Recensione su The Holdovers - Lezioni di vita

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21 Febbraio 2024

In un college abbandonato per le vacanze natalizie si intrecciano tre solitudini, quelle di un professore, di un alunno e di una capocuoca: sembrano tre profili e tre storie completamente diverse, ma hanno in comune l’essere state “lasciate indietro” da una società per la quale sono solo dei “residui”, dei perdenti da ignorare, da disprezzare o da bocciare. Privati dagli affetti famigliari e costretti a condividere gli stessi spazi, i tre emarginati imparano a conoscere, anche attraverso il conflitto, le sofferenze e le disillusioni altrui e in qualche modo a sentirle proprie, permettendo a ciascuno di andare avanti. Fa niente se temi complessi e delicati (ipocrisia, corruzione, disuguaglianze, classismo, razzismo, guerra, malattia mentale, rapporto intergenerazionale, esclusione sociale) vengono sfiorati senza essere approfonditi o aggrediti, lo scopo è solo sviluppare la storia, senza strumentalizzazioni o retorica; anzi l’aver evitato virtuosismi e colpi di scena forzati ha rappresentato per me il punto di forza di un film genuino e che funziona benissimo, grazie a un tono brillante ma non comico, malinconico ma non drammatico. E fa niente anche se le vicende sono prevedibili e i personaggi forse troppo tipizzati, la storia scivola via affezionandosi ai personaggi, sorridendo delle loro battute e commuovendosi per le loro sciagure; non credo che Payne mirasse a qualcosa di più.

3 commenti

  1. Stefania / 22 Febbraio 2024

    Penso che, invece, di retorica ce ne sia, eccome, in questo film: è un film che mi pare funzioni proprio perché è retorico forza 10 🙂
    Un dettaglio, per provare a spiegarmi: quando il prof (Giamatti) e tutti gli studenti “rimasti” sono a tavola, il più antipatico di loro (quello ignorante e arrogante, come chiede la prassi del caso) non vuole che la capocuoca mangi con loro, dopo che era stata invitata dal docente. La donna torna in cucina. Giamatti esplode contro lo studente, ma proprio sbraita, sbatte i pugni sul tavolo, fa saltare le posate dal piatto se non ricordo male, dimostrando di essere una persona molto sensibile (del tipo: “la signora ha bisogno di compagnia, come tutti, anzi di più, specie in questo momento, ecc.”), attenta alle minoranze (di genere, ecc.), sempre coerente con i propri principi morali. Eppure, prima, non c’erano state avvisaglie: nel senso che, posto anche che il prof conosca bene la testa di legno da manuale che è il suo studente, questa è la prima occasione visibile al pubblico in cui i due hanno uno “scontro” su una questione di educazione, di moralità, senza passaggi intermedi (e non credo che sia una questione di tempi tecnici del film). Ecco: in questo modo, Payne ha tracciato una linea (con scarso senso di causa-effetto), ha elevato subito il personaggio del professore a eroe positivo e così lo conserverà per tutto il film. Insomma, ai miei occhi, il regista e lo sceneggiatore non vedevano l’ora di mettere in scena e cementare subito tutta la positività di Hunham, senza concedergli dei chiaroscuri.
    Scusa se sono tanto perentoria, ma, uh, che noia, che noia! 🙂

  2. Patrick Martinotta / 25 Febbraio 2024

    Capisco cosa intendi, anche se non chiamerei ciò che descrivi “retorica”, però anche tu scrivi che il film funziona! Quello che intendevo dire sopra è che i limiti del film non mi hanno infastidito perché non ho percepito che il regista pretendesse nulla più che far sorridere e commuovere un po’ il suo pubblico e con me è funzionato così. Però Stefania sono contento che ultimamente siamo un po’ in disaccordo sui film, un tempo ogni volta che leggevo le tue recensioni pensavo che non avevo nulla da aggiungere, ora ci sono più occasioni di confronto 😀

    • Stefania / 26 Febbraio 2024

      @ciclopestrabico: “ora ci sono più occasioni di confronto”: è vero!
      Come direbbe l’unicorno di The Lego Movie, “è meravigliosoooooo!”. È davvero un piacere <3

      Sì sì, confermo, è un film perfetto, pulito e lineare, una comfort zone, ecco. Però, per me, se fosse stato perfetto con più elementi imprevedibili... ah! 😉

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