Recensione su Le buone stelle - Broker

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Alla ricerca della definizione corretta di famiglia, di nuovo / 17 Ottobre 2022 in Le buone stelle - Broker

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Con Broker, il regista giapponese Kore-eda Hirokazu continua ad affrontare un tema a lui caro, preponderante nella sua filmografia: qual è la definizione più aderente e corretta di famiglia?

Dopo il cast anglo-francese e l’ambientazione europea de Le verità (2019), Kore-eda resta ancora al di fuori dei confini giapponesi e, in Corea del Sud, tra Busan e Seul, con cast coreano, gira un road movie che ruota intorno a un gruppo assortito di personaggi sfaccettati e un neonato (s)fortunato.
Mi sono domandata come e perché Kore-eda abbia scelto la Corea, per questo film, cioè per quale motivo questa storia avesse bisogno proprio di questa ambientazione, per esplicarsi. In un’intervista, ho letto che, mentre girava Father and Son (2013), il regista aveva scoperto che, in Corea, gli abbandoni di neonati presso le baby box erano 10 volte superiori a quelli giapponesi e, col tempo, ha maturato l’idea di fare un film sul ruolo della società nell’attribuzione delle responsabilità di una maternità.

In Kore-eda, la rappresentazione dei sentimenti non è mai scontata, retorica o stucchevole, ma, forse per la prima volta, con questo film, le sue riflessioni sulla complessità dei legami umani e famigliari mi sono sembrate troppo diluite e reiterate, tanto che, a un certo punto, il film rischia di arrotolarsi su se stesso.
Resta il fatto che quella di Broker è una storia che fa bene al cuore, anche se parte dal cinico assunto che la (qualità della) vita è solo una questione di fortuna e si basa sulla personale versione della morale delle persone più prossime a sé.

Quello interpretato da Song Kang-ho (premiato a Cannes 2022 come miglior attore) è il personaggio più difficile da decifrare, ma è anche quello più “idealizzato”, a cui vengono affidate alcune delle scelte più estreme, scomode ed emotivamente potenti del film.

In una breve scena del film, si costituisce un improvviso (ma, in fondo, a pensarci bene non inaspettato) legame tra Broker di Kore-eda e Magnolia (1999) di Paul Thomas Anderson, due titoli corali che, a ben pensarci, parlano entrambi di paternità, intrecci, inadeguatazza, colpe, violenza e affetti. Mentre, alla radio, passa la canzone Wise Up di Aimee Mann, composta per il film di Anderson e che, in un suo passaggio, accomuna tutti i personaggi di Magnolia in un momento notturno di riflessione, in Broker, la poliziotta interpretata da Bae Doo-na parla al telefono con il compagno e parla di quanto sia “strano” Magnolia, senza nominarlo.
Eppure, in un gioco di specchi, lei sta vivendo una storia analoga.

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