Recensione su King Arthur: Il potere della spada

/ 20176.4114 voti

Non ci siamo. Non ci siamo. Non ci siamo. / 20 Marzo 2020 in King Arthur: Il potere della spada

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Si possono fare degli effetti speciali da seggiolate nel muso con un budget di 175 milioni di dollari? La risposta è si e conosco anche una persona in grado di perseguire tale obbiettivo. L’uomo in questione è: Guy Ritchie.

La narrazione sembrava partire decentemente anche se gli effetti speciali della battaglia iniziale e l’effetto patinatura della fotografia mi hanno fatto pensare: “oddio speriamo che non ne usi troppi”. Neanche a dirlo. Andiamo avanti, riprenderemo dopo questo argomento.

All’arrivo del primo montaggio frenetico(per carità ben fatto, l’unica cosa piacevole de film e vero marchio riconoscitivo di Ritchie) che racconta l’adolescenza di Artù ho pensato di trovarmi davanti a una rivisitazione simpatica del famoso mito. Sapete con tutti quei nomignoli alla Lock and Stock/Snatch tipo: Grasso D’oca Bill(sul serio?), Tristan Stecchino o John La Carogna. Invece il film si prende sul serio. Questo dovrebbe essere un film su Re Artù, in chiave fantasy è ovvio, ma che ha tutti gli stilemi delle prime pellicole black humor di Ritchie. Non è ne carne ne pesce. Questa specie di Artù beffardo, che sa sempre tutto, organizza gli agguati e capisce quando sta per essere vittima di un’imboscata, sempre con la battuta pronta, è fastidioso, non fa ridere. Speravo in cuor mio che Jude Law lo prendesse a calci nel c**o quello sbruffone. Poi con quel cardigan nel medioevo? Mhaa.
Ci sono dei problemi nel montaggio perché si arriva allo scontro finale con un balzo narrativo enorme, mancano i pezzi secondo me. Lui arriva al castello e gli amici intanto liberano tutti i prigionieri, cosi, in tutta tranquillità, nessuno che li uccide o almeno li rallenta. Nulla.

Scene di combattimenti PIETOSE a dir poco. Abuso degli slow-motion ovunque. La spada di Artù distrugge armi, scudi e armature ma a fine combattimento non c’è una goccia di sangue. Dopo un combattimento di 50 vs 1, come minimo ci dovevano essere delle polpette in quel chiostro.

Torniamo agli effetti speciali per concludere.
Guardo la battaglia iniziale. Storco il naso. Passano quasi due ore. Arriva la battaglia finale e rido tanto. La trasformazione finale di Jude Law è la rivisitazione del boss finale di Diablo III, Malthael. Malthael ha le falci e ha le corna, ma a differenza di Jude Law è credibile perché è un videogioco.

Non so se c’è qualcuno che ha la ghigna di dire che questo King Arthur è carino, comunque, de gustibus.

PS: Mi fa piacere che il compagno della mamma di Otis sia diventato un vichingo, come idraulico era poco credibile, questo nuovo lavoro gli si addice.

5 commenti

  1. Noloter / 20 Marzo 2020

    Magari il punto è che dell’ennesima pellicola arturiana non c’era proprio bisogno, probabilmente.

  2. Stefania / 20 Marzo 2020

    “Il compagno della mamma di Otis” è un attore svedese che, per quel che può valere, a me piace molto, si chiama Mikael Persbrandt: se non l’hai visto, mi permetto di consigliarti un film di cui è protagonista con Trine Dyrholm, In un mondo migliore di Susanne Bier , Oscar 2011 come miglior film in lingua straniera https://www.nientepopcorn.it/film/h%c3%a6vnen/

Lascia un commento