Recensione su The Mahabharata

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22 Marzo 2014

La povertà di mezzi con cui questo film è stato realizzato è imbarazzante. Una quindicina di Paesi si sono messi assieme per produrlo e non sono stati in grado di trovare un po’ di cavalli per le scene di battaglia (se ne intravedono tipo quattro). Allo stesso modo, le scene in cui, in teoria, milioni di uomini, dei ed animali si affrontano vengono ridotte a strette inquadrature su una mezza dozzina massimo di attori (solo i protagonisti, per le comparse non c’era budget) che combattono in maniera impacciata. Spesso le scene non vengono mostrate ma descritte dal poeta/narratore Vyasa, un po’ per citare il poema, in cui spesso accade questo, ma soprattutto per mancanza di alternative (e fondi). Inutile dire che va meglio quando i personaggi si limitano a parlare, discutere, filosofeggiare, cosa che peraltro fanno molto spesso e in maniera lenta e un po’ soporifera. La recitazione è a mio avviso scadente, soprattutto da parte di alcuni attori. La scelta di un cast internazionale vorrebbe rimarcare che la storia narrata riguarda tempi molto antichi e quindi tutta l’umanità. A mio parere, però, vedere africani, occidentali e giapponesi che interpretano ruoli di personaggi indiani stride moltissimo, soprattutto quando sono imparentati tra loro. Allo stesso modo, personaggi che in teoria dovrebbero essere bellissimi, lasciano abbastanza a desiderare, ma questo è forse meno urtante. Il punto forte del film è, secondo la mia modesta opinione, il poema da cui è tratto, che è riuscito a coinvolgermi parecchio quando l’ho letto e che trovo affascinante. Questo film in realtà è ispirato ad uno spettacolo teatrale (voglio illudermi che la povertà delle scene sia dovuta anche ad un ispirarsi al mondo del teatro, ma ho seri dubbi in proposito), ma è decisamente fedele al testo originale indiano, per quanto possibile.

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