To Rome With Love

/ 20125.2491 voti
To Rome With Love

Quattro episodi raccontano le giornate a Roma di numerosi personaggi: turisti, residenti, prostitute, studenti.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: To Rome with Love
Attori principali: Woody Allen, Roberto Benigni, Penélope Cruz, Alec Baldwin, Judy Davis, Jesse Eisenberg, Greta Gerwig, Elliot Page, Alessandro Tiberi, David Pasquesi, Lynn Swanson, Alison Pill, Augusto Fornari, Mariano Rigillo, Gianmarco Tognazzi, Riccardo Scamarcio, Alessandra Mastronardi, Ornella Muti, Antonio Albanese, Flavio Parenti, Sergio Solli, Vinicio Marchioni, Monica Nappo, Duccio Camerini, Lina Sastri, Gabriele Rapone, Giuseppe Pambieri, Ruggero Cara, Maria Rosaria Omaggio, Giacomo Fadda, Corrado Fortuna, Marta Zoffoli, Pierluigi Marchionne, Fabio Massimo Bonini, Carol Alt, Edoardo Leo, Donatella Finocchiaro, Nusia Gorgone, Antonino Bruschetta, Carlo Luca De Ruggieri, Giuliano Gemma, Fabio Armiliato, Ilaria Serrato, Cristiana Palazzoni, Giovanni Esposito, Isabella Ferrari, Lino Guanciale, Cecilia Capriotti, Marina Rocco, Roberto Della Casa, Ariella Reggio, Gustavo Frigerio, Simona Caparrini, Massimo Ferroni, Alessandro Procoli, Paolo De Vita, Rita Cammarano, Francesco De Vito, Margherita Vicario, Rosa Di Brigida, Maurizio Argentieri, Anna Teresa Rossini, Gaetano Amato, Antonio Rampino, Camilla Pacifico, Alberto Mangiante, Massimo De Lorenzo, Alessio Zucchini, Alessandro Tallarida, Luca Calvani, Maricel Álvarez, Mariella Milani, Roberta Ronconi, Brunella Matteucci, Sergio Bini Bustric, Margherita Di Rauso, Federica Corti, Matteo Bonetti, Antonio Taschini, Vinicio Cecere, Mostra tutti

Regia: Woody Allen
Sceneggiatura/Autore: Woody Allen
Fotografia: Darius Khondji
Costumi: Sonia Grande, Costanza Bastanti
Produttore: Faruk Alatan, Giampaolo Letta, Stephen Tenenbaum, Letty Aronson
Produzione: Italia, Spagna, Usa
Genere: Commedia
Durata: 111 minuti

Dove vedere in streaming To Rome With Love

Bello bello! / 10 Gennaio 2021 in To Rome With Love

Allen prende un ottimo cast e racconta vicende interessanti (anche se classiche) sullo sfondo della Capus Mundi, come era bravissimo a farlo con la sua New York.
Sembra un po’ voler prendere in giro i nostri cinepanettoni, ma qui c’è vero cinema. Quindi, se fosse, fa bene.
Dei “nostri” un sempre bravo Benigni, ma un po’ patetici Albanese e Scamarcio.
Romantico, divertente, malinconico.
7/10

Leggi tutto

ciao Woody / 21 Aprile 2020 in To Rome With Love

imbarazzante, da molti punti di vista. C’era una volta Woody

Mezzo pazzo falso… ma proprio a Roma?!?! / 14 Novembre 2015 in To Rome With Love

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Partiamo dal fatto che sono un estimatore di allen e ho TUTTI i suoi film, vorrei esprimere il mio parere su quest’opera del regista newyorkese:
Il film è diviso in 4 mini storie che si evolvono di pari passo durante il film, quindi non abbiamo il classico film a episodi dove finisce uno e comincia l’altro e trovo che questa soluzione sia azzeccata, così se per esempio un episodio dei 4 non piace particolarmente non bisogna sorbirselo tutto prima di vedere l’altro, ma tempo 10 minuti e si va all’episodio successivo, per poi ritornare a quello precedente pochi minuti più tardi.
Parto dalla storia più debole, quella di Benigni, tornato sugli schermi cinematografici dopo 7 anni dal suo film ” La Tigre e la Neve”, che interpreta un cittadino romano (non credibile visto il marcato accento toscano anche se ha tentato di nasconderlo) che da un giorno all’altro diventa famoso per NESSUNA ragione. L’uomo viene invitato dappertutto in tv, alle prime cinematografiche, seduce delle attrici che perdono la testa per lui fino al deludente finale (non che l’inizio sia esaltante) che non dirò per non fare spoiler. Voto 4 e mezzo

Seconda storia, quella con Allen che torna anche lui a recitare (grazie a Dio aggiungerei) dopo una pausa di 7 anni dove recita nel film “Scoop”. Il nostro Woody viene invitato con la moglie a Roma per conoscere il fidanzato della figlia (romano ovviamente) e i genitori di quest’ultimo che la ragazza ha incontrato nella città eterna durante un viaggio di piacere. Allen si accorge subito che il consuocero, che ha un’attività di onoranze funebri, ha una bellissima voce da tenore, ma questa esce fuori solamente sotto la doccia e cercherà di fare di tutto per sfruttare questo talento per portarlo al successo.
Devo dire che l’episodio non ha nulla di particolarmente brillante, ma sicuramente certe battute di Allen strappano un sorriso e solo lui porta la sufficienza a una storia che non convince del tutto anche se molto migliore della precedente.

Da notare che questo è il primo film dove Allen non è piu doppiato da Oreste Lionello (rip) ma da Leo Gullotta, che non è Lionello per carità di Dio però ce la mette tutta e non mi sento di bocciarlo. Sentire allen doppiato da Lionello per quarant’anni ha lasciato un segno indelebile nelle nostre menti e cuori.
La terza storia, con Alec Baldwin (John), Ellen Page (Monica), Jesse Eisenberg (Jack), Greta Gerwig (Sally). John, un famoso architetto inglese che durante l’adolescenza ha vissuto a Roma per un anno incontra casualmente Jack durante una camminata in cerca del suo vecchio quartiere, i due fanno amicizia e prendono un caffè in casa di jack. Li verranno a sapere da Sally, la moglie di Jack, che la sua amica americana Monica,descritta come in gamba sexy ed interessante, si è lasciata col suo ragazzo e vive un periodo di crisi e per questo viene a Roma a trovarla, annunciando che starà li da loro. Dopo questa affermazione John è molto pessimista su come “andrà a finire” mentre Jack non ha nessun dubbio sulla sua fedeltà per Sally.
Questo episodio è a mio parere il migliore di tutti, è tipicamente alleniano perchè mette in gioco diversi elementi del cinema di Woody come la presenza fissa di un consigliere/grillo parlante, il triangolo amoroso, i dubbi esistenziali, insomma, tutti gli attori sono bravi e secondo il mio modestissimo parere, se tutto il film fosse stato incentrato su questa unica storia,beh, mi sa che avremmo visto un “Vicky cristina barcelona” all’amatriciana. Putroppo cosi non è stato ma un 6 e mezzo non lo toglie nessuno.
L’ultima storia è con molti attori italiani più o meno bravi, partiamo dai due protagonisti : Alessandro Tiberi (noto per aver interpretato Alessandro lo stagista schiavo nella serie tv Boris) interpreta Antonio, un timido ma ambizioso giovane di Pordenone con tanti sogni nel cassetto, comevivere in una bella casa, farsi una famiglia e avere dei figli con la bella Milly (Alessandra Matronardi / Cesaroni), insegnante di astronomia anche lei di Pordenone. A roma il buon Antonio deve incontrare i suoi parenti altolocati che gli permetteranno, assumendolo, di vivere a Roma e in futuro realizzare i sogni suoi e di Milly, basta fare una buona impressione agli uomini d’affari che gli verrano presentati in giornata. Milly decide di farsi bella dal parrucchiere e di tornare subito in albergo ma durante la sua uscita, si perde per roma e non fa in tempo a tornare in albergo. Antonio, per uno scherzo del destino viene sorpreso in camera dalla prostituta Anna (Penelope cruz), i due si trovano a letto nel momento in cui entrano in camera i parenti di Antonio che, per coprire le apparenze, fingerà che la sua vera moglie è proprio Anna, almeno fino all’appuntamento con gli uomini d’affari.
Questo episodio boccaccesco onestamente, sembra essere messo li perche il film è stato girato in italia e quindi urgeva sponsorizzare il nostro cinema con la comparsa di decine di attori italiani come Scamarcio, Albanese, la Muti, Tognazzi junior ecc, da allen ci aspettiamo molto di più che una storiella da commedia sexy anni 70 con la Fenech , Banfi e Vitali, che forse in questo film episodio avrebbero fatto molto meglio ( vedetevi “Cornetti alla crema” e mi direte). Voto 5 e mezzo.
Le conclusioni finali mi portano a fare una media matematica di 5,6 e credo proprio che sia il voto giusto. Un Allen in versione light, troppo light, eccessivamente light non ci permette di gustare appieno il vero sapore del suo cinema, ma ci propina qualcosa di falsato, un sapore che non è il suo, un pò come succede con la coca cola light o il caffè decaffeinato che non soddisfano mai appieno. Wody non ci riempie di caffeina e di zucchero come era riuscito a fare deliziandoci nel suo splendido lavoro precedente “Midnight in Paris”, sarà forse che Woody ha voluto tenerci a dieta? Mi dispiace Woody ma i tuoi film sono come il Natale, vengono una volta l’anno, la dieta si comincia sempre dopo le feste!

Leggi tutto

è pur sempre Allen / 1 Marzo 2015 in To Rome With Love

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

“Il mondo è bello perché è vario”, dicono. Siamo sicuri? non so, è una vita che me lo chiedo e ancora non ho una risposta. Però è sicuramente vario e lo dimostrano i giudizi dati a questa pellicola.

Personalmente è piaciuto molto. Non condivido le critiche che gli sono state fatte. Far fare l’introduzione del film ad un vero vigile urbano o usare canzoni nazional-popolari non significa essere “Vanzina” o “Neri Parenti”.
Sarebbe come darmi del truzzo/tamarro (o come si dice nella vostra regione) solamente perché uso le Air Max: è vero, le usano anche loro ma io non lo sono e quindi non bastano a fare di me un truzzo. E poi, andiamo, Woody Allen Sa benissimo che il nostro paese non è questo, ha volutamente esagerato per darne un ritratto prettamente cinematografico. Un po’ di fantasia. Come se New York fosse quella che si vede nei film. Solo che se lo fanno con noi italiani, no, non sia mai. Stesso discorso per i genitori di “Michelangelo”. La madre è stata dipinta così solo per rimarcare la differenza di provenienza, non c’era nessuna intenzione di dire “In Italia le donne si vestono ancora “a lutto” o peggio “sono più arretrate” “. è solo un manierismo. Se Michelangelo fosse stato francese (ops, scopro che l’attore lo è realmente) probabilmente avrebbero dipinto la mamma con un basco in testa. Ovviamente lo stesso discorso vale per i due pordenonesi. Non voleva dire che fossero montanari arretrati, voleva solo rimarcare la differenza di luogo e il disorientamento che si ha ad arrivare all’improvviso da un centro periferico, giù fino alla capitale. Che è un po’ quello che è successo a me a Novembre quando da un piccolo paesino di 9000 anime mi sono ritrovato da solo nella città eterna. Si ha quell’iniziale senso di spaesamento -visibilissimo in una Milly che perde sé stessa, oltre che il cellulare – ed è per rafforzare questo concetto e rimarcare la differenza tra i due ambienti, ha fatto vestire la coppietta in modo diverso rispetto ai capitolini.
In definitiva, il nostro ha solo voluto dipingere una Roma un po’ poetica che non esiste più, e forse non è mai esistita se non nell’immaginario, ma è un film, cavolo! Se dobbiamo fare i pignoli allora, anche i dialoghi sono irreali, ma allora sono irreali anche quelli di Io&Annie e Manhattan. E allora che facciamo, distruggiamo la filmografia di Allen? Non mi pare il caso.

Il cast mi è piaciuto molto, apprezzo sia Jesse Eisenberg – già apprezzato oltre che nello stra abusato “social network”, anche in quel piccolo cult che è “benvenuti a zombieland”- che io trovo unico per quella sua espressione che è un misto tra insicurezza e “faccia da schiaffi”, sia Ellen Page, che fa sempre il suo sporco lavoro. Ovviamente è stato eccelso anche Baldwin, in quella sua veste da ectoplasma.
Ho apprezzato anche il coraggio e la scelta stilistica della Cruz che ha deciso di non farsi doppiare e recitare in italiano: Brava.
Un’altra cosa che ho apprezzato è che nessuno dei nostri attori è stato snaturalizzato. Non del tutto almeno. C’è stato per tutti quel frangente in cui Benigni ha fatto il Benigni con la sua canonica gestualità (La scena del delirio in pubblico) e Albanese ha fatto l’Albanese (Quando aspettava Milly dietro la porta del bagno).
Poi dite quello che volete, ma a me Scamarcio che fa capolino nello specchio ha fatto morire dal ridere.

Insomma, ho sognato perdendomi per Roma, certo, non in senso strettamente onirico come il precedente parigino, ma è stato comunque un gran viaggio.

Leggi tutto

13 Novembre 2013 in To Rome With Love

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

No ma dico, ne avevo sentito parlare da tutti talmente male che credevo peggio. Credevo di morire! Invece c’è solo un incipit terrificante, con delle musiche spaventosamente da Vanzina o in alternativa da pizza-mandolino, e poco altro. Intreccio di varie storie, con dentro tutti, Benigni e il tipo di Facebook e Juno, e Alec Prezzemolo Baldwin. E ca**o, il tipo di boris! E Epifanio!
Impossibile non provare antipatia per i giovani americanozzi studentelli, che se la vivono in centro a Roma. Toh, c’è pure il direttore della fotografia di Boris.
Sparpagliatamente, a ogni personaggio maschile è assegnata d’ufficio qualcuna delle note sfaccettature di Woody, che si limita al ruolo del nevrastenico ma anziano e tranzollo.
C’è una venatura surreale, che se avesse funzionato sarebbe stata la qualità del film, non compiuta (inaboutie) ma che è a suo modo interessante: in tutte le vicende c’è qualcosa di tanto fuori dalla logica quanto accettato come normale dai personaggi. Questo crea uno scarto di senso che è anche abbastanza nì, cioè no ma quasi. Tipo Baldwin, che parte alla pari con gli altri e metamorfosa senza sforzo in una specie di Grillo parlante/coscienza CINICA e disillusa, onnipresente. O la non spiegazione di cosa faccia da motore all’episodio Benignesco.
Un film non venuto, anche se si volessero trascurare le banalità da Italia-vista-dall’Amerigano medio, probabilmente inestirpabili dal cervello del regista (tutti che continuano a dire che roma è unbelievable). Chiusa sulla morale dell’Allen degli ultimi anni,irrefrenabile voglia di fare il maestrino, tutti scopano con tutti perché va così, perché stuff happens.
Pezzi di genietto sparsi, a me ha fatto piegare dentro (praticamente un origami interno) questa frase:
“She knows names,
she knows buzzwords,
she knows certain
cultural phrases that imply
that she knows more
than she does…
The anxiety of influence,
the Bartok string quartets,
the perversion of the dialectic,
La Sagrada Familia…”
Voglio andare a dirla alle tizie in giro 🙂

Leggi tutto