Recensione su La grande bellezza

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“Cercavo la grande Bellezza. Non l’ho trovata.” / 23 Maggio 2013 in La grande bellezza

Sorrentino è fondamentalmente un depresso, questa ormai è una verità incontrovertibile. E, come aveva già fatto in This Must Be The Place, restituisce la sua depressione allo spettatore in forma puramente estetica, rischiando però di finire per specchiarsi continuamente in se stesso, a scapito della storia, della trama, e in ultima analisi dimenticandosi pure dello spettatore.
D’altronde, la vacuità e lo squallore di fondo dei “salotti bene” romani ce li aveva già abilmente raccontati negli ultimi due capitoli di “Hanno Tutti Ragione”: non a caso Jep Gambardella è una sintesi ben riuscita del disincantato Gegè Raia e del ruffiano Tonino Paziente.
Avendo associato immediatamente, fin dal primo trailer, questo film al libro non mi aspettavo niente di diverso, ma i tempi mi sono sembrati esageratamente dilatati, con buona pace della scelta stilistica: un buonissimo primo tempo contro un secondo tempo fin troppo lungo e inutilmente ridondante.
So già che lo rivedrò e lo rivaluterò, ma stavolta anche l’antico affetto per l’accoppiata Servillo-Sorrentino non basta a non farmi pensare che si tratti, in fondo, di un’occasione mezza sprecata.

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