Recensione su Chi è senza colpa

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Un gioco di apparenze e inganni , che ha come denominatore comune un primario bisogno di appartenenza sociale. / 1 Aprile 2015 in Chi è senza colpa

In una Brooklyn rinserrata in una sorta di urbana e domestica solitudine, visibilmente modellata in funzione della silente e claustrale indole del protagonista di questo noir poliziesco, a cui appunto il noto borough ne fa da sfondo, si intrecciano gli animi e i passati di differenti vite, rappresentazioni incerte della natura umana, che fungono da artifici per svelarne maschere e simulacri.
In The Drop, novella trasposta per il cinema, di cui l’autore stesso ne ha co-firmato la scenografia, ogni personaggio è una facciata, una finzione che ne sgretola l’identità, lasciando allo spettatore il compito di definirne le sfumature. Gradazioni dell’indole umana abilmente descritte, grazie anche alle ottime interpretazioni della Rapace, e soprattutto di Hardy, che riesce a costruirsi pian piano l’immagine dell’antieroe che si piega ai ritmi e alle voluttà di una realtà sempre più cruda e violenta. Un gioco di apparenze e inganni , che ha come denominatore comune un primario bisogno di appartenenza sociale.

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