Recensione su Riflessi sulla pelle

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M / 27 Maggio 2020 in Riflessi sulla pelle

Un bambino scompare e viene poi trovato morto in un pozzo. Lo sceriffo sospetta un uomo, padre del protagonista, perché in un lontano passato era stato colto in effusioni con un ragazzo di diciassette anni (nella provincia dell’Idaho iperpuritana degli anni ’50 ci può stare).
L’uomo accusato si suicida.
Muore un altro bambino. Lo sceriffo potrebbe fare il suo lavoro e cercare i veri colpevoli, e invece decide che il responsabile è ancora l’uomo suicidatosi che in realtà si starebbe nascondendo, e chissenefrega se siamo in un villaggio di cinque case in croce dove è impossibile nascondersi, a provare ad avanzare altre ipotesi lo sceriffo non pensa neppure.

Questa è in realtà solo una vicenda relativamente liminare nel film, ma ben dimostra l’assoluta goffaggine di una sceneggiatura in cui a ogni evento si produce una reazione del tutto non credibile (ma utile a far proseguire la storia sui binari desiderati): è così nella scena in cui i bambini distruggono la stanza della vicina e poi se ne stanno lì a non far nulla per infine dover fuggire in tutta fretta quando questa rientra (ed essere chiaramente beccati); è così nell’interrogatorio del vicesceriffo; è così nella scena del rapimento del secondo bambino, in cui c’è un testimone a dieci metri di distanza e perfettamente visibile di cui i rapitori non si curano; è così nella decisione del testimone, del tutto arbitraria e non giustificata né da fatti particolari né da motivazioni psicologiche, di tacere; è così nei discorsi crepuscolari che la vicina fa al protagonista, discorsi che nessun adulto farebbe mai a un bambino ma che sono un mezzo eccellente per fargli credere che lei sia una vampira.
Ah, poi c’è quel feto umano trovato in un fienile, così, senza motivo, e che il protagonista ritiene sia un angelo, così, senza motivo. Seguiranno, con quel feto, un paio di dialoghi solitari per dare una parvenza di spiegazione ai comportamenti del bambino.

Rimane un enorme punto interrogativo su un’operazione come questa, che pure ha delle virtù estetiche (messa in scena, fotografia, musica) e che a suo tempo venne ottimamente accolta dalla critica (per poi essere rapidamente dimenticata), ma che davvero risulta vuota se non addirittura ipocrita.

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