Recensione su Reality

/ 20127.1221 voti

13 Dicembre 2012

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

A me Gomorra di Garrone non è che fosse piaciuto un granché. Fermo restando che si poneva comunque al di sopra del resto della produzione cinematografica italiana, considerata la bassezza media. Comunque, qui è meglio. C’è questo tale Luciano che è un simpatico coglionazzo napoletano. Si veste da travone alle feste, ha una pescheria e un commercio illecito di robot per la cucina messo su con la moglie. Una bella famiglia, tutto sommato, tutti ignoranti come dei pali della luce ma belli, genuini. Per la figlioletta, partecipa a un provino per il GF in un centro commerciale. Lo fanno andare a Roma a Cinecittà, per un ulteriore provino. Gli dicono che è andato bene, le faremo sapere. Da qui inizia la discesa negli inferi della notorietà, perché la vita di Luciano si metamorfosa gradualmente tutta in funzione della possibilità, che per lui è fin da subito una certezza, di venire chiamato nella Casa. Comincia a spendere soldi che non ha, perché tanto poi li avrà, vende la pescheria, è convinto che emissari del GF lo controllino in ogni momento della giornata per vedere se è adatto. La famiglia dapprima assiste, poi cerca di dissuaderlo. La chiamata ovviamente non arriva mai. Depressione, passa i giorni in casa a guardare il Grande fratello con la sensazione di esser stato derubato di qualcosa. Di una vita che doveva essere sua. É una lenta discesa nella pazzia, come mi ha detto Superlavoratore, che su certi film ci azzecca nel giudizio (ma su altri clamorosamente no, quindi quel che dice lo prendo cum grano salis), pasticche, lenta risalita. Verso la fine sembra avere trovato conforto nella fede, ma è proprio nel finale che il delirio riprende il sopravvento, a segnare il definitivo distacco di Luciano dalla realtà per vivere in un mondo di luci, telecamere, gnocche stupide e specchi. L’unico in cui ormai si senta vivo. Profonda è la riflessione, mascherata da commedia, sulle dinamiche dell’apparire dei giorni nostri, e spietata. L’attore protagonista spacca di brutto, soprattutto considerato che è tipo un ergastolano che ha imparato a recitare in carcere. Eccetera.

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