Recensione su La canzone del mare

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La canzone del mare
Regia:

Cùcù / 30 Ottobre 2017 in La canzone del mare

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

C’è un incredibile prologo sfumato acquerello che rende i colori sfocati dei ricordi d’infanzia negli occhi di un bambino. In cui si vede uno spazio senza contorni e un nucleo, la madre va. 6 anni dopo, un padre vive in un faro bello e triste, insieme a Ben, il bambino di cui, e Saoirse, la sorellina muta che per Ben ha ucciso la madre nascendo. La bambina scopre una conchiglia e un mantello della madre, e si trasforma in una foca. Essì, in Irlanda capita. Perché i folletti spiegano come lei sia una selkie, (è di famiglia, cioè) colei che può richiamare dalla pietra le creature a cui la strega-civetta Macha aveva risucchiato le emozioni. Parte il viaggio, a ritroso, di Ben e Saoirse che sono stati deportati nella casa in smoggosa città della brutta nonna e devono tornare all’amato faro insieme al fedele Cù. Inseguiti dai gufi di Macha, incontrano folletti canterini, dolmen, foreste di capelli bianchi intricate con un antico saggio squinternato alla fine, la strega Macha in persona, che pietrificava le persone per non farle soffrire. C’è uno stridente e scelto contrasto, tra disegni più o meno definiti, degli sfondi e dei personaggi, della corsa e movimento attraverso i vari elementi, che accentua il carattere fantastico del viaggio dei due pupi nel mondo. Che è quello reale, ma con un layer (ahah) di incanto sopra. Per cui da un lato fate e folletti, dall’altro personaggi teneri nei loro dolori e paure, la ferita inferta dalla morte della mamma in Ben, il mutismo e l’alienità, o essere altro, in Saoirse, che la porta alla scelta finale. La trama scorre pur vivendo di paralleli e ritorni: il faro in testa e in coda, la nonna che ascolta la stessa musica della strega, ed è cattiva solo per dolore. Il gigante pietrificato nel mare e di nuovo la strega, come il padre Conor (grosso alcolista anonimo di Guinness dopo la morte di quella topolona della moglie) e la nonna, lui che dice “mi sembra di aver dormito tutto il tempo”, ma alla fine tutti avranno trovato, o riportato alla luce, qualcosa. Di nuovo e di sé e del loro rapporto con gli altri. Checché ne sia, spero che alla fine il vecchio traghettatore si bombi la granny. Tutti a parte Cù, tutti adorano Cù.

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