Solaris

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Solaris

Il pianeta Solaris è sottoposto da tempo agli studi di svariati scienziati, essendo il suo oceano considerato un organo intelligente. Una nuova missione vede impegnato il dottor Kelvin, il quale prima di partire trascorre alcuni giorni nella tenuta paterna. Arrivato sul pianeta lo studioso assiste ad una serie di eventi inaspettati, che coinvolgono dapprima i due scienziati già presenti nella stazione spaziale e poi se stesso. Il denso oceano del pianeta, infatti, è in grado di materializzare le paure e i desideri dell'equipaggio. Tratto dal romanzo omonimo del 1961 di Stanislaw Lem.
mandelbrot ha scritto questa trama

Titolo Originale: Солярис
Attori principali: Donatas Banionis, Natalya Bondarchuk, Jüri Järvet, Anatoliy Solonitsyn, Nikolay Grinko, Vladislav Dvorzhetsky, Georgiy Teykh, Sos Sargsyan, Olga Barnet, Tamara Ogorodnikova

Regia: Andrei Tarkovsky
Sceneggiatura/Autore: Andrei Tarkovsky, Fridrikh Gorenshteyn
Colonna sonora: Vyacheslav Ovchinnikov, Eduard Artemyev
Fotografia: Vadim Yusov
Costumi: Nelli Fomina
Produttore: Viacheslav Tarasov
Produzione: Russia
Genere: Drammatico, Fantascienza
Durata: 167 minuti

Dove vedere in streaming Solaris

Filosofico, esistenziale / 14 Marzo 2016 in Solaris

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Una fantascienza filosofica molto profonda:
Questo film affronta il mistero esistenziale dell’uomo, arrivando una cruenta conclusione tutta da interpretare.
Io l’ho interpretata così:
L’uomo non ha bisogno di scoprire i misteri del cosmo, l’uomo non ha bisogno di allargare la terra, l’uomo ha solo bisogno dell’uomo.

22 Agosto 2015 in Solaris

Solaris è un’opera meno criptica rispetto a Stalker, altri film del regista che ho visto, ma non meno angosciosa. Un viaggio nel subconscio umano dove la fantascienza è solo un pretesto narrativo.

21 Giugno 2015 in Solaris

Solaris è stato presentato all’epoca della sua uscita come “la risposta sovietica a 2001: Odissea nello spazio”. Esigenze di marketing, certo, ma è vero che i due film condividono un tema comune: l’incomprensibilità di un’intelligenza diversa da quella umana. Ma mentre in 2001 il film intero approfondisce questa idea di partenza, con una serie di immagini e avvenimenti che volutamente lasciano lo spettatore disorientato, nel film russo l’alienità dell’oceano senziente del pianeta Solaris rimane sullo sfondo, e la vicenda costituisce solo un’occasione per i protagonisti di mettere alla prova la propria umanità, riconoscendola (o meno) nelle creature che l’oceano evoca traendole dalla loro mente. Il tentativo di comprendere gli scopi dell’intelligenza aliena – sembra dire Tarkovsky – è un’arrogante pretesa da freddi scienziati (si veda il personaggio di Sartorius).

Il problema principale del film, al di là di qualche filosofeggiamento un po’ confuso, è la scelta dell’attore protagonista, Donatas Banionis. Perennemente sudato e trasandato, corpulento, la sua credibilità risulta decisamente bassa. La somiglianza spiccata con un notissimo attore comico italiano non aiuta purtroppo lo spettatore del nostro paese a superare il problema, anzi. Molto felice invece la scelta della intensissima Natalya Bondarchuk. Belle le scenografie.

L’edizione italiana è uno scandalo nella storia del doppiaggio, con un Pier Paolo Pasolini totalmente incongruo nel suo accento friulano messo a doppiare il padre del protagonista. Per non parlare dei tagli che rendono incomprensibile il finale, e di altre alterazioni. Meglio affrontare l’originale russo con i sottotitoli: ne vale la pena.

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17 Giugno 2015 in Solaris

Uno dei grandi pregi di Tarkovskij è stato quello di aver usato la fantascienza in chiave squisitamente psicologica, per scrutare nei meandri della psiche umana.
Solaris, ancora più che Stalker, è l’emblema di questo cinema votato all’analisi introspettiva dell’inconscio. Il pianeta che da il titolo alla pellicola e il suo misterioso oceano di plasma non sono altro che pretesti per scavare nella mente del protagonista, che dopo aver perduto la moglie, suicidatasi dieci anni prima, la vede tornare in vita in carne e ossa (rectius, carne e neutrini) nella stazione spaziale che ruota attorno al pianeta extra-solare.
“Ma perché andiamo a frugare l’universo quando non sappiamo niente di noi stessi?”
L’immortalità di questi prodotti della mente, di queste vivissime allucinazioni, denotano quanto forte sia il potere della mente umana, l’unico organo capace di produzioni immortali all’interno di un corpo mortale ed effimero.
Il finale estraniante e misterioso, ma bellissimo, riporta poi la centralità sul tema degli affetti.
Solaris è un gran film, da molti ritenuto il capolavoro di Tarkovskij, anche se, a mio avviso, è inferiore, sia contenutisticamente sia (soprattutto) stilisticamente, a Stalker, che sette anni dopo entrerà nella filmografia del regista russo, passando inizialmente un po’ in sordina (rispetto al più immediato successo di Solaris), per poi venir consacrato a capolavoro soltanto dopo qualche tempo.
Stalker e Solaris hanno una medesima struttura per quanto riguarda la connotazione dei protagonisti, una sorta di trinità umana che rappresenta figurativamente il sapere scientifico (Sartorius), la logica illuministico-razionale (Snaut) e la pulsione religioso-passionale (il protagonista Kris Kelvin).
Presentato come “la risposta sovietica” a 2001 Odissea nello spazio (più per motivi di marketing che per altro), in realtà è inferiore anche a quest’ultimo, non riuscendo a replicarne né la potenza visiva né il piglio filosofico-visionario, attestandosi, per l’appunto, più su un piano strettamente psicologico.
La versione italiana uscita nelle sale fu pesantemente tagliata dal distributore nazionale, in modo assolutamente irragionevole: mancava buona parte della lunga introduzione, pur essenziale per capire le dinamiche contenutistiche oltre che il finale; mancavano alcuni dialoghi fondamentali e profondi, espunti arbitrariamente.
Fortunatamente la versione per home video è stata proposta senza tagli, con inserti in lingua originale con sottotitoli che fanno peraltro apprezzare ulteriormente l’intensità espressiva degli attori protagonisti, ancora una volta (come spesso accade per questi film a budget ridotto) doppiati in maniera non pienamente soddisfacente.

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9 Maggio 2013 in Solaris

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Solaris.
la risposta sovietica a 2001 Odissea nello spazio ?
Direi di no.

Mi ha spiazzato, turbato direi. Non voglio minimizzare Odissea nello spazio, pellicola che ho apprezzato moltissimo ma il film in questione mi ha fatto fare due o tre domande in più, oltre al fatto che è molto ma molto più negativo (pessimista). Tutto parte da una casa in campagna, la casa paterna, nel verde più totale. Un ambiente paterno, tranquillo, lontano dai caotici momenti e avvenimenti di una città.
Il protagonista di questa pellicola targata Tarkovskij è Kris uno scienziato che deve esser spedito su una stazione spaziale che orbita attorno al Pianeta Solaris in un universo poco noto. Il padre e Kris ricevono un ospite, un vecchio amico di famiglia ex astronauta di professione.
I primi 40 minuti del film sono un monito al nostro. L’amico paterno gli rivela infatti come anni prima strani avvenimenti siano accaduti nel corso della sua stessa operazione. Sin da questo momento capiamo l’aria che si respira all’interno della pellicola, l’opera è incentrata sull’uomo, il suo destino e la sua interiorità. Kris è diffidente verso l “‘amico” di famiglia, il padre definisce il figlio come una persona crudele proprio per la mancanza di tatto ma soprattutto di fiducia verso quello che in fin dei conti è un ospite. La decisione è ormai presa, lo scienziato parte verso l’ignoto si prepara per il lungo viaggio ma come suggerisce una scena del film: “Perché andare verso l’ignoto, cercare pianeti sconosciuti, nuove galassie, paesi lontani, quando non conosciamo noi stessi ?”
Qui giunto iniziano a manifestarsi strani fenomeni dovuti a un Oceano prima statico, poi in movimento, un Oceano che ha vita propria frutto di bombardamenti radioattivi. Kris è vittima di un gioco più grande di lui, è vittima di qualcosa che non può comprendere. Nella stazione si manifestano dei fantasmi, personaggi morti da tempo, Kris ritrova sua moglie Hari che si materializza più e più volte, quelle che sembrano allucinazioni in realtà sono il parto dell’Oceano in grado ora di materializzare il passato. Kris passa da uno stato di smarrimento a uno di riavvicinamento verso quella che era la sua amata. Ecco la difficoltà ad uscire da sé stessi e dai ricordi a cui siamo legati. Tarkovskij porta poi ad un’altra domanda, per lo meno credo sia una delle domande poi potrei anche sbagliarmi, è più umano l’uomo in carne ed ossa con il suo sospetto, la sua invidia, la sua diffidenza, la sua malvagità o qualcosa creato dai ricordi e dal passato ?
Alquanto pessimista il finale, non che il resto sia ottimista, con Kris che torna sulla Terra (?), nella stessa casa paterna ma qualcosa è cambiato, non si respira più la stessa aria…

DonMax

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