Recensione su your name.

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La Ragazza con il Fiocco Rosso / 25 Novembre 2020 in your name.

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Avevo questo film in lista tra quelli da guardare, ma la sinossi mi ricordava troppo la trama di un film del sabato pomeriggio su Italia Uno, perciò è da tempo che rimando. I miei pregiudizi si sono rivelati infondati. Il cliché viene utilizzato in una maniera davvero brillante. La decisione di far avvenire lo scambio per poco tempo, più volte a settimana, è stata migliore. Questo avviene per poter descrivere una storia d’amore che riesca ad abbracciare tutti i vari livelli del sentimento senza però cadere nel melò o nello sdolcinato. C’è la parte dell’Agape, dove i due ragazzi istaurano una simpatia, un’amicizia, dove collaborano e cercano di aiutarsi come farebbe un amico, dandosi consigli a vicenda o addirittura gettandosi a tradimento in imprese che non avrebbero affrontato altrimenti da soli. C’è dell’Eros, non eccessivo vista la giovane età dei protagonisti, ma significativo, il fatto di possedere nel modo meno metaforico possibile il corpo altrui, fornisce la scusa di inserire l’attrazione fisica, più evidente in Taki quando si trova di fronte al corpo femminile, ma presente anche in Mitsuha in maniera più delicata forse. E soprattutto, c’è Caritas, l’affetto puro, più profondo una volta che i due ragazzi si perdono a vicenda. Lo stesso concetto di perdita è ampio, non riguarda solo la perdita di vista, ma anche della memoria e poi della vita. La perdita di Mitsuha, che crede di essere stata dimenticata, quando ancora non era stata conosciuta. E la perdita di Taki, che genera un cratere a forma di infinito. E poi accumuli di temi tipici della cultura giapponese, l’isolamento, l’incomunicabilità, la gigantesca minaccia della natura sempre presente in un paese martoriato da secoli. Tutto questo avviene con una semplicità disarmate, e legato attraverso un semplice filo rosso. Il filo rosso della ragazza dimenticata, che Taki cerca, intravede, mi ha ricordato l’ombrello giallo di How I Met Your Mother come simbolo, chi lo porta addosso, è THE ONE.
La grandezza del disegno nei dettagli, nel corpo che impercettibilmente cambia, a seconda del proprietario, maschile o femminile. il contrasto sempre perenne in Giappone, presente anche in Miyazaki, tra antico e nuovo. Il passo ulteriore che forse fa Your Name rispetto a Miyazaki è la considerazione del nuovo non del tutto negativa, anzi, antico e nuovo possono coesistere, e il vecchio spesso risulta una semplice convenzione una zavorra, così come il nuovo rappresenta un passo di troppo verso l’isolamento. Entrambi hanno difetti e pregi. Ma ciò che ho amato di più è stato il rapporto totalmente paritario tra i due personaggi. Non c’è un superiore, non c’è un migliore, non c’è qualcuno di più attivo o qualcuno di più passivo, ma si migliorano a vicenda, si corrono incontro a vicenda. La perdita è sempre dietro l’angolo, sempre semplice e incombente. Fortunatamente esistono i nastri intrecciati rossi, a creare un legame inossidabile.

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