Recensione su Darling

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La paura del nuovo che avanza / 21 Giugno 2016 in Darling

Guardando questo film in dvd, in versione integrale, mi sono domandata a più riprese cosa se n’è davvero colto, negli anni, vedendolo con tutti i tagli a cui la censura italiana l’ha sottoposto (stravolgendo la sceneggiatura da Oscar di Frederic Raphael): all’epoca della sua uscita (1965), il film di Schlesinger deve essere sembrato scandaloso oltre ogni dire, non solo per via di alcuni temi “scottanti” come l’omosessualità e l’aborto, ma soprattutto per via della rappresentazione di una donna pienamente moderna, fuori dai canoni ufficiali di una morigeratezza secolare.

Diana è, letteralmente, un fiore appena sbocciato: ha dalla sua la forza e la grazia di una giovane femminilità in pieno fulgore, parimenti magnetica e fastidiosa (soggetta com’è a repentini capricci). Non ha (o, meglio, non sembra avere) legami famigliari e non intende averne, sceglie in assoluta autonomia gli uomini da frequentare e con cui avere rapporti (di letto e non), esprime a tutto tondo il proprio diritto all’errore, si sente in diritto di ottenere clemenza qualunque cosa faccia, non si pone problemi di sorta nell’ostentare la sua femminina potenza. Diana è “il nuovo che avanza”, è il simulacro di un inedito modello di donna e di società, quella deflagrante della cosiddetta Swingin’ London, che fa dell’estetica il suo grimaldello per scardinare ogni convenzione (la sequenza introduttiva del film, in cui il volto di Diana riprodotto su alcuni manifesti copre una campagna di sensibilizzazione sociale, è particolarmente emblematica, in questo senso).
Julie Christie incarna Diana in maniera eccellente, offrendo al pubblico la gamma completa di tutti i sentimenti e le contraddizioni di un personaggio così sfuggente e complesso.

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