Recensione su L'onda

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15 Marzo 2012

Premetto che il film si costruisce su un intento visibilmente didascalico, la qual cosa tende a limitarne l’apologo di base. La storia è reale e nella realtà durò solo 3 giorni perchè la degenerazione fu immediata, il film ha un respiro più ampio, testimonia il demone che avviluppa i ragazzi, ma anche le tentazioni del professore.
La scuola e i ragazzi alla prova della democrazia: cosa si può imparare se per una settimana si abdica alla propria individualità e alla propria libertà immergendosi nell’indistinto di un gruppo che segue pedisequamente un leader, annullandosi esteriormente, seguendo poche regole d’ordine? Nulla. Perchè il film ha una forte base di disincanto e di pessimismo acuto, nulla i ragazzi imparano se non l’ebrezza dell’appartenza fino a che non arriva la violenza e la tragedia. Ed è significativo l’ultimo fotogramma, il fermo immagine del volto del professore pieno di orrore, come un novello Kurtz che vede l’abisso di se stesso, perchè non si parla solo del gruppo, della manipolazione dei giovani, della spinta a trovare una identità e un perchè degli adolescenti che cercano punti fermi nel periodo solitario della crescita, ma anche delle motivazioni del singolo e dell’ubriacatarua del potere, dell’incapacità dell’adulto di vedere il limite e le distorsioni preso dal proprio narcisismo e avallato da un sistema che vede nell’ordine un fine a cui tutto sacrificare.

I piccoli eventi che possono allarmare sono isolati, giudicati l’uno slegato dall’altro e quindi giustificati come poco significativi, così l’insieme viene perduto di vista.
Solo due sono le voci contro: una contraria sin da subito perchè ben sorretta da una base ideologica che però la porta comunque all’estremismo (il fine giustifica i mezzi, la menzogna come arma per disinnescare l’esperimento), l’altra invece prova per due giorni, qui la sceneggiatura ha un vuoto, le vere motivazioni del perchè si ritragga sono davvero oscure (solo perchè non rinuncia alla sua vanità? Il che non sarebbe neppure male come idea), poi l’evoluzione e come non pensare che è proprio la studentessa con una famiglia alle spalle attenta, aperta, progressista e presente che riesce a metabolizzare la tentazione del fascismo? Ancora una volta la sconfitta della scuola: ogni ragazzo ha una sua frustrazione personale o sociale che lo spinge ad aderire al progetto, una debolezza e una fragilità che la famiglia di appartenenza amplifica a dismisura e la scuola che sarebbe l’occasione di emancipazione dalla proprio origine sociale, fallisce, perchè da sola non ce la fa.

E’ un film da far girare nelle scuole, sicuramente.

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