La decisione di lasciarsi trasportare dalla corrente / 23 Maggio 2023 in Decision to Leave
Guardando Decision to Leave, ultima fatica di Park Chan-wook, oltre a essere ammaliato dal suo austero formalismo, che come in altre pellicole del regista entra in contrasto con la natura fortemente ambigua dei suoi caratteristi; ho ravvisato una certa volontà, sempre del cineasta coreano, di non affidarsi a un solo genere, ma di spaziare dalla commedia al thriller senza che questi ultimi determinino il carattere e l’identità della pellicola stessa.
Un po’ come fece Juan Josè Campanella con il suo ” Il segreto dei suoi occhi”, dove un novero di diversi generi cinematografici collimava con la trama senza generare confusione nello spettatore.
A dire il vero, in Decision to Leave, questa sorta di smarrimento si sente, o almeno si percepisce, ed è proprio tale turbamento, che segue anche i dettami del giallo hitchcockiano, a rendere conturbante la visione.
Una visione che può apparire distorta, alterata dai cambi di ritmo della pellicola, che non permettono quasi un allineamento con i pensieri e i desideri del protagonista, che come gran parte del racconto ( e del suo sontuoso epilogo ) appaiono enigmatici, ma non insondabili.
E’ come se Park Chan-wook voglia farci trasportare dalla corrente, verso quell’oceano di emozioni che tiene avvinti, come eterni naufraghi, i due caratteristi, e di fatto allontanarci dai suoi abituali labirinti del piacere, dell’odio e della vendetta, che ha costruito egregiamente in altre opere.
Seguire una corrente che lentamente guida lo spettatore nel più espressivo dei finali.
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