Recensione su La linea verticale

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serie tvLa linea verticale

Centrato e verticale / 7 Gennaio 2018 in La linea verticale

Ormai, c’è un pregiudizio generalizzato verso la Rai e i suoi prodotti , anche giustificato e giusto, per cui se da un lato ci si aspetta sempre il peggio all’uscita di ogni nuova fiction dall’altro si esalta, anche eccessivamente, qualunque cosa si dimostri anche solo minimamente sopra il livello Don Matteo et similia.
Ecco, con questo prodotto, del tutto inaspettato, finalmente, ci si può incominciare a tirare fuori da questo meccanismo perverso. La Linea Verticale fa lo strano effetto di somigliare a tante cose rimanendo, allo stesso tempo, qualcosa di mai visto. Somiglia a Scrubs ma, rispetto a quest’ultimo, tratta la vita ospedaliera dal punto di vista di un paziente e, soprattutto, calca di più sul lato drama; somiglia a Boris (il creatore, Mattia Torre, è uno dei 3 sceneggiatori Borisiani) ma dalla serie con Renè Ferretti prende soprattutto il lato più surrealista, oltre che molti interpreti. Si ride e si piange in La Linea Verticale. E si vive la degenza ospedaliera come se fossimo catapultati in Le Ali Della Libertà: con l’ospedale visto come una prigione da cui può essere, però, difficile staccarsi.
Un piccolo appunto va fatto per la confezione, non sempre impeccabile, e per la voce fuori campo di Mastrandrea che, se nella recitazione classica è centrato come sempre ultimamente, non dà il meglio di sé nel voiceover.

4 commenti

  1. Stefania / 10 Gennaio 2018

    Ho visto su RaiPlay i primi tre episodi (la brevità delle singole puntate mi ha permesso di dedicarmici anche se in tarda serata: 10 punti a favore 😀 ).
    Il tono mi piace, bravi anche gli attori, surreali e “teatrali” al punto giusto (ma la Scarano proprio non la reggo, devo essere sincera: a proposito di Boris, diciamo che, per me, potrebbe essere una parente di Corinna, se non un’altra figlia di Mazinga), ma c’è qualcosa che non mi convince.
    A momenti, mi è sembrato un ottimo modo di raccontare il contesto (quello ospedaliero) e la “gestione” di una malattia dal punto di vista del malato, cosa che, nelle varie fiction a tema medico (sia italiane che straniere), non mi pare di aver mai visto.
    Dall’altro, mi è sembrato uno spot pro-servizio sanitario nazionale di cui -come dire- non sentivo la necessità. Da questo punto di vista, non mi incuriosisce affatto.
    Perciò, sono combattuta se continuare a guardarla o meno.

  2. Mr.O / 10 Gennaio 2018

    Concordo sulla Scarano, attrice che, visto quanto lavora, gode di una stima per me ingiustificabile. La sua idea di recitazione equivale, sostanzialmente, a fare faccette, oltre al fatto che metà delle parole non si capiscono.
    La serie non l’ho vista come una promozione al servizio sanitario nazionale, anzi. Questo perché, nei fatti, c’è solo un personaggio, tra i medici, veramente positivo: Zamagna, il chirurgo che lo opera. Il quale, però, viene visto un po’ come, in Boris, Renè Ferretti vedeva Beatrice Di Mauro: “finalmente un’attrice normale”.
    Non anticipo nulla, ma il finale di stagione sarà effettivamente un po’ retorico, ma non intacca la gradevolezza della serie, almeno per quanto mi riguarda.
    Ritengo, comunque, che il quarto sia l’episodio svolta: si calca un po’ di più sul lato surreale e, dato il contesto in cui questa surrealtà viene intestata, aumentano i momenti di ilarità. Anche perché viene dato più spazio al personaggio di Tirabassi e viene introdotto il personaggio di Gianfelice Imparato, veri motori comici della serie.
    Tenendo sempre presente che il lato più emotivo e sentimentale non può, per motivi logici, prescindere dalla presenza della Scarano, il che è effettivamente un minus.

    • Stefania / 10 Gennaio 2018

      (mamma mia, quando parla la Scarano… “Che ha detto?!?”)
      😀 Con “spot pro-servizio sanitario nazionale”, mi riferivo più che altro alla rappresentazione dell’ordine, della modernità e dell’efficienza dell’ospedale in cui viene ricoverato il protagonista. Il personale, molto correttamente, è descritto nel tono surreale ed eccessivo scelto dalla fiction. Il personaggio di Catania, per esempio, per quel poco che ho visto, mi è sembrato un pressapochista/parolaio da manuale. E anche il prete di Portoghesi mi è sembrato azzeccato. Il dottore di Bruschetta è divertente e, come diceva il mio compagno di divano, sembra “solo” Duccio in ospedale (non lo intendo in maniera negativa, eh!).
      Mah, guarda, alla fine mi solletichi. In effetti, il personaggio di Tirabassi sembra promettere grandi cose 🙂

      • Mr.O / 10 Gennaio 2018

        Ho visto che è stata girata all’interno di un vero ospedale: L’Ospedale del Mare di Napoli. Quindi, suppongo che possa esistere, anche Italia, un ospedale non fatiscente.
        P.S. Non voglio scoprire se sia stata la produzione ad imbellettare tale ospedale, per l’occasione, perché, vivendo in zona, la probabilità di dovermi rivolgere a tale struttura, nel caso, sarebbe alta ?

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