Recensione su Amanti perduti

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C’est Magnifique! / 18 Agosto 2018 in Amanti perduti

Ora capisco perché questo film si trovi quasi in ogni lista di pellicole preferite da registi, critici, cinefili e compagnia bella. Un gioiello che non ha mai perso il proprio splendore a distanza di tanti anni e che, nonostante la durata non proprio accessibile a tutti , ovvero: 3 ore nella versione restaurata, scorre via come il corso di un fiume. Impeccabile la ricostruzione del quartiere parigino del Boulevard du Temple (per gli amici “Boulevard du Crime”), che sembra quasi uscito dalle pagine di Hugo e in cui si muovono criminali, prostitute, ciarlatani, attori e funamboli. Inutile dire che, come da tradizione, il titolo italiano non rende giustizia alcuna al film. Il titolo originale “Les Enfants du Paradis” è da preferire all’improbonibile “Amanti perduti”, dato che proprio il loggione (“paradis”, per l’appunto) del teatro dei Funamboles fa da perno fondamentale alla vicenda. Da lì nascono le vicende sentimentali che hanno come riferimento Garance, la donna amata da quattro pretendenti: l’irriverente attore Friedrick, il galante bandito e commediante a tempo perso Lacenaire, il freddo Conte di Montray e il malinconico mimo Baptiste. Una storia d’amore che è quasi un dramma amoroso all’interno del grande spettacolo del teatro (e il riferimento ad una celebre massima del Bardo è più che mai lecita), il tutto accompagnato da una messa in scena impeccabile, da un uso della luce che risalta i primi piani di Arietty (l’attrice che interpreta Garance) e dalle abilità pantomimiche di Jean-Louis Barrault che interpreta una figura tesa tra la comicità chapliniana e la tristezza malinconica del Pierrot innamorato. Uno spettacolo che affascina e folgora, nonostante lo scorrere inevitabile del tempo.

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