Recensione su Mad Max: Fury Road

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18 Maggio 2015

Reboot del ciclo di film di Mad Max con Mel Gibson, anche se i fatti raccontati sembrano legati ai film precedenti (di cui ho scarsa memoria, però non mi avevano entusiasmato).
Il film è ambientato in un futuro post-apocalittico; la prima parte è abbastanza folle, con personaggi pazzi e fuori dalle righe (lo stesso Max è tormentato da visioni del passato in cui non è riuscito a salvare la sua famiglia). Max è praticamente la riserva di sangue del Figlio di Guerra Nux, e la maggior parte della prima parte è attaccato al cofano della macchina.
Brutto il sonoro, il discorso di Immortan Joe al popolo ho faticato a seguirlo.
Il film migliora nella seconda parte con la fuga di Furiosa con le giovani spose e l’inseguimento da parte dei sudditi di Immortan Joe.
Ho faticato un pò ad ambientarmi nel mondo di Mad Max, poi pian piano il film è un pò cresciuto raggiungendo la sufficienza.
Dovrò rivedere l’originale per poter esprimere un giudizio più completo.
Nel cast da citare Tom Hardy nei panni di Max (abbastanza taciturno), Charlize Theron in quelli di furiosa, l’ex modella ormai lanciata nel cinema Rosie Huntington-Whiteley (è la sposa incinta) vista anche in Transformers 3, Zoe Kravitz (la figlia di Lenny, un’altra delle Madri, vista nella saga di Divergent) e Nicholas Hoult che dopo lo zombie di Warm Bodies interpreta un’altro personaggio particolare (è il figlio della Guerra, Nux).
C’è anche Megan Gale, la cui prima apparizione la mostra come mamma l’ha fatta.

1 commento

  1. Stefania / 18 Maggio 2015

    Anche se i film sono collegati (in realtà, perlopiù dalla figura di Max e dall’ambientazione desertica), non è assolutamente necessario rivedere la trilogia originale per comprendere questo.
    Fury Road è pensato per vivere indipendentemente da essa: anzi, ritengo che il fatto che manchino “spiegoni”, premesse et similia sia un pregio della sceneggiatura, perché si concentra sulla vicenda trainante del film, senza sovrabbondanza di elementi di contorno. Lascia che sia lo spettatore a trarre le conclusioni in merito, se necessario. I personaggi non sono introdotti da altro che non sia la loro presenza scenica, si descrivono da sé e, oltre ad essere una peculiarità interessante nel panorama del cinema di questi anni dove pare che tutto debba essere spiegato per filo e per segno (altrimenti, chissà, lo spettatore potrebbe sentirsi perduto?), è una cosa utilissima sia ai fini del ritmo della pellicola che (prosaicamente) del suo minutaggio. Fury Road cammina (anzi, corre) con le proprie gambe 😉

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