Recensione su Hill House

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Spettri e memorie / 27 Ottobre 2018 in Hill House

Sul versante horror, Netflix, dopo numerosi passi falsi, riesce a centrare il bersaglio con The Haunting of Hill House, trasposizione televisiva dell’omonimo romanzo di Shirley Jackson.
Una serie che trova nella sublimazione del tempo e dello spazio, il suo stile narrativo.
Difatti, Hill House, per levarsi ed ergersi da qualsiasi altra rappresentazione del genere, si affida alle astruse percezioni del tempo, valicando con successo il topos del contesto, in questo caso mai depauperato del suo innato fascino.
Mike Flanagan raccoglie dalla matrice le messi intime del racconto, dando vita a un dramma psicologico, famigliare, per poi riversare al suo interno tutti i crismi dell’horror.
La disorganicità dell’esposizione, dovuta ai cospicui flashback, raggiunge però la sua coesione con l’evolversi della trama, delineando, così, un impianto e un tessuto narrativo volitivo e stabile.
Splendida e temibile Carla Cugino, un’interpretazione, la sua, che dona lustro, valore e coerenza all’opera.

2 commenti

  1. Stefania / 27 Ottobre 2018

    Mi ci voglio/devo dedicare! 🙂
    Adoro Shirley Jackson, l’autrice che ha scritto il libro da cui è tratta questa serie: per caso,hai già letto L’incubo di Hill House?

  2. inchiostro nero / 27 Ottobre 2018

    @stefania: no, ma intendo farlo al più presto ( la curiosità è tanta ). Però, a detta di chi lo ha letto, Flanagan, pur narrando una storia diversa, ha attinto molto dal romanzo della Jackson, che rappresenta uno dei punti più alti della letteratura gotica. Attendo la tua analisi per un confronto!

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