10 Recensioni su

Romanzo di una strage

/ 20127.3189 voti

Come non parlare bene di queto film ! / 10 Settembre 2013 in Romanzo di una strage

Uno ricostruzione storica di uno dei periodi più oscuri e bui dell’Italia .. dove si ammazza per ideali ? per mantenere il potere ? .. per diversi motivi … ma la sostanza non cambia sono morti innocenti .. dal PInelli alle vittime delle stragi .. bravo Giordana .. non avevo dubbi !

6 Febbraio 2013 in Romanzo di una strage

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il progetto di base è ambizioso: per trattare un argomento come la strage di Piazza Fontana non si può prescindere dalla contestualizzazione sociale e politico-ideologica dell’Italia di fine anni ’60 inizio ’70, non si può prescindere dalla cornice internazionale, e non si può prescindere dall’approfondimento di una serie di attori istituzionali e civili che hanno fatto la storia di quegli anni. Ora: è mai possibile condensare tutto ciò in un film di due ore? La sfida che affronta Giordana è ardua. A mio avviso riesce sotto molti aspetti, per altri risulta invece meno convincente.
Innanzitutto ogni scena e ogni virgola assumono un significato, non bisogna lasciarsi sfuggire nessun particolare in questa densissima ricostruzione che ha il pregio, a mio avviso, di riuscire lineare e coerente, una sorta di bignami ultra concentrato facilissimo da consultare, quindi ben fatto, assolve al suo scopo. Molta attenzione è dedicata alla certosina ricostruzione di alcuni dialoghi e battute storicamente verificatisi. Ho apprezzato il modo in cui in pochi minuti si riesce a dare l’idea dell’aria di scontro che si respirava nel ’69: da una parte Saragat che, in seguito alla morte di Annarumma in scontri di strada, trova ragionevole parlare pubblicamente di “barbaro assassinio” (un Presidente della Repubblica che si rivolge alla nazione), dall’altra Feltrinelli che in tutta tranquillità caldeggia la “resistenza armata” di fronte ad un pubblico di centinaia di universitari. Questi due semplici ed efficacissimi esempi sono ben collocati, come anche è ben resa la totale pressapocaggine della questura di Milano (indimenticabile il “balzo felino” imputato a Pinelli, insieme alla scarpa volante), la tensione in seno al governo, la ricostruzione dei movimenti di Ordine Nuovo e del SID, di Avanguardia Nazionale, delle Chiaie, Borghese, dei servizi deviati, le infiltrazioni da tutte le parti, il tritolo (dell’operazione Gladio), anche Valpreda (che davvero era un personaggio, altrimenti non si sarebbe prestato così bene e così in fretta a ricoprire il ruolo di capro espiatorio). Tutto si incastra a formare un puzzle ben costruito, dove i pezzi (già estrapolati e scelti con attenzione in modo da includere nella narrazione solo quelli veramente significativi) combaciano anche con un certo buon ritmo narrativo.
Non mi ha convinto l’aspetto dedicato ai personaggi. In particolare la coppia Pinelli-Calabresi (nulla da dire agli interpreti, bravi entrambi): perché volere offrire ritratti a tutto tondo se è evidente che non c’è tempo né modo per alcun approfondimento? Escono fuori queste due figure “eroiche”, entrambe vittime, accomunate da un sentimento di amicizia evidenziato molto ma molto più di quanto fosse necessario. Un po’ un eccesso di buonismo che stona rispetto al tono neutrale e incalzante con cui sono narrati gli altri eventi. Soprattutto avrei evitato di inserire anche il caso Calabresi (buttato lì così, Lotta Continua è menzionata sì e no un paio di volte), così ci saremmo risparmiati anche la presenza di un’insulsissima Laura Chiatti. Altrettanto buonista la figura di Moro, che due volte su tre sta in chiesa a pregare (anche se pronuncia battute memorabili). Probabile che il problema sia alla radice, nel voler proporre sullo schermo delle figure che sono ancora troppo vive nella memoria collettiva, che appartengono ad un passato troppo recente, per cui non si riesce ad affrontarle in maniera obiettiva e distaccata, come la narrazione avrebbe richiesto, e si sente invece la necessità di doverle riscattare/nobilitare.
A parte questi aspetti (che hanno una relativa rilevanza), e senza entrare nel merito delle conclusioni che vengono suggerite nel finale, è sicuramente un buon film da consigliare.

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27 Novembre 2012 in Romanzo di una strage

Continuiamo a sperare che i film ci raccontino la verità, che facciano luce sulle molte ombre della nostra storia italiana.
Magari fosse così…
Nessuna luce porta questo film, lascia tutti i dubbi . Racconta la storia.
Un bel film, buoni attori.

Che vergogna… / 6 Maggio 2012 in Romanzo di una strage

…dopo più di 30 anni nessuno colpevole…e ai familiari delle vittime sono state chieste le spese processuali. Una vergogna. Valerio Mastrandrea davvero bravo nei panni del commissario Calabresi….anche Favino bravo….ma Gifuni nei panni di Aldo Moro è davvero fastidioso.
Da vedere….purtroppo per capire le pagine buie della nostra storia.

Un’ennesima vergogna tutta italiana / 2 Maggio 2012 in Romanzo di una strage

Non entro nel merito , né potrei farlo , dell’esatta corrispondenza dei fatti narrati nel film rispetto a quelli riportati sugli atti giudiziari soprattutto per quanto riguarda la doppia bomba che sarebbe stata collocata nella banca.
Esprimo invece il mio convinto apprezzamento sulla grande prova corale offerta da tutto il cast dove , a parte il solito magnifico Favino/Pinelli (mi è invece piaciuto un po’ meno stavolta il Mastandrea/Calabresi) , hanno ottimamente figurato i cosiddetti comprimari fra i quali mi ha fatto piacere rivedere un grande del teatro come Omero Antonutti nella parte di Saragat .
Ma ancor più vorrei elogiare la regia calibrata , asciutta ed incalzante , del bravo ed ormai collaudato Giordana.
Non era facile riferire i fatti di quell’orrenda strage , vergognosamente rimasta a tutt’oggi senza colpevoli, in maniera neutra e non enfatica ma mi pare che egli ci sia sostanzialmente riuscito.

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Provaci ancora, Marco Tullio! / 28 Aprile 2012 in Romanzo di una strage

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Ho letto praticamente qualsiasi documento scritto possibile sulla strage di piazza Fontana, per questo attendevo questa uscita con ansia nonostante i film di Giordana riescono sempre inesorabilmente a evocarmi atmosfere da fiction firmata Rai1: mi aspetto sempre che dopo una ventina di minuti della visione passi una pubblicità, oppure che alla fine compaia il faccione da schiaffi di Bruno Vespa corredato dalla colonna sonora di ‘Via col vento’ e inizi ‘Porta a porta’. Dopo essermi scervellata su ‘La meglio gioventù’, con questa ultima opera credo di essere riuscita a capire perché questo regista non mi convince: i suoi film mancano di coraggio, e quello che sto recensendo non fa eccezione. Mi spiego: quando si produce una pellicola per la tv lo si fa rivolgendosi al massimo numero di spettatori possibili, si deve insomma cercare di non scontentare nessuno, tirare fuori l’argomento spinoso cercando di essere comunque politicamente corretti; per quanto riguarda gli attori, si cercano le solite facce, quelle già note e già amate dal pubblico, e al diavolo se con il personaggio che interpretano c’entrano come i cavoli a merenda…. in parole povere, si va sul sicuro. Beh, Giordana è uno che cerca l’argomento spinoso per poi andare sul sicuro, per attrarre tanti spettatori in sala (critici compresi) e non farne uscire scontento nessuno, sperando nei vuoti di memoria -storica- di chi c’era e nella disinformazione di chi è venuto dopo; basti vedere come tratta le figure più importanti del suo ‘romanzo’: Pinelli mi ricorda tanto l’imitazione di Don Camillo che Favino presentò tempo fa da Crozza, Moro è ridotto ad una sorta di inconsapevole Papà Castoro che racconta aneddoti e cita Goethe mentre intorno a lui i ‘cattivi’ tramano nell’ombra….e che dire di Calabresi? Vogliamo ancora fare finta che quando Pinelli è volato giù da quella finestra l’integerrimo commissario non fosse presente? Moro e Calabresi sono due figure praticamente intoccabili per l’opinione pubblica italiana, e Giordana non si permette minimamente di scalfire quell’alone di santità che si è posato sui loro volti negli anni, regalandoci così una caricatura nel primo caso, uno stereotipo nell’altro. Continuo? Molti dei personaggi secondari rasentano la macchietta (Valpreda su tutti, ma anche gli stessi ministri), regia senza infamia e senza lode, tono generale della recitazione manierato e didascalico, a tratti quasi teatrale,e per finire una Chiatti in un ruolo talmente inutile da fare tenerezza: non ci siamo, proprio non ci siamo. Però strappa comunque la sufficienza, perché ha un suo valore divulgativo riguardo ad una brutta storia della quale non si parla mai abbastanza. Ultima considerazione: Lo Cascio -come sempre- alza nettamente il livello, unico promosso in un mare di rimandati a settembre.

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Giustizia NON è fatta… / 27 Aprile 2012 in Romanzo di una strage

Stiamo le dicembre 1969… Oggi nel 2012… Tutti assolti e nessun colpevole in una delle stragi più criminose che la nostra terra ricorda. Di teorie e illazioni se ne posso fare tanta. Sta di fatto che il risultato rimane un nulla di fatto. La storia, questa nostra storia, risulta un po’ lenta ma deve esserlo per la drammaticità dell’argomento. Molto bravo Mastrandrea nel commissario Calabresi, come anche Favino nei panni del Pinelli ma invece non mi è piaciuto per niente Gifuni in Aldo Moro ma forse il primo ministro di allora era veramente così e se devo dire il vero lo trovavo irritante.
Sulla storia cosa si può dire. Per la giustizia solo una parola: imbarazzante!
Da vedere anche solo per saperne un po’ di più del nostro paese.

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22 Aprile 2012 in Romanzo di una strage

Un film che doveva essere fatto. E solo Tullio Giordana poteva rendere ragione alla storia. Certo, il film è come la storia: non ci sono risposte certe. Ci sono tutte le ipotesi che le indagini hanno messo in luce nel tempo, ma l’autorità non ha mai permesso che diventasse certezza, sanando così il debito dello Stato verso le vittime di quella e delle altre stragi di stato.
Eccelsi Pierfrancesco Favino e Fabrizio Gifuni, e bravissimo anche Valerio Mastrandrea.
E bravi comunque tutti a ricostruire il clima diffuso di quell’inizio di anni di piombo.
Grande Giordana!

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5 Aprile 2012 in Romanzo di una strage

Premetto di non esser troppo informato sui fatti e sulla lunga discussione che si sviluppò in seguito all’attentato di Piazza Fontana. Lo dico con rammarico perchè altrimenti la critica a questo film avrebbe potuto essere più specifica sul piano dei contenuti e, cosa non meno importante, lo dico con un pò di vergogna perchè eventi come questo sono comunque pezzi di storia italiana che, nel bene e nel male, non devono essere dimenticati e andrebbero trattati nei programmi scolastici con maggiore accuratezza.
Detto questo, è lodevole l’intento di Giordana di parlare dell’oggi con molti riferimenti al passato ed, in particolare, ad un passato di irrequietezza politica che sa tanto di crisi. E, nel contempo, riportare all’attenzione di tutti i protagonisti e le vicende di quel tragico giorno è un modo per ribadire che non si può e non si deve dimenticare.
C’è stata una forte polemica intorno a questo film, ma quello che posso dire è che, nel tentativo di far luce su uno dei misteri irrisolti della nostra storia, Giordana sviluppa una tesi molto equa, decisamente bipartisan, non sembra fare politica, piuttosto cerca di dare una soluzione.
Ben descritte, le figure di Pinelli e Calabresi (bravissimi Favino e, soprattutto Mastandrea, che conferisce una dignità ed una charme particolari al commissario Calabresi), bravi anche gli altri protagonisti (Lo Cascio e Chaitti), buona la fotografia (molte somiglianze con la serie di “Romanzo criminale”).

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1 Aprile 2012 in Romanzo di una strage

E’ davvero molto difficile, in casi come questi, scindere il valore dell’opera cinematografica dal peso culturale, storico e sociale dei fatti che l’opera stessa racconta.
Per il tema ed il coraggio avuto nell’affrontarla, Romanzo di una strage è inclassificabile, non basterebbero le dieci stelline.
Dal punto di vista della resa finale, invece, per me, è una sufficienza, abbondante, sì, ma non di più.
Mi aspettavo un racconto alternativo, forse a torto, come è accaduto, per citare altri titoli italiani contemporanei basati su fatti di cronaca nazionali, con Buongiorno notte di Bellocchio o con I cento passi sempre di Giordana, in cui una dimensione personale irrompe nei fatti “pubblici”, arricchendo il racconto.
Benché ben realizzato, il nuovo lavoro di Giordana mi è parso “solo” una buona fiction, con buone ricostruzioni d’ambiente e validi interpreti (Favino sopra tutti), un elenco cronologicamente ordinato di eventi e poco altro.
Mi rendo conto che la complessità dell’argomento e la molteplicità di intrecci non favorisce un taglio narrativo diverso da quello (quasi) documentaristico, però, ribadisco, senza nulla togliere all’impegno in primo luogo intellettuale del regista, mi aspettavo un approccio differente alla messinscena.

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