Recensione su The Iron Lady

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5 Marzo 2012

A volte la performance di un grande attore o di una grande attrice bastano a risollevare le sorti di un film, ma capitano situazioni in cui neppure i più bravi possono salvare la situazione. E per quanto Meryl Streep sia stata in grado di riproporre la Thatcher, nell’espressione, nel modo di muoversi e di atteggiarsi e nell’intonazione della voce (anche il trucco molto ben riuscito sottolinea la somiglianza), la sua interpretazione da oscar non è sufficente a far ottenere al film la sufficienza. Anzi, se non fosse stato per la Streep il giudizio sarebbe stato ben più pesante.
Uno dei motivi per cui apprezzo i biopic è che, se realizzati con cura e se fedeli allo scritto da cui sono tratti (sempre pensando che il materiale di partenza sia sufficiente robusto e fedele alla realtà) possono fornire notizie e gettare luci su fatti e personaggi magari vicini cronologicamente ma di cui, chi non li abbia vissuti direttamente, può non sapere molto.
Francamente mi sarebbe piaciuto vedere un film che approfondisse la politica economica e le scelte di una grande statista come la Thatcher, ma la pellicola di Phyllida Lloyd (“Mamma mia!”) rimane molto in superficie, complice una sceneggiatura vaga ed inconsistente. La consequenzialità è spesso interrotta dalla vezzosità artistica della regia e del montaggio eccessivamente scomposto. Il film perde il filo logico e salta molti momenti he meriterebbero attenzione (come è arrivata in parlamento?) e maggior dettaglio (la guerra delle Faukland).
La crisi senile sembra al centro dell’attenzione della regista ma sottrae troppo tempo alla ricostruzione del perido di massima attività del primo ministro inglese.
Bravissima la Streep ma il suo talento, in questo caso, basta solo a farle ottenere una meritata statuetta (la terza).

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