lunga durata). Al di là del minutaggio, infatti, ho patito la (calcolata) artificiosità dei dialoghi, la loro arguzia costruita a tavolino, il continuo botta e risposta sempre illuminato tra i personaggi che, personalmente, mi ha concesso poco tempo (proprio con Nolan…) per assimilare alcuni snodi narrativi in contemporanea con ciò che accadeva sullo schermo.

Bravo Cillian Murphy, che ve lo dico a fare (Nolan l’avrà fatto apposta a far vedere i suoi occhi così giganteschi e, a tratti, spaventosi tanto da sembrare simili alle biglie che, nella boccia, rappresentano la quantità di uranio accumulata per la bomba?).
Ma bravi un po’ tutti, sì, e di “gente famosa”, in questo film, ce n’è davvero tanta, pure troppa.

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