Recensione su Wonder Woman 1984

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Gal Gadot non basta / 17 Maggio 2021 in Wonder Woman 1984

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il film ha i suoi momenti felici: la gara iniziale, l’inseguimento in auto – reso più divertente da qualche limite che si manifesta nelle facoltà di Diana – lo sguardo ingenuo ed entusiasta del redivivo Steve sulle “meraviglie” del 1984, un cattivo per una volta non unidimensionale (anche se parecchio sopra le righe).
Ma molto è discutibile: il modo in cui lo stesso cattivo si impadronisce del potere della pietra sembra un po’ troppo complicato, e i risultati sono di conseguenza un pasticcio – cosa succeda esattamente in Egitto è quasi incomprensibile. E più crescono i suoi poteri, più la trama si sfilaccia: è come se gli autori siano stati incapaci di gestire un tema troppo ambizioso – la materializzazione dei desideri – che avrebbe richiesto un trattamento più intelligente; mi pare che finora ci sia riuscito solo Michael Crichton in Sfera (il libro, non il film).
Kristen Wiig mi è sembrata poco credibile sia come superdonna sia nel ruolo in teoria a lei più congeniale di imbranata. Il ritorno di Steve lascia Diana troppo poco sorpresa (forse perché è abituata ai miracoli degli dèi?), e soprattutto troppo indifferente alla sorte del precedente proprietario del corpo. Gal Gadot è sempre Gal Gadot, ma non basta da sola a redimere il film.
In mezzo ai titoli di coda c’è un cameo di Lynda Carter, che aveva interpretato Diana Prince nella serie TV degli anni ’70.

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